di Gianluca Sacchetto - Chi meglio di Eugenio Fascetti può ricordare le sensazioni che si provano ad ottenere la promozione a Torino. Il tecnico toscano ci riuscì più di vent’anni fa, con una vera e propria corazzata per la B che arrivò poi, con i giusti rinforzi, fino alla finale di Uefa e alla vittoria in Coppa Italia a Roma. In esclusiva per Toro News lo abbiamo intervistato per parlare di quella squadra ma anche, e soprattutto, di presente e futuro.
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”Cairo, ora basta errori. Toro non provinciale”
di Gianluca Sacchetto - Chi meglio di Eugenio Fascetti può ricordare le sensazioni che si provano ad ottenere la promozione a Torino. Il tecnico toscano ci riuscì più di vent’anni fa, con una vera e...
Buongiorno Fascetti, in questa domenica di festa per il Torino ha rivisto la sua promozione? Che ricordo ha ancora di quella grande cavalcata?
“Una squadra fantastica, formata da tutti giocatori di un certo spessore che si meritarono alla grande quella soddisfazione. Poi è finita come è finita ma di quella squadra e di quella società, tranne una persona, ho un ricordo bellissimo”. Il riferimento è al direttore sportivo dell’epoca Maurizio Casasco, con il quale ci furono alcuni screzi che portarono alla separazione.
Nonostante la promozione una parte della tifoseria continua a criticare il presidente Cairo. Il prossimo campionato di serie A sarà la grande occasione per lui di rifarsi e provare ad emulare quel Pozzo più volte citato?
“Cairo non deve più commettere errori, deve rinforzare la squadra nel modo giusto. La serie A è tutt’altra cosa e il Torino non può fare l’ascensore come una provinciale qualsiasi, ma riportarsi dove merita con continuità, nelle prime sette-otto posizioni della classifica”.
Lei terminò la sua avventura dopo aver riportato il Torino nella massima serie, mentre Ventura andrà avanti. Contento della scelta societario?
“Scherziamo? Assolutamente. Fa giocare bene le squadre e non è stato facile vincere il campionato con la concorrenza che c’era e da favorito. È stato bravo perché contro il Torino tutti giocavano alla morte. Adesso è importante che la società lo assecondi nelle scelte, perché puoi essere bravo quanto vuoi ma se non hai i giocatori…”.
In questa stagione, non certo per colpa del Torino ma delle squadre avversarie che quasi sempre si chiudevano a difesa del risultato, si è visto poche volte un bel calcio. Sarà più facile in serie A che i tifosi granata si divertano?
“Bisogna capire cosa significhi divertire. In questa stagione si sono divertiti più i tifosi del Chelsea o quelli del Barcellona? L’Inter di Mourinho di cui si è parlato tantissimo andò al Camp Nou facendo un catenaccio incredibile e con Eto’o terzino. Nel calcio l’obiettivo è vincere e lo si può fare in mille modi diversi, non ce né solo uno. Tornando al Torino, di certo non si potrà andare in serie A e fare come gli indiani, dando troppo spazio alle avversarie. Bisognerà essere equilibrati".
Dopo la conquista della serie A si inizia ovviamente a pensare al mercato e la questione più spinosa riguarda Ogbonna. Ripartire da lui oppure venderlo e con i soldi ricavati rinforzare i diversi reparti?
“Prima di dire che è un fuoriclasse aspetterei perché gli attaccanti della serie A sono tutt’altra cosa ed è difficile capire come si potrebbe esprimere da un’altra parte. Al Toro gioca in un ambiente suo, altrove no e magari non sarebbe neanche certo della maglia da titolare”.
Se fosse in Ogbonna, quindi, rimarrebbe ancora un anno a Torino?
“Sicuramente, c’è l’opportunità di crescere ancora in maglia granata. E perché non restare tutta la carriera al Toro?”.
Insieme al Torino, domenica è stata giornata di grande festa anche a Pescara. La squadra abruzzese può diventare il nuovo Foggia sotto la guida di Zeman?
“E’ stata una grande stagione quella del Pescara e mi è piaciuto l’atteggiamento di Zeman. Ho visto la partita contro il Torino all’Adriatico e non è andato all’arma bianca ma si è un po’ adeguato. Anche lui ha capito che la difesa conta tanto”.
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