interviste

”Bando agli entusiasmi: non abbiamo fatto nulla”

Dopo la continuità a passettini da formica, e partite che pur a fronte di un risultato positivo non potevano certo divertire neppure il più bendisposto degli spettatori (come quelle contro Grosseto o...

Redazione Toro News

"Dopo la continuità a passettini da formica, e partite che pur a fronte di un risultato positivo non potevano certo divertire neppure il più bendisposto degli spettatori (come quelle contro Grosseto o AlbinoLeffe), ora il Toro continua nella scia dei risultati positivi inanellati da un mese a questa parte ma con in più qualcosa che si avvicina al divertimento, a delle belle gare, a momenti di gioco in cui si vede un'idea di calcio.

"Eppure, l'uomo che questa squadra ha costruito -tra le mille difficoltà derivate dalla situazione economica e dalle zavorre di vecchia data- non vive ancora alcun entusiasmo. E' analiticamente freddo, Gianluca Petrachi, quando fa con noi il punto sulla situazione del Torino. “Teniamo un profilo bassissimo!”, é la sua costante raccomandazione, “non abbiamo fatto nulla. Dobbiamo continuare a stare zitti. E continuare a pedalare”.

"Perché questo atteggiamento da parte del ds? “Perché a Torino si fa presto a passare da un eccesso all'altro, purtroppo. Abbiamo fatto bene, da un mesetto abbondante ad oggi, e nelle ultimissime partite si sono fatti dei passi avanti evidenti anche nel gioco”, dice Petrachi, che tra un paio di mesi diventerà il più longevo direttore sportivo della gestione Cairo. E allora? “E allora resta il fatto che abbiamo comunque già sei sconfitte sul groppone. Sei sconfitte”, ripete. “In pratica, dunque, tutto quello che di buono stiamo facendo ora é un capitale che abbiamo già dilapidato, prima”.

"Il dirigente salentino guarda avanti. “Mi aspetto di proseguire con la continuità in campo, e non fuori, a parole. Anzi, mi aspetto pure di vedere colmato quel margine di miglioramento che io credo in possesso della squadra, visto che sono io che l'ho fatta, pur con le difficoltà note”; poi, quasi si giustifica: “Non vorrei sembrare uno che esce dal coro, ma non abbiamo fatto ancora niente”. A nostro modesto avviso, non é il ds ad uscire dal coro, ma il coro ad essere stonato, perché non é -non ancora per lo meno- il momento di intonare gli inni di gloria.

"C'é però qualcosa in questo gruppo di giocatori che già ora piace, e non poco, a Petrachi: “Un aspetto caratteriale, che si é visto chiaramente nel momento in cui la squadra é stata più volte capace di recuperare il risultato, e bene, sul campo”. Ultimo esempio sabato scorso, quando dopo essere andata sotto con due gol presi per gravi lacune difensive, e aver sbagliato un rigore, la squadra non si é disunita ed é rimasta tranquilla, continuando a cercare il gioco e non a buttare il pallone in avanti alla disperata; ben altra cosa rispetto a quanto accadeva un anno fa di questi tempi, quando i limiti caratteriali di quell'organico non permettevano reazioni simili.

"E uno sguardo al futuro restituisce anche un po' di ottimismo: “Credo che ora ci attendano della partite in cui possiamo recuperare tutto quello che abbiamo colpevolmente perso all'inizio. Arriverà in casa una diretta concorrente per la zona alta della classifica (il Siena, ndr), che pure sul mercato ha potuto operare con dovizia di mezzi, e sabato di andrà sul campo di Piacenza dove con un po' di attenzione possiamo pensare al bottino pieno”, dice senza nascondersi Petrachi.

"E' poi il momento di guardare anche i lati meno facili del lavoro di ds granata. “A Torino c'é però una difficoltà che altrove non si incontra o si incontra meno”, argomenta. “Parlo dell'impossibilità di chiedere massicce dosi di pazienza a chi ne ha già avuta tanta. Perché, se si potesse, si dovrebbe fare un discorso di questo tipo: 'qui c'é un allenatore che ha un'idea di calcio, e di quelle di valore; concedeteci un anno di transizione per formare uno zoccolo duro che entri nel meccanismo con tutto se stesso, e poi saremo tutti soddisfatti'. Ma é un discorso che non si può fare, dunque bisogna andare avanti con il tempo e le condizioni che si hanno”.

"E allora, torniamo al presente, alla realtà attuale di Torino e del Torino. “La squadra sta metabolizzando il lavoro di un allenatore che vuole un calcio 'diverso'. Poi, ovvio che anche lui ha dovuto cambiare qualcosa, rispetto a quel che era il lavoro a Pescara o a Busto Arsizio. Sono comunque tutti processi normali, questi, non figli dell'improvvisazione; la crescita é graduale, contempla passi avanti e qualche passo anche indietro, ma ripeto: i tempi sono contingentati, come é inevitabile che sia. Noi ora stiamo crescendo, i giocatori hanno avuto bisogno di tempo per conoscersi, apprezzarsi vicendevolmente, formare il succitato zoccolo duro”. Cosa non va, tecnicamente? “Dobbiamo migliorare soprattuto con l'eliminazione della amnesie difensive che ancora ci colpiscono”.

"Petrachi sta già lavorando per il mercato, anzi: non ha mai smesso. E quando si parla di trasferimenti, come quando si parla di squadra e di gol, il primo nome che corre di bocca in bocca é sempre quello del capitano. Messaggio dirigenziale chiaro e preciso: “Bianchi non si muove”. Eppure -gli facciamo notare- il suo fratello nonché procuratore ha dichiarato su Retesette che, se arrivasse una grande offerta, non potrebbero non considerarla; “certo, sicuro -risponde-, ma l'intenzione della società é quella di tenerlo con sé. E anzi: questa é anche l'intenzione di Bianchi, che vi garantisco non vuole andar via. Capisco che se poi arrivasse il megamagnate straniero uno ci penserebbe, ma lui sta benissimo qua”.

"Sull'argomento, il responsabile del calciomercato argomenta ulteriormente: “Queste sono cose che ha detto anche il presidente, ed é normale sia così; pensateci bene: se ad inizio stagione ha deciso di compiere nuovamente il sacrificio economico di non venderlo, l'avrebbe fatto pensando che tanto poi l'avrebbe ceduto a Gennaio? Non avrebbe senso. Un ragionamento del genere si fa su base annuale, non semestrale; le decisioni che abbiamo preso a Giugno non sono state prese per essere cambiate a Dicembre. Lui deve aiutare la squadra a fare un grande campionato E poi, soprattutto, il Torino non ha la necessità economica di venderlo, e questo é importantissimo”.

"Inevitabile finire di parlare della gestione del caso Comi, che tante perplessità ha destato, anche se sull'argomento il direttore sportivo chiude in anticipo liquidando il discorso come poco proficuo, perché “ha fatto passare in secondo piano tutto il resto”. Però la scelta di Lerda ci ha sconcertati, gli diciamo; “l'allenatore -risponde- ha fatto le sue valutazioni, e infine ha deciso che valutava come più utile un possibile impiego di Stevanovic; stop, non c'é altro da dire, e non sarebbe cambiato comunque nulla”. Anzi, ci sono poi i suggerimenti dell'ex-calciatore: “Lui deve essere solamente felice e contento di essere aggregato alla prima squadra; quando succedeva a me, da ragazzo, facevo le capriole anche solo se l'allenatore mi chiamava. Ci sarà spazio per il suo esordio, durante la stagione, così come chiameremo altri ragazzi della Primavera per la prima squadra”. L'argomento più forte con cui il ds intende chiudere, comunque, é un dato di fatto: “Crediamo tanto in Comi da avergli rinnovato il contratto, facendo felici entrambe le parti. Crediamo in lui”.

"Infine, uno sguardo più generale al mercato che aprirà tra poco più di un mese: “Qualcosa probabilmente andrà fatto, anzi sicuramente. Cosa? Bisogna valutare con il tecnico, che da un certo schema iniziale si sta ora orientando verso uno schieramento tattico che ricorda maggiormente il 4-4-2; una maggior elasticità, da applicare in corso di stagione o in corso di partita, che potrebbe dunque rendere necessari alcuni interventi per modificare l'assetto della squadra, acquistando elementi adatti. Nomi non ce ne sono ancora”. E Obodo? “Dovrà dimostrare che si sbaglia non puntando su di lui”. E questo é tutto, per il momento; i discorsi di mercato entreranno nel vivo già nei prossimi giorni. Il messaggio di oggi, per Gianluca Petrachi, é comunque un invito alla calma, alla consapevolezza di quel poco di positivo che si é fatto, e dei tanti gravi errori cui ancora bisogna porre rimedio.

"(foto M.Dreosti)