di Valentino Della Casa - C'è chi la grinta non la mette mai da parte, anche nei periodi più neri, più bui, quelli in cui non si può dire altro se non: “Posso solo risalire”. Matteo Sereni viene da un anno complicatissimo a Brescia. Forse, a livello strettamente privato, quello più difficile della sua vita. Ma ha saputo risollevarsi, dopo un periodo di chiusura in sé stesso, e ha saputo farlo “soprattutto grazie a chi mi vuole bene. In primis la mia ragazza, che è proprio di Torino, capace a darmi una spinta necessaria per farmi reagire”. Matteo Sereni è stato uno dei giocatori che in granata ha maggiormente impressionato negli ultimi anni. In esclusiva a Toro News, rilascia un'intervista a cuore aperto, dove rivive gioie, dolori, errori del suo trascorso in granata, come un fiume in piena che non vedeva l'ora di straripare.Ciao Matteo, è tanto tempo che non ti sentivamo.Buon pomeriggio a tutti. Beh, ho cercato il più possibile di isolarmi, a causa di molteplici questioni strettamente personali, cui sono pian piano riuscito a venirne fuori grazie a chi mi vuole bene, e anche grazie al Brescia, che aveva capito il mio disagio e che mi è stato comunque molto vicino. Il mio futuro? Mi manca il calcio, e incredibilmente sono in uno stato di forma eccezionale: mi continuo ad allenare e aspetto la chiamata giusta. Ne ho ricevuta qualcuna, a inizio mercato, anche dalla A francese, ma non mi convincevano, e devo ancora risolvere qualcosa nella mia vita. Poi, vedremo cosa succederà.Intanto, a Torino nuovo anno, nuovi (o ennesimi) cambiamenti. Come valuti l'operato della dirigenza?Io penso che il Torino sia sempre stato competitivo, anche l'anno scorso nonostante abbia fallito pure l'obiettivo minimo. Quest'anno la garanzia in più parte da mister Ventura: un tecnico preparato, con uno staff all'altezza della situazione. Ci sarà molto da lottare, anche perchè Padova e Samp sono veramente molto forti e c'è un Brescia che mi sta decisamente stupendo. Paradossalmente, in un campionato in cui ancora non si capisce chi possa essere la sorpresa dalla Lega Pro, potrebbero essere proprio le rondinelle, con il loro gruppo giovane, a sorprendere gli addetti ai lavori. Ma la B è molto lunga, e succederà di tutto. Il Toro deve tornare in Serie A (ma diciamolo a bassa voce, per non portare sfortuna), anche se dovrà superare alcuni ostacoli con se stesso.In che senso?Bisogna sperare che Ventura possa avere la possibilità di lavorare con tranquillità, di poter sentire l'affetto di una tifoseria che, seppur stufa della B, deve capire che con i fischi non si va da nessuna parte. È ora che il Torino cambi veramente pagina, perchè la gente del Toro ha un amore viscerale per la maglia granata, ma forse anche troppo, tanto da commettere degli errori. Spesso infatti si caricano di troppe pressioni i giocatori, che sono esseri umani, non robot! Non tutti hanno subito le spalle larghe per affrontare queste critiche così dure, e non lo dico per sentito dire, ma per esperienza diretta. Anzi, vorrei poter aggiungere qualcosa in merito.Prego.Dopo il primo anno in cui sono stato osannato, confesso di aver sbagliato a reagire in quel modo (risposte plateali alla curva, ndr) nella seconda stagione, a fronte di critiche non certo leggere nei miei confronti. Ma penso che si debbano fare in generale alcuni passi indietro, tendersi una mano e sposare tutti un solo progetto, perchè Torino ha in realtà tutte le potenzialità per raggiungere risultati importanti.