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Stefano Colantuono: “Al Toro di Giampaolo serve tempo. Atalanta? Da scudetto”

Esclusiva TN / Le parole del doppio ex in vista della gara di sabato alle 15 al "Grande Torino"

Andrea Calderoni

Stefano Colantuono ha vissuto due parentesi importanti della propria carriera da allenatore a Bergamo sponda Atalanta e a Torino sponda granata. Sabato alle 15 vivrà, perciò, una delle gare che emotivamente lo coinvolgono di più in Serie A. Due le avventure all’Atalanta tra il 2005 e il 2007 e poi soprattutto dal 2010 al 2015 con quasi 300 panchine totali. Al Torino, invece, una stagione, caratterizzata da un esonero, da un ritorno e da un play-off perso.

Buongiorno mister, il Torino visto a Firenze non ha convinto. Cosa ne pensa?

“Ci vuole un po’ di pazienza e dopo 90 minuti non si possono emettere dei giudizi realistici. Il Torino si è assicurato un allenatore molto competente e molto bravo. Sulla scelta dell’allenatore non ci sono, quindi, dubbi. A mio modo di vedere è azzeccatissima. Giampaolo è un tecnico con una precisa idea di calcio e per attuarla c’è bisogno di tempo”.

È vero che ci vorrà del tempo, ma serviranno ancora alcuni ingressi dal calciomercato. È d’accordo?

“Penso che Giampaolo si sia confrontato e si confronti quotidianamente con il direttore sportivo e con il presidente. Fino ad oggi sono arrivati giocatori richiesti dal tecnico, alcuni dei quali sono già stati allenati da Giampaolo, e credo che la società accontenterà eventuali altre richieste dell’allenatore. Mi sembra che il discorso organizzativo dal punto di vista tecnico stia procedendo nella giusta direzione”.

Rincon nel ruolo di regista come lo giudica?

“Io mi fido del tecnico che lo vede tutti i giorni in allenamento e ha deciso di schierarlo regista davanti alla difesa. Se per Giampaolo potrebbe disimpegnarsi bene anche in quel ruolo, io credo che meglio di lui non lo può sapere nessuno”.

Quanto è complicato fare l’allenatore nell’epoca del Covid? Le insidie sono sempre dietro all’angolo e Giampaolo ne sa qualcosa considerate le positività nel gruppo granata.

“Sono criticità che stanno vivendo un po’ tutte le squadre. Bisogna stare un po’ più attenti del solito rispettando i protocolli. Tutti quanti devono essere coscienziosi perché non si può far fermare nuovamente la macchina. La linea del massimo rigore è quella corretta e bisogna continuarla a seguire”.

Ha parlato di macchina per definire il mondo del calcio. Negli ultimi anni una macchina pressoché perfetta è stata l’Atalanta. Potrà confermarsi nuovamente?

“L’Atalanta è ormai una realtà consolidata del calcio italiano ed europeo. È una big perché si fonda su un progetto solido. Credo che possa essere inserita nella lotta per lo scudetto”.

L’ultimo Torino-Atalanta è terminato 0 a 7. Molti giocatori che erano presenti in quella notte di gennaio vestono ancora il granata. Una ferita così si può rimarginare rapidamente oppure può ancora bruciare a distanza di mesi?

“Fu una sconfitta veramente pesante. Il Torino, però, non è stato l’unico ad essere uscito con le ossa rotte con l'Atalanta e perciò non deve sentirsi come macchiato di chissà che cosa. È stata una giornata negativa, vissuta purtroppo contro una squadra che se sta bene ti punisce severamente. Normale che a distanza di mesi ci sia un po’ di spirito di rivalsa, ma si deve passare oltre e pensare all’oggi”.

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