di Alessandro Salvatico
interviste
Pulici: ‘Per fare paura occorre non averne’
di Alessandro Salvatico
Oggi pomeriggio alle ore 15 si è tenuta l'inaugurazione del Toro Club “Orfeo Pianelli – Costa Azzurra”, con sede in via Cordero di...
Oggi pomeriggio alle ore 15 si è tenuta l'inaugurazione del Toro Club “Orfeo Pianelli – Costa Azzurra”, con sede in via Cordero di Pamparato 7, dietro piazza Bernini. Le pareti dei locali sono piene di immagini di Toro, di quadri, foto e cimeli, e gli spazi sono pieni di persone venute qui per la bella occasione, insieme a numerosi ospiti, tra i quali Paolo Pulici.Paolo Pulici, così tanta gente oggi qui presente è segno che per i tifosi del Toro il riferimento è ancora Orfeo Pianelli, il presidente più amato.Il fatto che sia il presidente più amato è perché lui ha dimostrato sempre di essere un uomo con una sola parola; nei primi anni si doveva lottare per non retrocedere, e lui lo diceva. Poi, ha iniziato a credere nei ragazzi del Filadelfia, e ha avuto anche la “fortuna” di arrivare a vincere lo scudetto.Su Pianelli è difficile dire parole che ancora non siano state dette. Ha saputo costruire una squadra che ancora oggi viene ricordata tra le più forti.Il Torino di Pianelli, al giorno d'oggi avrebbe disputato nove volte la Champions League. E' un rimpianto, per lei, non aver potuto usufruire più di tanto del palcoscenico internazionale?Ora è più facile, partecipano più squadre; allora solamente le squadre vincitrici del campionato, le altre facevano la UEFA. Era più difficile. Non ho questo rimpianto, ho la soddisfazione di sapere che abbiamo trasmesso tanta voglia di Toro, e che abbiamo creato una squadra in cui ci divertivamo vincendo.In molti pensano che Pianelli abbia costruito una squadra vincente perché spendeva molti soldi.Non ha mai usato molti soldi. Ha usato molta intelligenza. Ha capito che chi proveniva dal vivaio aveva più attaccamento alla maglia e, magari, ti faceva quella corsa in più che può portarti a vincere le partite.Gianni De Biasi ha dichiarato che la squadra non ha un problema fisico, ma mentale; si demoralizza, molla. Voi, invece, eravate diversi in questo.Un vecchio allenatore diceva che lui faceva giocare “chi ha fame; perchè quelli con la pancia piena, dormono”. In effetti, se non hai fame non fai la corsa in più, non corri il rischio di andare a prenderti un calcione. E alla fine dell'anno, magari, scopri che i punti che sono serviti per salvarsi potevano essere punti che ti portavano a vincere. D'altronde, allora non si facevano contratti come ora: ogni anno dovevi guadagnartelo, e alla fine della stagione, non prima, dovevi essertelo meritato di nuovo. Non si facevano contratti di molti anni.Cosa prova a trovarsi qui, circondato di immagini che riguardano lei e il suo Toro?Essere qui, beh, è tornare indietro di...di tanti anni, non pensiamo a quanti! E poi, vedere tutte queste foto di miei compagni, tutte sui muri, vuole dire che il campo, ormai, è proprio un ricordo, per noi...Cosa pensa del fatto che non ci sia nessuno di quella squadra in società? Eppure, avreste avuto tanto da insegnare, tanto di quel patrimonio da trasmettere...Bisognerebbe chiedere a chi ha gestito la società in precedenza. Qualcuno ha detto una frase che magari potrà sembrarvi superflua, che dice: “Fa più paura l'ombra che la persona”.Questo vuol dire che lei potrebbe essere un personaggio scomodo? Che Pulici oggi rischierebbe di oscurare altri, con il suo carisma?Pulici oggi è rimasto quello che scendeva in campo, credo che questo abbia mantenuto il suo valore presso i tifosi. La coerenza, l'onestà