Esiste una vera e propria redazione granata fra le scrivanie della Rai di via Verdi 14: una folta "quinta colonna" di giornalisti-tifosi del Toro che contempla il capo-redattore del telegiornale scientifico "Leonardo", Battista Gardoncini, (indicato dai giornali fra i papabili alla guida della redazione regionale del Tg3) inviati di lungo corso come Daniele Cerrato, Gian Piero Amandola o nuove leve come Stefano Tallìa. In mezzo a loro, tecnici e simpatizzanti juventini non mancano, tanto da appendere una foto di Pavel Nedved alla porta della redazione in occasione della chiacchierata fatta con Toronews.Inizia oggi un viaggio all'interno di questa "redazione nella redazione", in cui passato e presente, sogni e speranze si fondono alla comune consapevolezza di essere di fronte a una svolta nella centenaria storia del club. Si comincia con il confronto fra Battista Gardoncini, padre di due figlie (Sara e Alice) non tifose, e Daniele Cerrato che, dopo aver giocherellato da piccolo con Meroni, ha dovuto spiegare "I 100 anni del Toro a una figlia, Diletta di 11 anni, della Juve", pur avendo dalla sua parte il figlio. Cos'è per lei il Toro ?Gardoncini: Una fede. Una passione per un tifo non facile, per una "squadra-contro" per tradizione e vocazione, capace di fare le cose folli più impossibili e impensate, come ricordare in eterno i tre pali presi ad Amsterdam in una finale persa senza perdere. Altri li avrebbero dimenticati in fretta, noi del Toro no, ne facciamo quasi un vanto. Il simbolo è un'azione di Maroso capace di dribblare tre avversari nella sua area salvo poi puntare verso il centro della stessa piuttosto che andare verso quella avversaria. E' come una salita in montagna, se non si soffre non si vince.Cerrato: E' l'immagine allo specchio di questa città industriale ma folle, capace di ispirare artisti e di perdersi nella mediocrità quotidiana.E' un Toro che nasce o che risorge ?G: Sicuramente che risorge, come la fenice. Dopo essere caduta, ha saputo anche questa volta risollevarsi in modo nuovo ma rimanendo sempre sé stessa, e cioè priva di quella cattiveria cinica che le permette di non fallire le partite con le provinciali (vedi sabato).C: D'accordo anch'io: è bello rinascere, ma anche accorgersi che in fin dei conti passano gli anni ma si finisce sempre con l'essere gli stessi.Va allo stadio o segue da lontano ? Perché?G: molte partite, a causa degli impegni di lavoro, le guardo qui in Rai in bassa frequenza con i colleghi, e poi, qualche volta, vado allo stadio.C: Ci vado più sovente, con mio figlio che è tifoso. Qual è il giocatore simbolo di oggi ?All'unisono: Vediamo più il gruppo che non il singolo giocatore. Un merito di un bravo allenatore come si sta rivelando De Biasi, che ha posto molta attenzione nel creare una struttura compatta. Detto questo non si può non pensare a Taibi se non come a un simbolo, soprattutto se rapportato ai portieri degli ultimi anni, e per via della papera contro il Verona, per come ha saputo venirne fuori. E di ieri ?G.: oltre a Maroso, Junior è stato probabilmente il più grande del mondo e rappresenta un po' la mia idea di Toro: grandi faticatori con la testa sulle spalle.C: giocai da piccolo con Meroni al campetto sotto casa nostra a Sassi e non ho smesso di rimpiangerlo. E poi mi è piaciuto, come al capo qui, il congedo di Combin alla morte dell'amico con una tripletta rifilata ai cugini bianconeri.E i giovani ?All'unisono: Non riusciamo a seguire anche la Primavera. Speriamo che dopo le difficoltà iniziali si torni ad avere un vivaio all'altezza della tradizione. Il Filadelfia: giusto ricostruirlo o meglio voltare pagina e chiudere con la retorica granata ?G: Per me il Toro è la Maratona, non l'ho frequentato abbastanza da poter sentire qualche cosa di speciale.C: No assolutamente ! Va ricostruito interamente per ricominciare a trasmettere quei valori e quel senso di unità che rendevano unici la squadra granata.Cairo è un nuovo Pianelli o un Borsano re-incarnato?G: No, no, no. Sicuramente un nuovo Pianelli, per quanto sia evidente che orbita nel giro Berlusconi nonostante abbia lasciato il gruppo. Ciò nonostante, mi sembra una persona per bene con idee che concretizza abilmente. A spiegare il personaggio e la distanza dai cugini bianconeri, basta ricordare che, poco prima dell'intervista esclusiva a chiusura del tormentone estivo nel passaggio di proprietà, avevamo dei problemi di messa in onda. Cairo ha preferito aspettarci rinviando l'atto formale della firma, una cosa che difficilmente avrebbero fatto Giraudo, Moggi e Bettega.C: Sta facendo di tutto per essere Cairo. Ed è una cosa molto positiva, perché noi del Toro abbiamo sempre la tendenza a fare paragoni. Cairo, invece, vuole fare buoni affari e sembra lo stia facendo, anche perché ha voglia di andare allo stadio senza prendersi gli insulti. E poi non ha voglia di venderlo il Toro. Tutti gli altri presidenti invece avevano voglia di rivenderlo appena arrivati o cercavano l'affare, la speculazione. Cairo no e si vede.Cosa si aspetta dalla nuova società ? Solo risultati sportivi o anche.un modello ?G: La serie A senz'altro quest'anno. E poi di togliersi qualche bella soddisfazione. Anche se. (ride) sarei disposto a barattarla con il piacere di un derby in serie B e di un Juve-Crotone. (Voce da fuori di un tecnico juventino: "ve lo scordate!") C: Ovviamente anche il mio sogno è quello di tornare a vincere in serie A, anche se mi piacerebbe rivedere, non so in quale ruolo perché De Biasi è bravissimo e sta facendo bene, Camolese e poi.non possiamo dimenticare Zaccarelli, vederlo partire per Bologna è stato triste. G: Su Camolese e De Biasi sono d'accordo anche io, specie per la grinta che mette in ogni partita. Però il mio allenatore preferito rimane Mondonico, con la sua sedia levata nel cielo di Amsterdam, per la sua voglia di Toro.
interviste
Battista Gardoncini: La serie A ?
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E' soddisfatto della seconda parte della campagna acquisti ?G: Direi di sì. C: Non lo so, voglio vedere prima se riescono a buttar dentro la palla, perché avevamo un problema là davanti... Comunque il mio sogno è vedere tornare a casa i cinque che stanno mettendo a ferro e fuoco la serie A e giocano nel Livorno (Lucarelli, Galante, De Ascentis, Coco, più Pellissier del Chievo)
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