interviste

Giancarlo Caselli, magistrato e granata

di Ermanno Eandi

Giancarlo Caselli, un uomo d’azione, sensibile e duro, un comandante. Attualmente è Procuratore Generale e a settembre sarà Procuratore della Repubblica, un grande magistrato e un...

Ermanno Eandi

di Ermanno Eandi

Giancarlo Caselli, un uomo d’azione, sensibile e duro, un comandante. Attualmente è Procuratore Generale e a settembre sarà Procuratore della Repubblica, un grande magistrato e un nobile cuore granata.

È contento della sua nuova nomina?Certamente. Ma sappia che non è un avanzamento di carriera, anzi è un passo indietro.

Come mai questa scelta?Mi spiego meglio. Il Procuratore Generale è il posto più alto, il Procuratore della Repubblica è qualcosa di meno gerarchicamente. Io ho scelto di essere il Procuratore della Repubblica perché amo l’azione, mi piace intervenire in primo grado, preparare i processi, fare le inchieste, mentre il procuratore generale interviene in secondo grado, quindi lavora solo sulle carte che gli fornisce il Procuratore della Repubblica. Mi piace stare in pista e pedalare.

Anche questa è una scelta da Toro?Sì! Mi è sempre piaciuto mettermi in gioco, non accontentarmi andare contro corrente.

Quest’anno, granatamente parlando, si è divertito?All’inizio sì. C’erano tante belle speranze, poi purtroppo, si trasformate prima in sogni, poi in illusioni e infine in delusioni, quindi lo spazio per il divertimento e finito.

Avrebbe esonerato Novellino e richiamato De Biasi?Ero contento dell’avvento di Novellino, mi sembrava la persona giusta, poi, non so di chi sia la colpa, la squadra stava andando alla deriva come una barca che naufraga negli scogli, quindi, anche se a malincuore, ho ritenuto giusto l’esonero. A quel punto De Biasi era la scelta più giusta.

Siamo salvi?Io per scontato, almeno per scaramanzia, non do proprio un bel niente, dobbiamo ancora rosicchiare un punticino.

Nel caso che il Toro resti in A, cosa si aspetta dal nuovo anno?Sono convinto che con un buon centrocampista, tipo Sissoko, uno con grinta, capacità, rabbia e con un buon attaccante che la metta dentro anche di testa (Noi non facciamo più un gol di testa, maledizione!), mantenendo alcuni buoni giocatori come Rosina e Di Michele, possiamo raggiungere buoni obbiettivi.

Esiste il progetto Cairo?Il suo progetto è quello che ha fatto quando è arrivato, ci ha salvato dal baratro dallo sfacelo, questo mi basta. Non tutto ciò che ha fatto è andato per il verso giusto… sbagliando si impara.