Don Ugo Carandino, esercita la sua missione spirituale a Rimini, ma è nato a San Mauro, ha uno sguardo simpatico, si vede che ama la gioia e la sana ironia, ed è ovviamente granata. Mario Patrignani lo ha subito nominato ministro del culto dei “Fedelissimi Granata” di Pesaro. Le sue prediche antibianconere sono ormai celeberrime, invettive pungenti da vero tifoso del Toro. Proviamo a conoscerlo meglio.
interviste
Don Ugo, granata al servizio di Dio
Don Ugo Carandino, esercita la sua missione spirituale a Rimini, ma è nato a San Mauro, ha uno sguardo simpatico, si vede che ama la gioia e la sana ironia, ed è ovviamente granata. Mario Patrignani lo ha subito nominato ministro...
Don Ugo che cosa differenzia un granata da un bianconero?
"'Non è difficile. Il tifoso granata ha la schiena dritta, si contraddistingue grazie dal suo spirito fiero, il suo attaccamento ai valori e l’appartenenza alla squadra al di là della posizione in classifica. Gli altri hanno come finalità i risultati e per raggiungerli hanno utilizzato anche i mezzi più spregiudicati, quindi loro non hanno la schiena dritta, ma sono “ingobbiti” sotto il peso di queste prevaricazioni'.
Essere sacerdote ed essere granata, due atti di fede?
"'Non confondiamo il sacro con il profano. La vocazione sacerdotale è altamente impegnativa, da diciotto anni svolgo il sacerdozio con tante prove ma anche tante soddisfazioni. La vocazione granata è altrettanto impegnativa, c’è più sofferenza, ma essere del Toro è comunque una grande gioia'.
Quali sono i suoi ricordi in granata?
"'Da ragazzo ho sempre frequentato la Curva Maratona, i fumogeni, i tamburi, sono stati dei momenti stupendi. Mi ricordo il derby del 3 a 2, quello dell’83. ero in curva ovviamente. Avevo già deciso di entrare in seminario, quello era il mio ultimo derby. Tra il serio e il faceto, sbirciai il cielo e dissi: ”Signore, se puoi, regalami un derby indimenticabile”. Altro che indimenticabile! Quel giorno rischiai l’infarto. Tre minuti e quaranta secondi apocalittici. Un altro bel ricordo è derby che abbiamo vinto prima della scudetto sempre per tre a due con il gol di Zaccarelli. Ero piccolo avevo nove anni, alla fine una persona anziana mi abbracciò piangendo. Capii che era il passaggio del testimone tra la generazione del “Grande Torino” e quella dei ragazzi della Maratona. Sono anche stato testimone oculare del furto a Marassi di Lippi, ero proprio perpendicolare alla porta e vidi il pallone entrare'.
Cosa pensa di Lippi?'Essendo sacerdote non posso elogiare il male'
La Juve è in B e il Toro in A, è la prova ontologia che Dio esiste?
"'Mi fa un po’ ridere, comunque, se dovessi pubblicare un libro di apologetica, certamente sarebbe una delle prove più eclatanti'.
Cosa deve fare un bianconero per entrare nel regno dei cieli?
"'Convertirsi, ricordandosi un insegnamento di Sant’Alfonso di Liguori per i ladri: “O restituzione, o dannazione”.
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