di Gianluca Sacchetto - Nell’immaginario del tifoso i risultati di una squadra dipendono dalle prestazioni dei giocatori, dall’allenatore e dal lavoro fatto dalla dirigenza in sede di calciomercato. Ci sono, però, delle figure che lavorano più nell’ombra e che risultato spesse decisive. Tra di esse c’è quella del preparatore atletico. Per vedere questo finale di stagione da una prospettiva diversa abbiamo intervistato in esclusiva per Toro News il Professor Alessandro Innocenti, preparatore atletico del Torino.
interviste
”Tanti impegni ma hanno ancora benzina”
di Gianluca Sacchetto - Nell’immaginario del tifoso i risultati di una squadra dipendono dalle prestazioni dei giocatori, dall’allenatore e dal lavoro fatto dalla dirigenza in sede di calciomercato. Ci sono,...
Buonasera Professore, quanto ne risente la squadra di questo tour de force finale?
“Finora non ci sono grossi problemi nonostante le due partite e mezza giocate in uno spazio brevissimo. Ora bisogna capire nei prossimi giorni come avranno assorbito la fatica ma le sensazioni che ho in vista della partita di lunedì contro il Padova sono positive, la squadra ha ancora benzina per questo finale”.
Quali rimedi sta applicando il Torino?
“Stare molto attenti alle fasi di recupero soprattutto per chi si allena dopo la partita. Sempre più spesso vengono svolte partitelle in famiglia a campo grande per chi gioca un po’ di meno perché altrimenti diventa difficile tenere la condizione, i ragazzi rischierebbero di perdersi un po’. Invece, in questo modo tutti restano sulla corda e se vengono chiamati dall’allenatore possono dare il loro contributo. Alcuni poi fanno degli allenamenti specifici”.
Il periodo di inattività, tra sospensioni e rinvii, che ha fatto sì che il Torino non giocasse per una ventina di giorni ha influito?
“Non è stato facile ritrovare subito il ritmo partita dopo una sosta forzata di venti giorni ma devo dire che la squadra ha risposto nel migliore dei modi”.
Quanto ha influito sul periodo di forma attuale il ritiro di Malta e che vantaggi il Torino può avere avuto e avrà rispetto alle avversarie?
“Sicuramente ha influito positivamente ma è difficile da quantificare rispetto alle altre. Abbiamo fatto tutti doppi allenamenti, un buon lavoro sui campi in cui si allena la nazionale. La sfortuna è stata quella di trovare quattro giorni di pioggia in un posto in cui non piove praticamente mai. Lavorare al caldo, comunque, non può che averci fatto bene”.
In questo momento il reparto che sta meglio di tutti dal punto di vista fisico è quello di centrocampo, nonostante le poche alternative. Come è possibile?
“Non me lo so spiegare neanche io (ride, ndr). No, a parte gli scherzi si tratta di ragazzi che si applicano molto sul lavoro e che hanno fatto proprio il modo di lavorare proposto all’inizio del ritiro, così come tutti gli altri compagni. In questo è importante il fatto che Iori, Basha e Vives non abbiano praticamente mai subito infortuni e la continuità sul lavoro è un aspetto fondamentale. Non dimentichiamoci poi De Feudis, che è vero che ha giocato meno ma è sempre stato sul pezzo e lo ha dimostrato quando è stato chiamato in causa”.
Crede alle preparazioni mirate alla partenze veloci o alla crescita nel corso della stagione?
“Sinceramente no. L’obiettivo è quello di trovare una buona condizione e poterla mantenere per tutto l’anno, non credo a queste scelte. Con la possibilità, come accaduto quest’anno, di fare maggiori carichi in quello che di fatto è stato l’unico periodo che ce lo ha consentito: le vacanze di Natale”.
È, però, ipotizzabile per fare un esempio un’Atalanta che decide di partire subito a mille per annullare la penalizzazione e mantenere l’entusiasmo nella piazza?
“In quel caso sono più le motivazioni a fare la differenza, più l’aspetto psicologico rispetto a quello fisico. E quando una squadra lo acquisisce per quanto riguarda rabbia o determinazione non può neanche poi spremerlo troppo perché altrimenti si rischia di arrivare nella parte finale del campionato con le batterie scariche e bisogna necessariamente rigenerarsi. In questo Ventura è uno tra i migliori, perché non esistono giocatori che non scendono in campo nel corso di una stagione, ognuno almeno sei-sette presenze le fa e in questo modo anche sotto il piano mentale la squadra sta bene”.
Il rapporto con Ventura prosegue ormai da molti anni. Cosa è cambiato in questo tempo?
“Devo dire parecchie cose, ogni anno inseriamo sempre qualcosa di nuovo. Dall’esperienza di Cagliari Ventura ha modificato tre volte metodo di gioco, con ulteriori cambiamenti all’interno di essi. Non è un allenatore integralista nonostante la grande esperienza. È, come si suol dire, un allenatore giovane, che non ha paura di fare nuove sperimentazioni”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA