Il calore della voce, la schiettezza delle risposte, l'intelligenza e perfino lo sguardo ed il sorriso, quando si parla con Leo Junior traspaiono perfino attraverso il telefono, con il quale lo raggiungiamo mentre si trova nei pressi di Rio de Janeiro. Si inizia parlando del derby benefico, quello per la SLA partito proprio su queste pagine con l'impegno per Michele Riva ed il lancio dell'iniziativa, ma all'amato “baffo” sembra di non fare nulla di straordinario nel partecipare. E la sua é una sincerità che, quando gli parli, senti profonda.E' un bel gesto, Leo Junior.Tutte le iniziative di questo genere dovrebbero vedere impegnati non solo i calciatori, ma chiunque abbia un'immagine pubblica, credo; e mi pare assolutamente normale aderire, in Italia come in Brasile... Voglio dire, mi sembra non ci sia neppure da parlarne.Quale utilità pensa possano avere, questi eventi?Se il nostro minimo impegno può salvare, in un futuro prossimo, la vita di un po' di gente, ne varrà senz'altro la pena. Ma sarà una cosa normale farlo; l'unica cosa forse eccezionale sarà vedere in campo tutti noi vecchietti come me, in un derby nel quale comunque non é il caso di parlare di rivalità, Toro e Juve hanno le mani unite in questa occasione.Non tutti però partiranno da Rio, per partecipare...Sì, l'unica differenza sono quelle dieci ore e mezza in aereo. Ma ne approfitterò per andare a vedere la Nazionale brasiliana che il 28 gioca contro la Scozia a Londra, forse avrò la possibilità di commentare per la mia tv.Niente da fare, non riusciamo a scalfire la sua umiltà. Pronto per il ritorno a Torino?Tornare a Torino vuol dire vedere tanta gente che mi farà piacere reincontrare, e se anche a loro farà piacere vedere me sarà bello due volte. Rivedere i tifosi del Toro.A proposito di cose da rivedere: stamattina c'é stata un'importante conferenza-stampa sul futuro del Filadelfia.Questo é un sogno, fin da quando é stato chiuso. Il Filadelfia é rimasto comunque e sempre la casa della Storia. Io ho avuto la possibilità di lavorarci dentro, e certo lì c'é qualcosa di diverso, allenarsi sotto quegli spalti era una cosa particolare; é rimasto il sogno dei tifosi in tutti questi anni.Ma stavolta sembra che ci siamo davvero, Leo...Se riescono davvero a farlo riaprire, sarà bellissimo. Ma se la questione é politica, allora tra le promesse e i fatti...Veniamo al calcio: sabato, lo sa, c'é Torino-Pescara.Per me questa é una partita che non si sarebbe dovuta mai giocare. Sono le mie due città, a Torino mi é nata una figlia, a Pescara ho tanti amici e la casa l'ho mantenuta per quindici anni dopo che me ne sono andato. Sono le due città che mi hanno fatto amare l'Italia.Ma in fondo al cuore, quale risultato si augura di vedere?Davvero, é troppo difficile, anzi non c'é risposta; non posso nemmeno dire che vorrei un pareggio, perché hanno gli stessi punti in classifica e non servirebbe a nessuna. Non si dovrebbe giocare, per me, e basta; l'unico augurio é che sia una bella partita, e che le due tifoserie possano divertirsi un po'. Il sogno vero é vederle tutt'e due tornare in Serie A.Il Toro ha ancora problemi, la tifoseria é scontenta.Capisco, ha ragione. Capisco anche che i tifosi del Torino, più di quelli di Pescara per scudetti e gloria, forse hanno sempre aspettative troppo alte, nei confronti della loro società e anche della loro squadra, mi spiace; così, ci si espone a delle delusioni più frequenti e più grandi. Bisogna avere i piedi per terra; la società e la squadra sono quelle che sono.Difficile essere all'altezza del passato.E' sbagliato, questi paragoni non possono essere fatti. Li fecero anche con me quando arrivai, rispetto agli stranieri che mi precedettero, e pensavano che non avrei potuto rendere come Van de Korput, Edu, Schachner... Non bisogna farlo.Quale la soluzione per il Toro?Il Toro ha sempre lavorato con il vivaio, se volesse rifarlo potrebbe essere un nuovo inizio. All'epoca vedevo crescere i Lentini, i Cravero, i Giacomo Ferri, e già allora capivo che, se non hai possibilità economiche pari ad altre, l'unica strada da percorrere é questa. Potrebbe essere un nuovo inizio, ma é chiaro che un investimento nelle giovanili ti ritorna dopo qualche anno, devi programmare e avere pazienza.E questo non accade?Non conosco la politica della società. So però che, altrove, anche le squadre potenti continuano a curare il vivaio.Come il Barcellona.Quello é il massimo esempio per tutti; ma per sfornare quei sette o otto giocatori che giocano in pianta stabile come titolari oggi, il lavoro é stato fatto non ieri, ma anni e anni fa.In quell'immenso serbatoio di talenti che é il suo Paese, non ci sono calciatori economicamente abbordabili per un club di Serie B, e al contempo in grado di dare un contributo importante?Certo, come no! Ce ne sono, ma bisogna capire che tipo di lavoro si intende fare. Già quando venni a Torino in passato, come per la partita del Centenario, parlai con Cairo e con i dirigenti per quanto riguarda la prima squadra ma anche e soprattutto le giovanili, e spiegai che é sufficiente avere qualcuno sul campo, nel Paese d'interesse, per iniziare a muoversi in un certo modo; dissi che non potevo e non volevo essere io a farlo, io ho un lavoro, ma che avrei saputo chi contattare perché potessero aiutare i granata. Perché i ragazzi per il Toro devono avere qualcosa in più, quelle caratteristiche storiche che non tutti possiedono, e allora bisogna conoscerli.Non basta guardare le videocassette. E comunque, non se ne fece nulla, di quel suo suggerimento?No, esatto, non basta. E no, non mi risulta che si fece mai qualcosa. Ci vuole programmazione per fare un lavoro del genere; e la creatività, l'intuizione, bisogna avere non solo in campo, ma anche fuori, a livello di decisioni dirigenziali.Grazie di cuore, Leo Junior.Grazie a voi...ci vediamo il 23 Marzo!
interviste
”Ho il cuore in due città, non fatemi scegliere!”
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