
Maurizio Pistocchi osserva sempre con grande attenzione tutto il mondo calcio: dagli aspetti tecnico/tattici a quelli inerenti alla moviola. In esclusiva su Toro News, il giornalista ex Mediaset affronta diverse tematiche calde in casa Torino.
Esclusiva
Maurizio Pistocchi osserva sempre con grande attenzione tutto il mondo calcio: dagli aspetti tecnico/tattici a quelli inerenti alla moviola. In esclusiva su Toro News, il giornalista ex Mediaset affronta diverse tematiche calde in casa Torino.
Buongiorno Maurizio. Si è dato una spiegazione dell’andamento del Torino?
“Incomprensibile l’andamento del Torino. Anche nel girone di ritorno le prestazioni non sono state male, basti pensare alla personalità espressa nel derby. Ci sono, secondo me, due chiavi di lettura: la prima riguarda i limiti tecnici e caratteriali per cui non si è riusciti a fare il salto di qualità; la seconda riguarda le distrazioni mentali per troppi giocatori. Si è cominciato a parlare di Bremer all’Inter, al Milan, al Manchester United; si è cominciato a parlare del rinnovo di Belotti con insistenza. Quando si inizia a parlare di queste questioni, prettamente economiche, all’interno di un gruppo, c’è sempre qualcosa che non funziona. Se si personalizzano le prestazioni di una squadra, si incrinano i rapporti e viene meno il concetto di gruppo. Se nella squadra c’è un elemento o ci sono più elementi coinvolti in situazioni scomode, allora si verificano sempre problematiche nella squadra”.
Anche all’Hellas Verona il girone di ritorno di Ivan Juric è stato meno positivo di quello d’andata. Un caso?
“Juric fa un calcio molto fisico e dispendioso. Sia con l’Hellas sia con il Torino ha probabilmente scelto di partire forte per salvare la categoria. Ciò provoca un calo nel girone di ritorno. Dall’esterno, senza vedere gli allenamenti, è però difficile emettere un giudizio”.
Juric continua, poco o tanto, a punzecchiare la società per cercare di migliorarla. Si tratta del giusto atteggiamento?
“Io penso che il progetto debba essere accettato prima di firmare il contratto. Prima si concorda il progetto e poi si firma, non il contrario. Quando uno firma, non può più lamentarsi della gestione societaria. Mi sembra un dato di fatto che il Torino sia gestito ormai da 17 anni con molta parsimonia da Urbano Cairo. La gestione è virtuosa perché senza spendere troppo il Torino ha sempre mantenuto la categoria. Inoltre, ha un bilancio sano, il che non è scontato in un momento molto particolare per il calcio nostrano, tanto che anche la società più importante italiana viene indagata per falso in bilancio”.
Zero rigori per il Torino da agosto a oggi in campionato. Qual è l’episodio arbitrale più grave?
“L’episodio più grave il Torino l’ha patito a Bologna: non si è mai visto che uno prende il pallone con le mani a gioco in corso e non viene fischiato calcio di rigore. Non si capisce come si sia potuto verificare un errore del genere. Anche lo sbaglio contro l’Inter è stato grave, ma un po’ più comprensibile. L’arbitro Guida era impossibilitato a vedere, mentre il Var Massa doveva interpretare in modo diverso l’azione. Il Torino si è sempre lamentato degli arbitraggi e penso che ci sia sempre stata non grande attenzione nei confronti di un club che per storia e leggenda dovrebbe essere tenuto in palmo di mani dallo sport italiano. Purtroppo, ci sono dinamiche incomprensibili nel nostro calcio. Oggi con la tecnologia non sono più accettabili certi errori”.
Si è fatto un’idea sul rinnovo di Andrea Belotti?
“Il tempo in cui il capitano del Torino firmava il contratto in bianco sul tovagliolo di un ristorante è finito. Oggi i giocatori hanno intorno a loro strutture che si sorreggono sul guadagno del calciatore stesso. C’è sempre una tensione notevole quando il giocatore va in scadenza. Chi ha offerte importanti, cambia. Lo abbiamo visto con Kessie o con Dybala, perché si vuole monetizzare. Credo che Belotti sia un bravissimo ragazzo che ha interpretato sempre il suo ruolo nel Toro con professionalità e senso del dovere. Se poi arrivi a un punto nel quale le tue idee e quelle della società sono totalmente diverse, è giusto lasciarsi. Non esistono contratti a vita”.
Concorda con chi dice che Belotti avrebbe meritato un Toro con più ambizioni?
“L’ambizione non dipende da quelle che sono le risorse economiche, ma dalle capacità del progetto tecnico. Il Villareal in Spagna insegna: 50mila abitanti, un progetto solido, un’Europa League in bacheca, uno scalpo alla Juventus in Champions League. Si è sempre rimproverato a Cairo di non spendere. Secondo me, il vero problema non sono stati i soldi spesi o non spesi da Cairo, ma il progetto che lui ha in mente con il Torino. Non so se è un progetto tecnico chiaro. Cairo, essendo stato un calciatore di discreto livello, ha una sua idea del calcio e molte volte chi ha giocato, non è un bravo dirigente. Ha speso molti soldi, parecchie volte non li ha spesi bene. Il Torino di oggi non è un brutto Toro. Ha un’identità e ha un bel gioco. Bisogna migliorare alcuni aspetti organizzativi per raggiungere risultati ambiziosi”.
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