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Gramellini: ‘Spero sia il derby di Rubin’

di Federico Floris

Parole e pensieri lucidi, chiari, spinti dalla passione per la maglia granata. Il volto di Massimo Gramellini, vicedirettore de La Stampa e notissimo scrittore, si...

Federico Floris

"di Federico Floris

"Parole e pensieri lucidi, chiari, spinti dalla passione per la maglia granata. Il volto di Massimo Gramellini, vicedirettore de La Stampa e notissimo scrittore, si illumina di intense emozioni quando si parla di Toro, di derby, di passato e di futuro.

"Massimo Gramellini, il Toro arriva al derby un po’ incerottato, sotto tutti i punti di vista. Le sue sensazioni?Devo dire che sono moderatamente ottimista. Sto davvero iniziando ad entrare nello spirito del derby, sto entrando in tensione. Spero che anche i giocatori stiano facendo altrettanto. Il mio timore però è che non siano ancora entrati nel vero spirito del derby granata: non respirano l’aria del Toro tutti i giorni. I giocatori del passato lo respiravano sì quel clima, al Filadelfia.

"La squadra dovrà fare a meno dell’infortunato Sereni ma ritrova Rosina. Può essere lui l’uomo su cui riporre le maggiori speranze?Io personalmente spero sia il derby di Rubin, un ragazzo che mi sembra davvero calato nella realtà granata. Mi auguro anche che sia la partita di Rosina: sono un suo fan. Ora deve dimostrare di non essere più solo una promessa del calcio italiano ma una realtà. Deve fare il salto di qualità tale da non essere considerato “solo” un bravo giocatore ma un vero e proprio campione e leader. Alla squadra serve un leader, che si assuma le responsabilità e le ricordi anche ai compagni come faceva (a volte a muso duro) Giorgio Ferrini.

"Nella sua ultima intervista rilasciata a Toro News nel corso dello scorso calciomercato, aveva chiesto al presidente Cairo l’acquisto di un “centravanti ignorante”, un bomber di peso e voglioso di imporsi col Toro. E’ soddisfatto dell’arrivo di Bianchi?Sì. Poi c’è da dire che quando vengono al Toro sembra sempre che peggiorino. In realtà bisogna anche sottolineare che un giocatore con quelle caratteristiche ha bisogno di tanti cross dalle fasce. Finora non lo hanno esaltato molto. Confido parecchio nelle qualità di Abate., mi sembra di un’altra categoria: ha un passo da campione. Speriamo continui così e poi mi sembra che l’anno scorso abbia segnato anche un gol alla Juve…

"De Biasi e Ranieri, due allenatori sulla graticola. Ha fiducia in GdB?Sì, ma deve tornare al suo 4-4-2. Rosina non è un centrocampista. Sorrido quando nelle liste dei convocati lo vedo inserito tra i giocatori di metà campo. E’ una punta, perché non torna in difesa ed una squadra può supportare due calciatori di questo tipo, non di più. E poi i nostri centrocampisti non sono esattamente delle rocce o delle dighe. Con tre attaccanti diventiamo presuntuosi e perdiamo.

"Per il 4-4-2, secondo lei, gli esterni alti dovrebbero essere Abate e Rubin?Sì, sono i nostri giocatori migliori sulle fasce. Con Rosina più Bianchi in avanti la squadra diventa grintosa, giudiziosa ed equilibrata.

"In tanti nel mondo Toro consigliano alla società, per arrivare ad avere una struttura migliore, l’ingaggio di un uomo che conosca bene l’ambiente, perché magari ne ha fatto parte in passato. Il nome che si sente più spesso è quello di Zaccarelli. Lei concorda?Assolutamente! Dopo tre anni in cui Cairo ha investito tanto e fatto ottime cose certi risultati però non arrivano, nonostante il cambio di diversi allenatori. Credo che allora manchi il collante tra società e squadra. A maggior ragione considerando che la società è a Milano, dove Cairo vive e lavora. Capisco che non voglia Pulici perché un personaggio del genere gli toglierebbe la ribalta mediatica. Tutti vorrebbero intervistare lui. Zaccarelli è la figura perfetta. Incarna il Toro ma non ha una personalità mediatica straripante. Sa farsi sentire nei momenti giusti e sa cosa dire. Portare Zac in società è la prima mossa da fare e se volte vi dico la seconda.

"Volentieri…Il Filadelfia. Non se ne esce. Affrontiamo il tema una volta per tutte. Si parla di diversità del Toro ma siamo più solo noi tifosi ad essere diversi, per il resto siamo come qualunque altra squadra. Ciò che ci rendeva diversi ed unici era quel luogo lì, dove giocava il Grande Torino, dove ragazzi ed adulti si incontravano e si confrontavano. Era un luogo frequentato da tifosi di tutte le generazioni. Non è retorica, stiamo ai fatti.

"La ricostruzione del Fila in tempi ragionevoli per lei è più un sogno o una realtà percorribile?Bisogna crederci, non è un sogno. E’ la ragione sociale del Toro. Avere un centro sportivo nel cuore della città fa la differenza. Vedi i giocatori crescere di anno in anno, dal vivo, e tu cresci con loro. Questa roba qua distingue il Toro dalle altre squadre. Senza ciò siamo come tutti gli altri.

"Per concludere torniamo al derby. Il primo che le viene in mente?Il mio primo derby. Ero piccolissimo, avevo sei anni: il 4-0 pochi giorni dopo la morte di Meroni con tripletta di Combin e gol di Carelli (il 22 ottobre 1967). I giocatori granata entrarono in campo con uno sguardo che non lasciava dubbi su come sarebbe finita. Se ci penso mi commuovo ancora adesso.

"Sabato sera basterebbe la metà di quella grinta.Ne basterebbe una decima parte. Ed i giocatori che componevano quel Toro non erano mica tutti di qualità eccelsa ma avevano una cosa che si chiama cuore.