interviste

”Il Torino? Potrà essere la sorpresa del torneo”

di Stefano Rosso - Le sessantaquattro candeline del Torneo di Viareggio si sono spente lunedì e la tradizionale competizione giovanile per aggiudicarsi la Coppa Carnevale è iniziata. Le prime giornate di gare...

Stefano Rosso

di Stefano Rosso - Le sessantaquattro candeline del Torneo di Viareggio si sono spente lunedì e la tradizionale competizione giovanile per aggiudicarsi la Coppa Carnevale è iniziata. Le prime giornate di gare hanno visto i campioni in carica dell'Inter arenarsi sul pareggio contro i Belgi dell'Anderlecht, ma soprattutto la vittoria del Torino di Tonino Asta contro il temibile Spartak Mosca per 2-1.

Per l'occasione TN è andata ad intervistare in esclusiva uno dei maggiori esperti di calcio giovanile, Antonio Pigino, storico condottiero del vivaio granata nonchè uno degli ultimi allenatori del Torino che fu, in coabitazione con Renato Zaccarelli, nell'anno dell'ultima promozione prima del fallimento.

''Il Viareggio è una grandissima vetrina - esordisce Pigino - e tutti coloro che vi partecipano se ne rendono conto. Lo è per i giocatori perchè non bisogna dimenticare che la Primavera è l'anticamera del professionismo ma anche per allenatori, preparatori e collaboratori che, al pari dei ragazzi, vengono coinvolti in una situazione in cui hanno la possibilità di emergere: un'occasione per mettersi in mostra e ambire al salto per arrivare ad una panchina tra i prof''.

Quali sono le caratteristiche più importanti che devono avere le compagini che voglio puntare alla vittoria del Torneo? ''Sicuramente, oltre al discorso tecnico, uno dei fattori più incisivi è quello fisico: molte squadre nelle liste hanno inserito giocatori al limite dell'età consentita perchè spesso si tratta di atleti con più esperienza sportiva in grado di poter sostenere tanti sforzi in pochi giorni. Poi ovviamente anche le qualità tecnico-tattiche hanno un peso notevole, ma pure le motivazioni possono fare la differenza: si tratta di una competizione di portata mondiale, molto seguita da addetti ai lavori e non solo''.

Proprio la grande risonanza mediatica dell'evento può fornire indicazioni interessanti sul futuro dei giocatori: rispetto al campionato aumentano le pressioni per via dell'attenzione di stampa e addetti ai lavori concentrata unicamente sui pochi giorni della rassegna: ''Il Viareggio è come un'ultima selezione sulla quale incide moltissimo il discorso caratteriale: leggendo le liste delle squadre partecipanti, come dicevo, si possono scorgere molto bene le differenze di età dei ragazzi. Generalmente nelle categorie come gli Allievi si tende a giocare con giocatori sottoleva, mentre in queste Primavera succede molto meno: la rosa del Torino vanta ragazzi nati dal '92 fino al '95 e quattro anni di differenza in occasioni così sono tantissimi''.

Attenzione mediatica a parte, cosa cambia rispetto al campionato od altre competizioni a cui i ragazzi sono più abituati? ''Ci sono squadre che fanno ritiri di una settimana per prepararsi, chi poi durante la competizione prosegue la preparazione proprio a Viareggio in un clima e con un'intensità che fanno sentire molto più coinvolti. Rispetto alle settimane-tipo a cui i ragazzi sono abituati si tratta di una vita completamente diversa: si lavora quotidianamente per preparare le partita, anche durante i giorni di riposo si pianificano comunque delle sgambate ed ogni allenamento è vissuto con tensione molto più alta ed il coinvolgimento è totale. Su una rosa di 20 convocati per le partite c'è sempre chi non gioca o ha minutaggi più bassi: il giorno dopo ci si ritova a lavorare per gruppi, dove c'è chi fa esercizi di scarico chi invece lavora per mantere la condizione. Tutta le settimana è dedicata alla preparazione della gara''.

Il Viareggio diventa quindi un'occasione, per i ragazzi, per sperimentare la vita d'atleta, quella che dovranno seguire una volta che riusciranno ad affermarsi: ma tutto questo, quindi, non va a sminuire l'importanza del campionato? ''Sono due competizioni diverse: la Coppa Carnevale è una vetrina molto più ristretta come durata ma più aperta come visibilità, mentre il campionato in genere è più specifico per gli addetti ai lavori. Si può dire che durante la stagione le squadre lavorino per far crescere i propri ragazzi, mentre al Viareggio li mettano in mostra: molte società portano giovani dall'estero per farli vedere e le tribune dei vari campi sono gremite di osservatori non solo italiani ma da provenienti da tutt'Europa e forse anche oltre. Le due-tre settimane del Viareggio hanno lo scopo di mettere in luce il talento dei ragazzi e la loro capacità di farsi notare per ambire al grande salto in società professioniste italiane e non, il campionato Primavera serve per dare continuità a livello di categorie giovanili nazionali, per preparare i ragazzi alla Prima squadra''.

Quali ricordi conserva Antonio Pigino del Torneo di Viareggio? ''Non posso certo dimenticare la vittoria del 1998, 2-0 in finale contro l'Irineu, ma poi anche negli anni successivi come nel 2006 quando Lys Gomis ha vinto il premio come miglior giocatore, non semplicemente miglior portiere, di tutto la rassegna: una grandissima soddisfazione per noi e soprattutto per il ragazzo''.

Due parole sulla formazione di Asta: dove può arrivare il suo Torino quest'anno? "Le favorite della competizione sono senz'altro le squadre che stanno lavorando bene in campionato, quindi Milan, Inter, Juventus e Roma, ma mi auguro davvero che il Torino possa rivelarsi l'outsider di questa edizione: Antonino Asta, il mio capitano del Torino quando l'ho allenato, è stato molto bravo a costruire un gruppo che rispecchia appieno le sue caratteristiche, una squadra aggressiva e determinata che può ben figurare nonostante assenze e acciacchi. Il campionato, poi, lo ha dimostrato e dopo una partenza stentata la squadra ha ingranato la marcia: l'aspetto psicologico del gruppo non è una cosa semplice e per questo va lodato il lavoro dello staff perchè può starci che in ragazzino di quell'età possa lasciarsi prendere dallo scoramento, ma sta al tecnico ed ai suoi collaboratori riuscire a dar loro le motivazioni giusti per risalire ed emergere''.