davanti a ogni cosa, sono i valori che mi porto dentro; se oggi non sono prioritari, e il calcio è così cambiato, io mi chiamo fuori.Come fare a mantenere pulsante il Vecchio Cuore Granata? Quali valori servono?Valori che oggi si usano poco. Si vede: uno oggi bacia la maglia dopo un gol, e quindici giorni dopo ne bacia un'altra. Allora, uno baciava la maglia dopo anni, e non era un fenomeno dopo una bella rete, ma dopo molto tempo e se si confermava.Quanto manca il Filadelfia?Moltissimo, non inteso come mura, ma come la gente che c'era dentro. I vecchi, le persone, che ti dicevano cosa voleva dire essere del Toro. A volte anch'io mi chiedevo cosa significasse, ai primi tempi, poi senti le persone che, in allenamento, ti dicono “quel gol l'hai fatto come Mazzola” (o “come Loik”, e così via), sono cose che avvicinano molto. Tu, giocatore della prima squadra, parli con un ragazzino a bordo campo, e dopo qualche anno rivedi quel ragazzino in Serie A; era un mondo che si tramandava.Il confronto con le nuove generazioni è improponibile?Io so dove potete vedere questo modo di operare, ve lo posso dire: venite a Zingonia, a guardare gli allenamenti. Tutte le squadre, dalla prima ai ragazzini, si allenano sugli stessi campi. Ma l'Atalanta è un'eccezione, l'unica che fa giocare i propri giovani.Pulici tra le altre cose è stato un vero castiga-Juve. Il derby si avvicina, mancano 20 giorni, e potrebbe essere un derby della paura; come fare per non averne, anzi per incuterne?Noi incutevamo paura perché non avevamo paura. In campo, poi, te la giochi, e se gli altri si dimostrano più bravi di te, tanto di cappello; ma la voglia di vincere devi averla dentro, e non significa dichiararlo nella settimana che precede la partita. E' quella corsa in più che dicevo prima.
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di Alessandro Salvatico
Oggi pomeriggio alle ore 15 si è tenuta l'inaugurazione del Toro Club “Orfeo Pianelli – Costa Azzurra”, con sede in via Cordero di...
Oggi pomeriggio alle ore 15 si è tenuta l'inaugurazione del Toro Club “Orfeo Pianelli – Costa Azzurra”, con sede in via Cordero di Pamparato 7, dietro piazza Bernini. Le pareti dei locali sono piene di immagini di Toro, di quadri, foto e cimeli, e gli spazi sono pieni di persone venute qui per la bella occasione, insieme a numerosi ospiti, tra i quali Paolo Pulici.Paolo Pulici, così tanta gente oggi qui presente è segno che per i tifosi del Toro il riferimento è ancora Orfeo Pianelli, il presidente più amato.Il fatto che sia il presidente più amato è perché lui ha dimostrato sempre di essere un uomo con una sola parola; nei primi anni si doveva lottare per non retrocedere, e lui lo diceva. Poi, ha iniziato a credere nei ragazzi del Filadelfia, e ha avuto anche la “fortuna” di arrivare a vincere lo scudetto.Su Pianelli è difficile dire parole che ancora non siano state dette. Ha saputo costruire una squadra che ancora oggi viene ricordata tra le più forti.Il Torino di Pianelli, al giorno d'oggi avrebbe disputato nove volte la Champions League. E' un rimpianto, per lei, non aver potuto usufruire più di tanto del palcoscenico internazionale?Ora è più facile, partecipano più squadre; allora solamente le squadre vincitrici del campionato, le altre facevano la UEFA. Era più difficile. Non ho questo rimpianto, ho la soddisfazione di sapere che abbiamo trasmesso tanta voglia di Toro, e che abbiamo creato una squadra in cui ci divertivamo vincendo.In molti pensano che Pianelli abbia costruito una squadra vincente perché spendeva molti soldi.Non ha mai usato molti soldi. Ha usato molta