di Ivana Crocifisso
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Viareggio, poche colpe e tanti meriti
di Ivana Crocifisso
L'avventura della Primavera granata si è fermata a Sarzana. Nel campo che l'aveva vista protagonista, nella gara di esordio contro lo Spartak Mosca, la squadra di Asta ha deposto le armi. Ma lo...
L'avventura della Primavera granata si è fermata a Sarzana. Nel campo che l'aveva vista protagonista, nella gara di esordio contro lo Spartak Mosca, la squadra di Asta ha deposto le armi. Ma lo ha fatto combattendo, fino alla fine. Della gara di ieri, almeno a chi l'ha vissuta, resteranno dei flash. La punizione di Verdi, che per il solito 'tanto così' non si infila sotto l'incrocio. Quel colpo di testa maledetto, due minuti più tardi, del gialloblù che porta i suoi in vantaggio: sugli sviluppi di un corner Di Gennaro salta, più in alto di tutti, ma completamente e colpevolmente solo. E poi? Poi due flash da gustare, amaramente, al rallentatore. Un tiro senza pretese, la parata di Gomis, tutto normale. E invece no, perché quel pallone va via, e si infila – ma veramente al rallentatore - alle sue spalle. E il gol fantasma dei granata? Mettiamoci anche quello. Insieme ad un secondo tempo dominato, dal 46' al 94'. Giusto ribadirlo, perché chi ieri, o stamattina, ha appreso del risultato avrà pensato ad un Toro preso a pallonate. No, niente di più falso. Ed è stata anche la prima cosa detta da Asta dopo la gara “Sembra quasi che i miei non abbiano giocato, visto questo risultato”. No, il Toro non meritava di uscire dalla manifestazione con tre schiaffi a carico. Forse si deve semplicemente parlare di una gara nata storta, e proseguita su quei binari. Un approccio non proprio perfetto, non tanto quanto quello di due giorni prima, con il Genoa.
Ma è inutile trovare colpe laddove colpe non ce ne sono. Più giusto parlare di meriti. Dei meriti innanzitutto dell'allenatore, lui sì, il dodicesimo uomo in campo. Perché nessuno avrebbe scommesso un centesimo su questo risultato e sugli ultimi 4 mesi del Toro. Dei meriti della squadra. Tanti anch'essi. In campo è sembrato scendere un gruppo affiatato, prima ancora che una squadra di calcio. E questo, alla lunga, dà i suoi frutti, anche se di certo non può sostituirsi alla mancanza di alternativa (basti pensare agli ultimi infortuni). E fatte queste considerazioni il bicchiere non può che essere mezzo pieno. Ora ci si ritroverà di nuovo a Torino, così da prepararsi al meglio al ritorno del campionato. C'è un terzo posto da difendere, una qualificazione da centrare. La concorrenza è tanta: farsi false aspettative no, ma nemmeno pensare di non potercela fare. Nessun problema: la parola resa non sembra far parte di questo gruppo, né del suo condottiero.
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