interviste

”L’errore di Cairo è stato quello di voler bruciare le tappe”

di Gianluca Sacchetto


Gabriele Cioffi disputò una sola stagione in maglia granata, nel...

Redazione Toro News

"di Gianluca Sacchetto

"

"Gabriele Cioffi disputò una sola stagione in maglia granata, nel 2006/2007, ma i tifosi lo ricordano ancora con grande affetto, per il cuore, la grinta e la cattiveria agonistica che metteva sul terreno di gioco. In esclusiva per TN lo abbiamo contattato, in veste di doppio ex della sfida di questa sera tra Torino e Albinoleffe.

"Ciao Gabriele. A Torino sei arrivato in un momento di grande entusiasmo, con la serie A appena conquistata e i tifosi che sognavano un Toro finalmente in grado di stabilirsi nel calcio che conta. Che stagione è stata?“Dei primi sei mesi ho un ricordo bellissimo. Eccetto le prime tre gare ho, infatti, giocato di filata tutte le partite, con grande stima dell’allenatore e dell’ambiente circostante. E’ stato molto emozionante debuttare in serie A. Poi da gennaio c’è stata la rivoluzione, da un giorno all’altro, e non ho più trovato molto spazio. E, infine mi è stato detto che non rientravo più nei piani nella società. Ma nel complesso è stata un’annata importantissima, ho tratto grande insegnamento sia dalla prima metà di stagione che dalla seconda. E’ stato un motivo di crescita giocare in una piazza come quella di Torino, un onore per me. Auguro a tutti i giocatori di provare nella loro carriera un’esperienza del genere”.

"Un problema che ha caratterizzato poi anche le stagioni successive quello dei continui cambiamenti. Sei d’accordo?“Sì, il Torino ha pagato più di una volta le conseguenze. Ma, nonostante ciò, è una moda che si è mantenuta. Non può giovare all’ambiente cambiare in continuazione, le rivoluzioni societarie e di giocatori non conducono a nulla di positivo”.

"Prima dell’avventura in maglia granata, avevi affrontato il Toro in quella famosissima doppia finale playoff. Dopo la vittoria di Mantova pensavate forse di aver già raggiunto l’obiettivo?“Non credo fosse quello il problema. Noi abbiamo dato il massimo anche nella gara di ritorno. Chiaramente qualche giocatore ha risentito di un ambiente straordinario, non certo normale per una finale di serie B. Sarebbe stato più adatto ad un palcoscenico come la Champions League. Penso che nessuno dei 22 giocatori in campo, salvo uno o due del Toro, avesse mai visto uno spettacolo del genere: uno stadio pieno, accalorato, passionale. Ho ricordi forti di quella sera, provai emozioni incredibili. Tornai poi l’anno scorso da avversario con l’Albinoleffe, ma fu molto diverso, come normale che fosse. I risultati degli ultimi anni hanno fatto, ovviamente, scemare l’entusiasmo”.

"Nella tua carriera c’è anche l’esperienza al Novara, terminata nel 2005. Ti saresti aspettato, a distanza di cinque anni, di vedere la tua ex squadra al primo posto in serie B?“Sinceramente mi attendevo questi risultati, perché il direttore sportivo Sensibile, un mio carissimo amico con il quale ho anche giocato insieme due anni, ha saputo ridare entusiasmo alla piazza, con una gestione molto curata e con gli acquisti giusti. La promozione dell’anno passato è strameritata. Racconto un aneddoto: quando ero ad Ascoli due anni fa mi contattò il Novara, attraverso il ds di allora Sergio Borgo, chiedendomi se sarei stato disposto a tornare in maglia azzurra. Poi a giugno lui diede le dimissioni e, quindi, non si fece più nulla. Ma arrivai molto vicino al ritorno”.

"Questa sera il Toro affronta l’Albinoleffe, con cui tu hai disputato la stagione passata. Una piccola realtà che anno dopo anno si conferma ad ottimi livelli. Qual è il segreto?“Investimenti oculati e grande organizzazione societaria. Seppur ovviamente con numeri limitati, la gestione è da grande club, si bada anche alle minime cose. L’idea di base è sempre quella di fare il passo più corto della gamba, senza mai rischiare troppo. Da fuori può sembrare una sorpresa, ma chi conosce l’Albinoleffe da vicino sa che i risultati sono una diretta conseguenza del lavoro e dei sacrifici fatti dalle persone. In più c’è un centro sportivo all’avanguardia, in continuo miglioramento”.

