di Ivana Crocifisso - Ha indossato la maglia granata ma anche quella amaranto. E domani sarà un attento spettatore di Torino-Reggina. Roberto Stellone, sotto la Mole, ha messo insieme 113 presenze in quattro anni e messo a segno sedici gol. Attualmente lavora nel Settore giovanile del Frosinone: la Berretti, di cui è allenatore, ha vinto il campionato e affronterà le fasi finali nel mesi di maggio. A Torino e al Toro Stellone è rimasto molto legato. Tanto da dichiarare senza troppi problemi che farà il tifo per la squadra di Ventura.Domani si affronteranno, per la terza volta in questa stagione, due squadre in cui tu hai giocato. Come ti auguri che vada?Spero che il risultato resti lo stesso. Sono rimasto legatissimo al Toro, alla maglia granata, e mi auguro che domani vada bene alla squadra di Ventura. I tre punti sono molto importanti per la classifica, meglio continuare a stare davanti che inseguire. Ho passato quattro anni a Torino, sono stato benissimo, ma ho lasciato il Toro dopo la retrocessione e quindi spero che il prossimo anno torni in ALa Reggina è ancora in corsa per i play-off, cosa che era nelle previsioni degli addetti ai lavori ad inizio stagione. Ma la cessione di Missiroli, per fare un esempio, ha fatto storcere il naso a molti. Si maligna che forse la A non sia proprio nei pensieri della societàNon credo a queste voci. Credo che la Reggina abbia deciso, da un po' di tempo a questa parte, di puntare sui giovani. Ma non solo per farli crescere, mettendo da parte l'obiettivo. Intendo dire che vuole conquistare qualcosa di importante puntando su di loro. Non riesco a pensare ad una società che non voglia andare in A. La massima serie significa anche grossi introiti, tra le altre coseE in questo ci possiamo agganciare al Torino. La squadra di Ventura è in testa alla classifica, ma il fatto che nell'ultimo periodo siano stati fallite varie occasioni per allungare sulle inseguitrici ha creato malumore. Può mai un presidente non volere la A?In riferimento a Cairo, che io conosco, non lo credo possibile nemmeno lontanamente. La A vuole dire anche prestigio, gioia, oltre a quello che dicevo sugli introiti. Se Cairo avesse avuto intenzione di non andare in A avrebbe venduto Bianchi ed Ogbonna ma soprattutto non avrebbe preso Ventura, e tutti gli altri giocatori che ha preso. Molti, vedendo il Toro di quest'anno, sono tornati con la mente alla prima stagione post fallimento, quella della promozione. Vedi più analogie o forse sono più le differenze, visto che quel gruppo – di cui facevi parte anche tu – si è trovato più ad inseguire?Noi avevamo passato un momento un po' così, dal punto di vista dei risultati, poi nel finale abbiamo trovato una serie di vittorie consecutive che ci hanno permesso di agguantare i play-off. Questo Toro è sempre stato davanti, ha dalla sua il fatto di poter gestire tutto con più serenità, ed è un vantaggio che chi insegue non ha.Un'ultima domanda sui fatti riguardanti il Genoa, tua ex squadra. Cosa pensi di quanto accaduto domenica scorsa?Ho giocato in piazze molto calde, come Napoli e Torino, e lo è ovviamente anche Genova. A Marassi cogli ogni coro dei tuoi tifosi, ma in generale in molti stadi ti senti urlare che la maglia si deve onorare. Dico la verità, ho visto fatti molto gravi accadere in passato, fatti violenti. Quanto a domenica, è molto facile da quello stadio avvicinarsi ai giocatori, visto com'è fatto l'impianto. Io credo che i tifosi volessero solo un gesto simbolico, quindi che i giocatori in campo si togliessero la maglia, prima di continuare. Ma non ero lì, e molte cose non le posso sapere. Forse in questo momento alla squadra farà bene giocare lontano da lì. I tifosi danno molto, quando le cose vanno bene soprattutto, ma forse al momento è meglio così.
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”Noi inseguivamo, il Toro attuale più sereno”
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