Eppure, se esiste l'imponderabile nelle vicende umane, ed esiste, lo scenario che si apre di fronte a questo Juve-Toro autorizza a credere che possa davvero accadere ciò che nessuno al momento si aspetta.
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Non mi appello ad uno scellerato e superficiale ottimismo, ma ad una serie di motivazioni interiori collegate a dati di fatto che possono alimentare una fiammella di speranza per un risultato positivo. I fatti: quella che Belotti e compagni affronteranno sabato sera è oggettivamente la Juve più "debole" dell'ultimo decennio, eccezion fatta per la variabile Cristiano Ronaldo. I bianconeri nelle prime nove partite hanno pareggiato più di quanto hanno vinto, impattando anche con squadre non particolarmente irresistibili come Benevento e Crotone. Inoltre hanno un allenatore che è un esordiente assoluto e che non può avere le malizie e l'esperienza di un Allegri o di un Conte. Dulcis in fundo, il centrocampo dei bianconeri sembra il reparto meno brillante della squadra di Pirlo e di ciò ne sta risentendo pesantemente il rendimento offensivo di Dybala e compagni. Tutto ciò per dire che mai come quest'anno l'avversario non deve far paura, va affrontato con la convinzione di avere di fronte una formazione forte ma non una schiacciasassi come nel recente passato. So già che a questo punto molti obbietteranno che storicamente non si è mai guardato a quanto fosse forte la Juve se no di derby se ne sarebbero vinti pochi, e questo è vero; ma ci sono momenti storici in cui occorre saper approfittare delle presunte debolezze dell'avversario e questo, a mio avviso, è uno di questi momenti.
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L'altro aspetto che ritengo possa essere decisivo è la necessità per il Toro di trovare la "partita della svolta", quella che davvero cambia la vita e può servire ad invertire la rotta in questo campionato. Tutti sappiamo e conosciamo le lacune della squadra e del mercato fatto dalla dirigenza, ma nell'ultimo mese ci sono stati piccoli miglioramenti che fanno pensare che una svolta sia ancora possibile perché siamo ancora lontani dal coma totale. Il Toro inteso come gruppo di uomini, più che calciatori, ha perciò il dovere di credere e lavorare per dare una svolta alla propria situazione: lo devono a loro stessi come professionisti, in primis, perché è ingiusto che i loro sforzi non siano ripagati da risultati che al momento non sono all'altezza. A volte è proprio di fronte a ostacoli apparentemente grandi, e il derby sicuramente lo è, che si può trovare la forza dentro di sé di stupire e di realizzare un'impresa degna di questo nome. È banale dire che il destino di questa squadra è nelle mani (e soprattutto nei piedi) dei nostri giocatori: tutti loro hanno la possibilità di realizzare un'impresa che cancelli le tare mentali che sembrano essersi costruiti in questo disgraziato 2020. Se non lo vogliono fare per i tifosi o per tutte le altre motivazioni retoriche, lo facciano almeno per sé stessi. Hanno il dovere di crederci. E per una volta perfino più di noi tifosi…
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Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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