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Torino, Parigi vale(va) bene un’offerta?

Non ci siamo confusi: non parliamo del ben noto Vittorio Parigini, talento coetaneo del protagonista di questo pezzo in forza alla Primavera di Longo, bensì di Giacomo...

Diego Fornero

"Non ci siamo confusi: non parliamo del ben noto Vittorio Parigini, talento coetaneo del protagonista di questo pezzo in forza alla Primavera di Longo, bensì di Giacomo Parigi, attaccante classe '96 militante nell'Arezzo, appena acquistato per quattro soldi dall'Atalanta del DG Pierpaolo Marino.

"CHE PROMESSA! - Il sedicenne, già dotato di un fisico importante per l'età (alto 1,85m), aveva impressionato moltissimi dei talent scout che agiscono ogni weekend sui campetti delle giovanili sparsi per lo stivale per la sua velocità e le sue doti tecniche, calciando con entrambi i piedi da ambidestro e cavandosela egregiamente di testa (alcuni osservatori lo hanno definito un piccolo "Ciccio Graziani"). La scorsa estate, fra gli altri, anche il Torino ne aveva sentito parlare, ritenendo di non avanzare offerte concrete, se non continuando a visionare il giocatore: l'Atalanta si è dimostrata ancora una volta più scaltra, corteggiando il giocatore e portandoselo finalmente ufficialmente a casa, per irrobustire la propria formazione Primavera.

"QUATTRO SOLDI? - Fin qua, niente di strano: buona opera di scouting, ed ecco fatto l'affare. Se non fosse che le cifre con il quale gli orobici se lo sono portati a casa inducono a qualche riflessione: la formula contrattuale è, infatti, quella del prestito con diritto di riscatto a giugno 2013 per 120mila Euro. Considerato il risibile ingaggio stagionale per un ragazzo di quell'età, pare evidente come, ragionando su cifre simili, se l'investimento si rivelasse azzeccato potrebbe portare ad una plusvalenza tale addirittura da decuplicare il valore del cartellino dopo pochi anni (un milione di Euro è una cifra ragionevole per un attaccante da categoria Primavera di un certo livello).

"FACCIAMO DUE CONTI - Facendo due conti, non possiamo non rilevare come anche solo risparmiando l'ingaggio annuale di quello che è unanimemente ritenuto l'acquisto estivo meno azzeccato dei granata (zero minuti in campo ed una prestanza fisica che definire discutibile sarebbe un eufemismo), Pablo Caceres, ecco che di cartellini di Giacomo Parigi il Toro avrebbe potuto permettersene anche due, forse persino tre ragionando sulle cifre lorde: il terzino uruguagio guadagna, infatti, 250mila Euro netti a stagione, dal Toro letteralmente presi e gettati alle ortiche.

"LUNGIMIRANZA - Del resto, la lungimiranza dell'Atalanta è dote rara nel panorama italiano, ed il Torino già è una delle Società che si è mossa meglio, pur fra gli sprechi economici di cui sopra, negli ultimi anni. E' un dato di fatto che ormai persino i colossi del panorama mondiale vengano da queste parti a prelevare alcuni dei migliori talenti italiani per cifre prossime al ridicolo, e del resto lo stesso Vittorio Parigini, quasi omonimo del protagonista del pezzo, è osservato attentamente dal Manchester City, come i dirigenti granata sanno bene. Lavorare bene a livello giovanile non significa soltanto scegliere dei buoni tecnici, o assemblare squadre equilibrate e grintose, ma anche dare alle stesse una forte identità (obiettivo raggiungibile, checché se ne dica, soprattutto mettendo a disposizione una struttura sportiva unica, almeno per le formazioni maggiori, o perlomeno per Primavera e Prima squadra... vi dice niente il nome Filadelfia?) e, poiché non sempre i talenti crescono nell'orticello di casa, mettere un budget adeguato a disposizione degli osservatori.

"QUANTI SPRECHI - Avere in Prima squadra un sovraffollamento di uomini sottoutilizzati e del tutto inutili alla causa, che costano alle casse granata, da soli, all'incirca quanto intere formazioni del settore giovanile ha un che di tristemente beffardo. Caceres, De Feudis, Agostini e Gorobsov da soli pesano sul bilancio societario per circa 900mila Euro netti a stagione, più di un milione e mezzo di Euro lordi che evacua annualmente dalle tasche del Presidente. Ne vale la pena? Il caso 'Parigi' insegna di no, ma non essendo né il primo né l'ultimo, non è affatto detto che chi di dovere stavolta ne tragga spunto davvero.

"(Foto: amarantonews.it)