"Come allenatore hai avuto Mondonico, uno che molti tifosi granata ancora rimpiangono. Che persona è all’interno dello spogliatoio?“Di poche parole ma che sa comunicare ciò che vuole, vista anche la sua grande esperienza, prima da calciatore e poi in panchina. Al di là di qualche inciampo ha sempre fatto bene e anche in questa stagione, dopo un inizio un po’ difficile, ha trovato la giusta miscela per portare l’Albinoleffe fuori dai guai.

"Ieri proprio Mondonico ha rivelato a “Toro News” che la differenza di pressioni può essere decisiva in taluni frangenti. Sei d’accordo anche tu?“Sicuramente è così, è chiaro che si percepisca in maniera notevole. L’Albinoleffe ha un pubblico familiare, poco presente numericamente e che quindi ti fa lavorare in assoluta tranquillità. Non è un caso che ogni anno escano alla ribalta 3-4 giovani. Per loro è fondamentale poter giocare senza assilli. A Torino le pressioni, le aspettative non sono facili da gestire, neanche per un giocatore esperto. Figurarsi per un ragazzo alle prime armi”.

"Come mai secondo te il Toro parte sempre sotto i migliori auspici e poi tutte le stagioni mostrano una squadra in grande difficoltà?“A mio parere nei primi anni del nuovo Toro ha pesato molto la troppa voglia del presidente di bruciare le tappe. Fondamentalmente quando è venuto in serie A c’era tutto un organigramma da costruire, ma Cairo ha subito pensato di fare il passo più lungo della gamba, comprando giocatori importanti: penso ad Abbiati, al campione del mondo Barone e ad altri. Probabilmente c’era, invece, da creare meno entusiasmo e fare le cose senza eccessiva fretta, valutandole attentamente. Forse il presidente non è stato consigliato nel modo giusto, perché ha speso tanto per il Toro ma non nel migliore dei modi. Ma devo anche dire che quando ci sono tanti abbonati e tanta passione è normale che chi sta a capo della società voglia subito fare bene, accontentando i tifosi”.

"Il Toro, a tuo parere, ha le potenzialità per risalire la china dopo un inizio di stagione piuttosto complicato?“La B è un campionato talmente lungo ed estenuante che può accadere tutto ed il contrario di tutto. L’anno scorso eravamo terzultimi e poi con sei vittorie consecutive siamo arrivati ad appena quattro punti dai playoff. Chiaro che il Toro non è l’Albinoleffe, come ho detto prima le pressioni sono molto diverse, ma c’è tutto il tempo per recuperare”.

"Finora la squadra granata ha preso tantissimi gol su palla inattiva. Come te lo spieghi, da difensore?“Premetto che il Toro da quando sono andato via io ha sempre avuto ottimi difensori nel proprio organico. Possono essere svariati i motivi di questa difficoltà, perché puoi avere tutta la concentrazione del mondo ma l’avversario può anticiparti di una frazione di secondo. In area di rigore è questione di attimi. Credo sia un momento, nel quale gira tutto storto. Sia con Ogbonna che con Di Cesare ho giocato insieme e sono elementi validissimi”.

"Questa sera che partita ti aspetti?“Le gare di B sono sempre un terno al lotto. Da buon ex, tenendo a tutte e due, spero in un pareggio. Augurando poi al Toro di inanellare una serie di 5-6 vittorie consecutive da sabato in avanti”.

"Adesso ti sei accasato al Carpi, con cui sei primo in classifica nel girone B di Seconda Divisione. Vi aspettavate una stagione del genere?“Assolutamente no perché l’obiettivo dichiarato della società è la salvezza. Poi il direttore sportivo, che conosco da oltre 15 anni, ha fatto gli acquisti giusti, con tante scommesse azzeccate e i risultati ora si vedono. Tanti miei compagni sono seguiti da squadre importanti, tra cui anche lo stesso Toro. Laurini su tutti, sul quale c’è anche l’interesse di squadre come Juventus, Sampdoria e Fiorentina. Di Gaudio, D’Ascoli. Giocatori giovani (’89 e ’90, ndr) che fanno gola a molte. Sono contento di avere fatto questa scelta, rifiutando anche qualche offerta proveniente dalla ex C1, come la Nocerina”.

"Trentacinque anni e non sentirli. Ora pensi ancora al calcio, ma nel futuro hai intenzione di cominciare una carriera da allenatore?“Sinceramente ora penso solo al futuro prossimo, e quindi al calcio giocato. Il momento in cui dovrò appendere le cosiddette scarpette al chiodo lo vedo ancora lontano nel tempo”.

"Grazie mille Gabriele e in bocca al lupo per l’avventura al Carpi.“Crepi e in bocca al lupo anche a voi e al Toro”.