Allargando gli orizzonti, parliamo del Torino. Come giudica la scelta di Marco Giampaolo?
“Il Torino ha investito su uno degli allenatori più bravi e più preparati del panorama calcistico italiano. È un tecnico bravo e preparato, ma ha bisogno del giusto tempo per far assimilare i suoi principi di gioco, che sono un po’ particolari”.
Cosa apprezza di più delle idee calcistiche di Giampaolo?
“Mi piace che predichi un calcio propositivo. Ama tenere la linea alta e aggredire alti gli avversari. Riesce ad inculcare questo tipo di mentalità ai suoi ragazzi, ma ovviamente non è un processo rapido. Le difficoltà iniziali sicuramente ci saranno, perché fanno parte di un modo di interpretare il calcio diverso. Il Torino non attenderà più l’avversario, ma proverà ad aggredirlo”.
Passando a lei, dopo l’esperienza in Serie B alla Cremonese, ora è fermo senza squadra. Dispiaciuto?
“Ho allenato per undici anni consecutivi, poi dall’esonero di Cagliari a Cremona ho vissuto due o tre anni meno positivi. Tuttavia, ciò non scalfisce la convinzione di trovare il progetto giusto. Conosco il mondo del calcio e non mi demoralizzo”.
Un’ultima domanda. A Cremona ha incontrato per un breve periodo un ex Torino come Vittorio Parigini, classe 1996, che è stato venduto al Genoa lo scorso gennaio. Sotto la Mole non è mai sbocciato e si è anche lasciato in malo modo con l’ambiente granata. Che giocatore aveva trovato a Cremona?
“Con me si è comportato benissimo. Si è applicato per ritrovare una condizione decente dopo tanti mesi senza partite. Se è in forma, Vittorio può fare la differenza: ha velocità e sa saltare l’uomo. Purtroppo per lui, però, è stato spesso infortunato negli ultimi anni. Mi auspico che possa raggiungere la definitiva maturità fisica e caratteriale per dimostrare tutto il suo valore”.
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