di Edoardo Blandino
interviste
Sartori mette in guardia il Toro
di Edoardo Blandino
Giovanni Sartori è uno dei dirigenti più apprezzati nel panorama italiano: considerato uno degli artefici del “Miracolo Chievo”, viene stimano da tutto...
"Sartori, il Chievo ha avuto una seconda parte di stagione molto positiva. Uno degli artefici principali è stato Di Carlo. Ma quanto conta effettivamente l’allenatore in una squadra?«Credo che l’allenatore sia importantissimo, ma lo sono anche i dirigenti e i calciatori. Non basta una sola componente, servono tutte e tre. In ogni caso più la squadra è piccola, più è importante il tecnico. Nelle Big ci sono i campioni che da soli possono vincere le partite e il mister deve gestire i giocatori più che allenarli».
"Durante una stagione, anche se difficile, è giusto cambiare addirittura tre allenatori?«Teoricamente non ha senso sostituirne neppure uno. Il motivo è semplice: si costruisce la squadra insieme. Infatti nel Chievo, in questi anni, abbiamo cambiato pochissimo. Però, poi, capitano situazioni in cui i dirigenti capiscono che non si può fare a meno di prendere decisioni drastiche. Certo, se si cambiano tre allenatori, significa che le altre due volte si è sbagliato. Ma se viene fatto, è perché probabilmente c’erano i presupposti per farlo».
"In passato è stato considerato uno degli artefici del “Miracolo Chievo”: una squadra che dopo anni di gavetta è improvvisamente esplosa rivelandosi come una bella realtà del calcio italiano. Quale suggerimento può dare al Toro?«Non c’è nessuno segreto. L’unica cosa da sottolineare è il grande lavoro svolto da parte di tutti: società, staff e giocatori. Abbiamo collaborato dal primo all’ultimo con grande umiltà. L’unica via è l’impegno da parte di tutti. Tutto qua. Poi abbiamo avuto anche un po’ di fortuna, cosa che non guasta mai».
"Per una società qual è la via migliore dopo la retrocessione: smantellare e ricominciare quasi da capo o cercare di risalire subito?«Ci è successo con il Chievo e posso parlare per esperienza diretta: se non provi a vincere subito diventa tutto più difficile. E poi la B è un disastro dal punto di vista economico».
"E allora come si può fare? «L’unico modo per abbattere i costi è liberarsi di molti giocatori. Noi abbiamo dovuto smembrare quasi tutto l’organico. Però, pur mandando via molti uomini, bisogna mantenere una squadra importante per risalire subito. Anche perché ripeto: il primo anno si può tornare in A, poi è sempre più difficile».
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