di Valentino Della Casa - Gianluca Petrachi sa di avere un piccolo record, nel Torino targato Cairo. Sa che essere direttori sportivi per più di un anno (o per più di sei mesi, talvolta) in granata non era ancora riuscito a nessuno. Lo sa, ne è orgoglioso e vorrebbe rimanere ancora a lungo, “ma non, come dico sempre, a dispetto dei santi”. In questa prima parte di stagione, poi, sta andando tutto bene, ma sarebbe da sciocchi cantare già vittoria: l’importante è “restare concentrati”, senza perdere di vista l’obiettivo finale. Di questo e di tanto altro il ds granata ha parlato in esclusiva a Toro News, per augurare un sereno Natale e un felice anno nuovo a tutti i tifosi del Toro. Sperando che, questa volta, la tanto agognata meta possa finalmente essere raggiunta.Direttore, buongiorno. Lei ha idea che non è da tutti mangiare per due volte consecutive il panettone, qui a Torino?Me ne sono fatto un’idea, sì. Infatti ho comprato un prosecco di alta qualità per poterli meglio digerire! (ride, ndr) Scherzi a parte, lo sapete quanto ci tengo al Torino: da parte mia posso garantire di non aver mai lesinato l’impegno. Io sono dell’idea che il lavoro paghi sempre, e di certo non sono rimasto a rigirarmi i pollici in questi due anni. Poi sarà il tempo a giudicare la qualità del mio operato: spero di avere un riscontro positivo.Potrebbe già averlo l’anno prossimo, ancora qui a Torino, in quella serie che tutti si aspettano, anche se ancora non si sa niente del suo rinnovo contrattuale…Prima di rispondere a questa domanda, desidererei aprire una piccola parentesi: quando arrivai quel 28 dicembre 2009 il Toro era sull’orlo del baratro, a soli sei punti dai play out, con un organico che veniva già da una retrocessione e che risentiva ancora di quelle vecchie scorie. Il mio compito (e si è protratto anche l’anno scorso) è stato quello non solo di risanare i conti – e, garantisco, c’è stato veramente molto lavoro da fare – ma anche cercare di impostare una base per poter iniziare a crescere. Per ora posso dire di aver, se mi permettete la metafora, apparecchiato la tavola. Adesso ci sono anche delle pietanze piuttosto gustose nei piatti, sarebbe per me un peccato non poterle mangiare. C’è dunque la consapevolezza di essere riusciti a creare qualcosa di importante, quest’anno, ma secondo lei questo Torino dove può arrivare?Beh, non sta a me dover ribadire che l’augurio di tutti sia raggiungere quell’obiettivo che scaramanticamente non cito. L’importante è che gradualmente questa squadra, questo organico continui a crescere. Non solo quest’anno, ma anche nelle stagioni a venire. Mi sembra fuori luogo fare proclami (anzi, penso che non vadano fatti in generale), tuttavia, per riallacciarmi al discorso di prima, la tavola è bene imbandita, ma occorrono ancora alcune portate. Siamo alle porte di una sessione di mercato: un’occasione in più per poterci ulteriormente potenziare, senza però essere miopi.Ecco, il mercato. Si è scritto, attraverso queste pagine, che non bisognerà aspettarsi grandi movimenti, è così?Sì, posso dire che non ci saranno particolari squilli di tromba. Agiremo sotto traccia, e soprattutto senza doverci per forza affannare alla ricerca di giocatori che abbiamo già in casa. Il rischio (gravissimo) sarebbe quello di rompere gli equilibri all’interno dello spogliatoio: una macchina attualmente molto ben collaudata. In primis vogliamo accontentare Gasbarroni, merita di giocare e di trovare spazio. Poi valuteremo la situazione dei nostri infortunati e cercheremo di capire la durata della loro assenza. Anche se, vi posso dire, alcuni stanno recuperando veramente bene.Caccia all’esterno, dunque?Sì, attualmente la priorità (l’unica) è per quel ruolo. Poi, qualora ci fossero giocatori che espressamente ci chiedono di essere ceduti per trovare più spazio, allora li accontenteremo. Altrimenti, come ho detto, resteremo così: abbiamo dimostrato di essere già molto competitivi.Certamente grazie anche all’allenatore. Il tandem Ventura-Petrachi è sempre ben collaudato?Collaudatissimo. Tra me e il mister c’è grandissima sintonia e unità di intenti. Anche in sede di mercato. Ci segnaliamo reciprocamente dei giocatori: quando siamo tutti convinti (e per tutti intendo Cairo, me e Ventura) allora agiamo. Accontentare un allenatore è importante, ma è ancora più importante il fatto che lui sappia anche ascoltare i consigli da parte della società: per Basha, per esempio, mi sono esposto molto, in Estate.E il lavoro con Comi e D’Ottavio, invece?Procede anche questo molto bene. Io e Comi riusciamo a tenere i nostri ruoli ben distinti, senza mai pestarci i piedi. Ed è un fatto determinante: lui non è mai entrato nei discorsi tecnici, io mai in quelli amministrativi. In questo modo si riesce a lavorare a livello ottimale, potendo contare sul supporto di chiunque ma rispettando le competenze di ognuno. D’Ottavio e la sua équipe stanno imparando a lavorare all’interno del Toro, hanno capito quali sono le nostre esigenze. Man mano che passa il tempo ci conosciamo sempre meglio: ci vediamo praticamente ogni settimana e valutiamo, caso per caso, le relazioni che mi vengono sottoposte. Giovani per la prima squadra? È ancora presto parlarne, intanto mi piacerebbe valorizzare chi già abbiamo in Primavera: se ci sono dei ’93 o ’94 particolarmente interessanti, io stesso inizio a seguirli piuttosto da vicino, per capire se possono essere utili a mister Ventura.Torniamo a concentrarci sulla squadra. Qual è l’aspetto che maggiormente le piace di Bianchi e compagni?Signori, questa squadra ha un’anima: vuole fare bene, vuole sempre migliorarsi, lavora moltissimo. Io seguo praticamente tutti gli allenamenti: non ho mai visto nessuno tirarsi indietro per un esercizio o correre svogliatamente. No, qui non si vuole mollare mai, è questa la cosa che mi piace più di tutte le altre, ed è forse grazie a questo che riusciamo ad essere così determinati in campo, durante le partite.Il suo predecessore Foschi ha detto: “Se non vado in Serie A con questa squadra, faccio il bagnino”. Lei, invece…?Io, confesso, vorrei continuare a fare il direttore sportivo (ride di nuovo, ndr).Ma almeno un voto per la promozione l’avrà fatto?Nemmeno. Al di là delle piccole scaramanzie, anche scherzose, sono dell’idea che la fortuna si conquisti passo dopo passo. Se lavoriamo bene, al 99% veniamo premiati: bisogna avere il coraggio di osare, bisogna non nascondersi dietro ad un dito. Dobbiamo sudarci il nostro obiettivo, non bisogna mai dimenticarlo.Grazie, direttore. Tanti auguri.Tanti auguri a voi e a tutti i tifosi del Toro, speriamo in un anno ricco di soddisfazioni!
interviste
”Toro, buon Natale: hai trovato il tuo equilibrio”
di Valentino Della Casa - Gianluca Petrachi sa di avere un piccolo record, nel Torino targato Cairo. Sa che essere direttori sportivi per più di un anno (o per più di sei mesi, talvolta) in granata non era ancora...
(foto M.Dreosti)
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