È anche capitato, però, che molti giocatori non abbiano risposto alle aspettative.Vero, ma non tutti per lo stesso motivo. Torino è una piazza che sa dare tantissimo, ma molte volte capita che calciatori di ottimo livello falliscano. Io ho visto dei miei compagni che avevano quasi paura a lanciare il pallone, non mi sembra che poi in altre squadre abbiano fatto male. Bisogna capire che i giocatori non sono sempre dei rubastipendio, o gente strapagata che non ha alcun interesse nel giocare al Torino. Personalmente, ma potrei anche parlare anche per molti miei ex compagni, ho sputato sangue per dare il massimo sotto la Mole, e non ho mai potuto sopportare che venisse a mancare il rispetto. Non nascondiamoci: le bandiere nel calcio non esistono più, e la categoria dei calciatori verrà vista sempre meno bene, per tanti motivi. Ma il rispetto per la persona non può e non deve mancare mai.Dici che Torino sa dare tantissimo, puoi anche affermarlo a livello personale?Senza alcun dubbio: probabilmente il mio apice da calciatore l'ho vissuto il mio primo anno in granata. È stato un periodo fantastico, dove sono riuscito a mettere in mostra tutte le mie qualità e sentire la curva inneggiare al mio nome era una sensazione da brividi. Purtroppo, però, Torino è stata anche la piazza che mi ha fatto vivere la peggiore delusione in carriera: penso che lo abbiate capito, quella contestazione proprio non me la aspettavo e anche per questo sbagliai a reagire. Ma d'altra parte io sono una persona passionale, sono fatto così.E adesso a Torino c'è Coppola: un inizio piuttosto burrascoso, per lui.È una cosa sbagliata, lo dico a chiare lettere. Coppola è un portiere con qualità notevoli, e lo ha dimostrato negli anni. Fischiarlo dopo tre partite mi sembra sinceramente assurdo. Molte volte si fischia per frustrazione, ma non si va allo stadio come faceva un tempo Nerone a puntare il pollice retto o verso. Bisogna dare il tempo di ambientarsi, sarà poi Ventura a fare le sue valutazioni a metà campionato e deciderà lui cosa sia meglio per la squadra (e non dimentichiamoci che il lavoro del mister è faticosissimo: ormai deve essere anche, se non soprattutto, un fine psicologo). A Nando dico: non ti curare dei fischi, tappati le orecchie e vai avanti. Non fare come me, non reagire, vedrai che il tempo ti darà ragione.Parlavi di allenatori, tu ne hai avuti cinque (Novellino, De Biasi, Camolese, Colantuono e Beretta) a Torino. Un ringraziamento particolare?Beh, con Novellino ho vissuto, come già dicevo, l'apice della mia carriera, ma anche con Camolese e Colantuono ho avuto un ottimo rapporto. Con Beretta, così come l'anno seguente a Brescia, non c'è stato il tempo materiale per conoscersi (su De Biasi non una parola, il portiere preferisce non alimentare polemiche dopo quelle numerose nell'ultimo anno del mister a Torino, finite anche in un'azione legale da parte di Sereni, ndr). Ma se c'è una persona che devo veramente ringraziare questa è Gandini: è stato mio allenatore a Piacenza e fu lui a volermi in granata, una persona con cui ho ancora uno splendido rapporto.È peggio una retrocessione, o una mancata promozione?La retrocessione senza ombra di dubbio. La sconfitta ai play off fa arrabbiare, ma comunque hai trascorso un anno al vertice, il che significa che hai vinto e sapete meglio di me quanto siano importanti le vittorie nel calcio. La retrocessione, invece, è una piaga che ti porti dentro e che rischia di risucchiarti, se non sai risollevarti. Si creano fantasmi e paure non facili da allontanare.Un'ultima domanda, Matteo. Che augurio vuoi fare al Torino?Di abbandonare definitivamente quel malcostume della contestazione estrema. Ripeto, non porta a nulla e anzi è controproducente. So quanto sia brutto vedere il Toro in B, ci soffro io, figuriamoci i tifosi da una vita; ma bisogna capire che non si è giocato fino all'altro ieri contro il Real Madrid, o il Barcellona, e che remare tutti insieme non è impossibile. Smettiamola con questa tematica del complotto e guardiamo realmente avanti, facendo diventare l'Olimpico un vero fortino. Ci si può riuscire, ci si riuscirà. Basta volerlo. Il tempo del Torino non è affatto finito.
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”Basta fischi! Torino, ce la devi fare”
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(Foto: M. Dreosti)
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