di Davide Agazzi - Pungente, ironico e smaliziato, Oliviero Beha è uno degli ossi duri del giornalismo, voce scomoda del calcio nostrano, sempre pronto a raccontare le verità nascoste di un sistema malato. E in questo ennesimo capitolo relativo al calcio scommesse, le sue parole cadono come macigni nel cuore dei tifosi, lasciando però indifferenti dirigenti e società. In esclusiva per Toro News, lo abbiamo intervistato per sapere il suo parere sulle ultime notizie riguardanti i fatti di Bari.Buonasera Beha, il calcio continua a sfornare scandali e la gente continua a meravigliarsi. Possibile che tutto questo sistema non sia abbastanza chiaro?La gente continua a meravigliarsi come forma di difesa, perché non vuole normalizzare un sistema malato ormai evidente. Se la gente non si stupisse ogni volta di queste vicende, non andrebbe più allo stadio e tutto il sistema crollerebbe. Il problema non riguarda solo il calcio, ma la società italiana. Questo sport ormai equivale al Wrestling.Ogni volta emergono singoli episodi relativi a qualche società, ma continuiamo a sentire che il calcio è sano. Quanto può essere vera un’affermazione del genere?Devono dirci che il sistema calcio è sano per difendere gli interessi delle tante aziende in ballo. E’ evidente che questo sistema è marcio, ma è solo una faccia di un intero sistema nazionale messo ancora peggio. In quest’occasione, l’autogol non l’ha fatto Masiello, ma l’intero sistema Paese.Inter, Milan, Juventus, possibile che i grandi club siano estranei a questi affari?E’ già successo che alcuni giocatori di queste squadre, anche nel giro della Nazionale, abbiano avuto problemi con le scommesse, ma le grandi società, per il momento, hanno logiche di mercato diverse. Il discorso riguarda maggiormente i piccoli club, che, a fine stagione, vendono le partite per ripianare i propri bilanci, è una cosa ormai nota.Esisterà mai un modo per mettere fine a questi scandali pallonari o gireranno sempre troppi soldi?Lo ripeto, finchè il sistema Paese sarà marcio, anche il calcio ne subirà le conseguenze. Manca la volontà politica di mettere fine a tutto questo, basti solo pensare che nel 2011 il gioco d’azzardo ha realizzato un fatturato di 76 miliardi di euro, l’equivalente di una o due manovre finanziarie.
interviste
”Calcio malato? Manca la volontà politica”
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