di Stefano Rosso
interviste
Esclusiva / Intervista a Silvio Baldini
di Stefano Rosso
Il modulo che il tecnico Franco Lerda sta innestando negli schemi della formazione granata, il 4-2-3-1, ha origini piuttosto recenti ed un genitore ben preciso che...
Il modulo che il tecnico Franco Lerda sta innestando negli schemi della formazione granata, il 4-2-3-1, ha origini piuttosto recenti ed un genitore ben preciso che all’inizio degli anni 2000 implementò questo modo di giocare nel suo Empoli: Silvio Baldini.In esclusiva TN ha intervistato l’allenatore di Massa, ripercorrendo i momenti più importanti della sua carriera e concentrandosi soprattutto sulla tattica per raccontare quali siano state le motivazioni e le cause che hanno portato a questa innovazione e quali caratteristiche debbano avere i giocatori da utilizzare.E’ lo stesso tecnico toscano a raccontare la propria storia: “Ho fatto una lunghissima gavetta, dalla Terza categoria fino alla serie A: sono arrivato in serie B al Chievo, dove disputai un buon campionato, e l’anno dopo passai al Brescia, una società molto ambiziosa”.Poi è arrivata la chiamata da Empoli: “Empoli è stata la mia fortuna: ho trascorso quattro anni in Toscana in un’ottima società, organizzata e piena di ottimi giocatori, ed ottenemmo una promozione ed una salvezza in serie A. Poi feci una scelta di vita e scesi di categoria per andare Palermo: la proposta economica era troppo allettante, ma col senno di poi fu uno sbaglio”.Difficile la convinvenza con Zamparini, il ‘mangiallenatori’ per eccellenza? “Sono una persona istintivi e non riesco ad essere diplomatico: alla lunga quindi non sono capace di reggere le pressioni. Zamparini è fatto così: il suo modo di vedere il calcio prevede che si vinca sempre e quindi appena arriva una sconfitta ti mette in discussione. A Palermo quell’anno avevo perso soltanto a Torino contro il Toro alla terza giornata - 2-1 con doppietta di Ferrante e rete ospite di Corini su rigore, ndr - e poi ventitre partite senza una sconfitta, eppure alla fine ero stato messo in discussione: in quei momenti ci si pente”.Poi qualche esperienza sfortunata alla guida di Parma e Lecce, una parentesi a Catania ed il ritorno in Toscana due stagioni fa. E’ previsto un ritorno in panchina? “L’anno scorso mi chiamarono Siena e Livorno in serie A, ma non ho voluto ripetere le esperienze del passato: avrei avuto solo tre mesi di lavoro davanti, senza un progetto valido. A luglio mi aveva chiamato il Grosseto e la settimana scorsa il Portogruaro, ma non mi hanno convinto: voglio lavorare in una società che abbia un progetto serio e nella quale si possa lavorare bene e senza pressioni”.Tornando a parlare della prima esperienza di Empoli: “Sono stato fortunato perché sono capitato nel posto giusto al momento giusto: la società ha un settore giovanile che molte altre squadre d’Italia invidiano perché sforna ogni anno molti talenti ed in quelle stagioni avevo a disposizione tanti ragazzi giovani, ancora sconosciuti, ma di grande avvenire. Basti pensare, oltre ai vari Grella e Bresciano, a Marchionni, Di Natale, Rocchi, Vannucchi, Maccarone, Tavano...”.Proprio in quella situazione, con un potenziale offensivo così elevato, nacque l’idea del 4-2-3-1: “Avevo tanti giocatori bravi, tutti attaccanti ed ogni volta ero costretto a penalizzare qualcuno di loro perché non potevo farli giocare tutti. Un giorno quindi parlandone con Massimiliano Cappellini – uno degli attaccanti allora a disposizione di Baldini, ndr – provammo a studiare una soluzione per farli convivere in campo. Abbiamo sperimentato diverse soluzioni finchè alla fine convinsi Marchionni e Di Natale, e successivamente anche Rocchi, a fare le ali ma a rientrare almeno all’altezza dei centrocampisti per aiutare la squadra in fase di non possesso: questa soluzione galvanizzò l’ambiente e riscosse grande successo”.Quali caratteristiche avevano i mediani per supportare quel modulo? “Noi giocavamo con due incontristi, Giampieretti e Grella, due recuperatori di palloni: in pratica erano difensori aggiunti posizionati in mezzo al campo che avevano il compito di interrompere le manovre avversarie e giocare la palle sulle ali”.Centrocampo di incontristi e compiti di regia spostati più avanti, affidati al tridente di trequartisti? “L’idea mi venne dal Brasile di Dunga che vinse il Mondiale del ’94. Quando feci il corso da allenatore ricordo che venne il ct di quella nazionale, Alberto Parreira, a Coverciano e ci raccontò che per dare equilibrio alla squadra, sebbene fu una scelta molto impopolare in Brasile, schierò Galvão, un difensore, in mezzo al campo: un insegnamento che mi fu molto utile per far quadrare la mia formazione”.L’innovazione tattica del 4-2-3-1 sdoganò le cosiddette ‘mezzepunte’, giocatori spesso relegati a giocare a centrocampo o in attacco, introducendo nel calcio italiano la posizione tra le linee: come mai ebbe tanto successo? “E’ una soluzione che permette alla squadra di avere un fronte d’attacco molto efficace ed in fase di possesso tiene costantemente sotto pressione le difese ed impedisce agli avversari di organizzare la manovra. In quell’Empoli, poi, tutti i giocatori d’attacco a disposizione garantivano realizzazioni da doppia cifra e chi giocava sugli esterni non era abile sono nella finalizzazione ma saltava sempre l’uomo nell’uno contro uno. Ricordo, per esempio, il primo anno che giocammo in questa maniera: venne in Toscana il Torino di Camolese, che poi salì in serie A facendo un sacco di punti, e vincemmo 2-1. Loro giocavano col 3-5-2 e l’esterno destro dei granata era Tonino Asta: in quella gara faticò moltissimo perché sulla sinistra noi avevamo Antonio Di Natale che lo puntava sempre e lo costringeva a giocare costantemente basso per difendere”.Quest’anno quello stesso modulo, con fortune alterne, è stato innestato a Torino da Franco Lerda e si sono sprecate le opinioni sull’adattabilità di Rolando Bianchi allo schema: “Con Lerda bisogna soltanto avere pazienza, è un allenatore che ha sempre fatto bene. Bianchi è un giocatore che va sempre sempre messo in campo, con qualunque modulo: è un attaccante di serie A imprestato alla serie B”.
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