intelligenza. Ha capito che chi proveniva dal vivaio aveva più attaccamento alla maglia e, magari, ti faceva quella corsa in più che può portarti a vincere le partite.Gianni De Biasi ha dichiarato che la squadra non ha un problema fisico, ma mentale; si demoralizza, molla. Voi, invece, eravate diversi in questo.Un vecchio allenatore diceva che lui faceva giocare “chi ha fame; perchè quelli con la pancia piena, dormono”. In effetti, se non hai fame non fai la corsa in più, non corri il rischio di andare a prenderti un calcione. E alla fine dell'anno, magari, scopri che i punti che sono serviti per salvarsi potevano essere punti che ti portavano a vincere. D'altronde, allora non si facevano contratti come ora: ogni anno dovevi guadagnartelo, e alla fine della stagione, non prima, dovevi essertelo meritato di nuovo. Non si facevano contratti di molti anni.Cosa prova a trovarsi qui, circondato di immagini che riguardano lei e il suo Toro?Essere qui, beh, è tornare indietro di...di tanti anni, non pensiamo a quanti! E poi, vedere tutte queste foto di miei compagni, tutte sui muri, vuole dire che il campo, ormai, è proprio un ricordo, per noi...Cosa pensa del fatto che non ci sia nessuno di quella squadra in società? Eppure, avreste avuto tanto da insegnare, tanto di quel patrimonio da trasmettere...Bisognerebbe chiedere a chi ha gestito la società in precedenza. Qualcuno ha detto una frase che magari potrà sembrarvi superflua, che dice: “Fa più paura l'ombra che la persona”.Questo vuol dire che lei potrebbe essere un personaggio scomodo? Che Pulici oggi rischierebbe di oscurare altri, con il suo carisma?Pulici oggi è rimasto quello che scendeva in campo, credo che questo abbia mantenuto il suo valore presso i tifosi. La coerenza, l'onestà davanti a ogni cosa, sono i valori che mi porto dentro; se oggi non sono prioritari, e il calcio è così cambiato, io mi chiamo fuori.Come fare a mantenere pulsante il Vecchio Cuore Granata? Quali valori servono?Valori che oggi si usano poco. Si vede: uno oggi bacia la maglia dopo un gol, e quindici giorni dopo ne bacia un'altra. Allora, uno baciava la maglia dopo anni, e non era un fenomeno dopo una bella rete, ma dopo molto tempo e se si confermava.Quanto manca il Filadelfia?Moltissimo, non inteso come mura, ma come la gente che c'era dentro. I vecchi, le persone, che ti dicevano cosa voleva dire essere del Toro. A volte anch'io mi chiedevo cosa significasse, ai primi tempi, poi senti le persone che, in allenamento, ti dicono “quel gol l'hai fatto come Mazzola” (o “come Loik”, e così via), sono cose che avvicinano molto. Tu, giocatore della prima squadra, parli con un ragazzino a bordo campo, e dopo qualche anno rivedi quel ragazzino in Serie A; era un mondo che si tramandava.Il confronto con le nuove generazioni è improponibile?Io so dove potete vedere questo modo di operare, ve lo posso dire: venite a Zingonia, a guardare gli allenamenti. Tutte le squadre, dalla prima ai ragazzini, si allenano sugli stessi campi. Ma l'Atalanta è un'eccezione, l'unica che fa giocare i propri giovani.Pulici tra le altre cose è stato un vero castiga-Juve. Il derby si avvicina, mancano 20 giorni, e potrebbe essere un derby della paura; come fare per non averne, anzi per incuterne?Noi incutevamo paura perché non avevamo paura. In campo, poi, te la giochi, e se gli altri si dimostrano più bravi di te, tanto di cappello; ma la voglia di vincere devi averla dentro, e non significa dichiararlo nella settimana che precede la partita. E' quella corsa in più che dicevo prima.
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