interviste

”Piacenza? Fallimento non inaspettato”

di Stefano Rosso -  A sette anni dal centenario il movimento calcistico nazionale perde un'altra delle sue realtà: dopo il commissariamento della Triestina degli scorsi mesi è toccata sorte analoga al...

Stefano Rosso

Sebbene al cuor non si comandi TN è andato ad ascoltare in esclusiva le parole di Paolo Cristallini, attuale direttore generale del Vicenza, ma centrocampista sbocciato al Toro ed esploso proprio con la maglia biacorossa: in Emilia ha disputato tre campionati, tra il '98 ed il 2001, militando due stagioni in serie A ed una in B prima di trasferirsi a Vicenza dove avrebbe poi appeso le scarpette al chiodo per iniziare la carriera dirigenziale dietro alla scrivania.

"Una notizia che purtroppo non mi coglie impreparato - ha esordito lo stesso Cristallini - perchè la vicenda era note da mesi ed era auspicabile che si sarebbe arrivati ad una soluzione del genere".

Quali ricordi conservi della tua avventura emiliana? "E' stato un periodo bellissimo: la proprietà, la famiglia Garilli, era la stessa e la posso solo ricordare in maniera splendida: erano precisi e puntuali come una società seria dovrebbe essere, ma poi erano erano molto vicini alla squadra, facevano sentire la loro presenza in modo positivo trasmettendo serietà e serenità all'ambiente".

Il calcio contemporaneo sta cambiando molto le sue radici: una volta le società ruotavano attorno ai grandi centri urbani, invece oggi gli esempi di Piacenza e Trieste dimostrano che non è più così: "Però stanno venendo fuori altre realtà più piccole come il Gubbio, la Nocerina o la Juve Stabia. Discorso analogo potrebbe anche essere il Sassuolo, ma è una realtà molto particolare perchè dietro alla società c'è un imprenditore molto importante e quindi le dinamiche sono un po' diverse".

Quali possono essere le ragioni di questi cambiamenti? "Sicuramente un vantaggio importante è dato dall'assenza di fardelli economici di gestioni precedenti da portarsi dietro, ma non bisogna certamente sminuire l'importanza di gestioni oculate: esempi come il Gubbio sono segnali importanti per tutto il movimento nazionale perchè dimostrano che è possibile fare calcio gestendo le proprie risorse in maniera equilibrata".

Il radicamento sul territorio, in termini di bacino d'utenza ed interesse sportivo ed economico, rimangono aspetti importanti per il calcio di oggi? "Assolutamente: la potenzialità di una città, di una provincia e di una regione sono aspetti da tenere in primaria considerazione"

Parlando invece del campionato attuale: si sta assistendo ad un livellamento molto leggero della competizione con una classifica molto corta davanti e molto corta dietro. "La serie B è questa e seppur imprevedibil ogni anno c'è da aspettarsi qualche sorpresa: ci sono società che hanno investimenti molto e si pensava potessero fare campionati più semplici, cosa che poi non è successa. L'unica squadra che sta viaggiando ad una marcia in più rispetto alle altre è il Torino, che sta facendo un campionato straordinario".Cosa sta capitando invece al Vincenza? Tra cambi in panchina e squadra, classifica alla mano, che oggi dovrebbe giocarsi lo spareggio contro il Gubbio per non retrocede: "E' una situazione particolare: siamo partiti ad inizio stagione in difficoltà di punti, poi sembrava avessimo trovato il modo giusto per uscirne ma invece è sempre mancato il guizzo decisivo. Adesso, con l'ultimo cambio in panchina, sono convinto che siamo sulla giusta strada: i punti non sono ancora arrivati, ma il modo di lavorare e l'umore della squadra ci stanno dando ampi segnali di aver finalmente trovato la giusta direzione".

(foto: calciomercato.it)