interviste

”Toro, prendi Gillet: è il portiere giusto per te!”

 

di Edoardo Blandino

Luciano Castellini, detto “il giaguaro” è stato all'ombra della Mole per otto lunghe stagioni. Tra il 1970 ed il 1978 con la maglia del Torino ha disputato 267...

Edoardo Blandino

di Edoardo Blandino

Luciano Castellini, detto “il giaguaro” è stato all'ombra della Mole per otto lunghe stagioni. Tra il 1970 ed il 1978 con la maglia del Torino ha disputato 267 partite, conquistando l'ultimo scudetto granata, quello del '76. Ma non solo, alla prima stagione in granata Castellini centrò anche la vittoria della Coppa Italia. Una volta appese le scarpe al chiodo, Castellini si è messo a collaborare con il settore giovanile dell'Inter, dove continua a lavorare ancora oggi.

Castellini, partiamo dalla Coppa Italia. Oggi è l'anniversario di quella vittoria del lontano 1971.

«Incredibile. Io non me lo ricordavo neppure. È vero... è trascorso tanto tempo. Parare i rigori a Rivera è stato qualcosa di decisamente piacevole. Ma devo dire che non mi piace molto parlare dei miei ricordi»

Allora parliamo allarghiamo il discorso. Il calcio è sempre in evoluzione. Anche il ruolo del portiere è cambiato?

«Si, qualcosina è cambiato. La principale differenza è che non si può più prenderla con le mani quando la passano indietro. Al di là di quell'aspetto, si tende a rinviare molto meno la palla, ma io non sono un grande estimatore dei portieri che giocano la palla con i piedi»

Si spieghi meglio.

«Il portiere deve parare, punto. Certo, se sa giocare con i piedi è meglio, ma io credo che se pressato il portiere debba buttarla via. Noi all'Inter abbiamo uno (Julio Cesar N.d.R.) che potrebbe giocare a centrocampo, però un errore solo può costare la partita. In passato anche lui ha fatto degli errori che potevano costare il campionato»

L'Italia aveva una grande tradizione di portieri, mentre negli ultimi anni le squadre si affidano sempre di più a stranieri. Che cosa è successo?

«La verità è che ormai ovunque stanno migliorando. I portieri italiani sono bravi, ma bisogna anche valutare i costi. Ci sono ragazzi interessanti, ma se puoi prendere un portiere a poco non vai a guardare se è italiano o straniero. È la legge del mercato. Noi abbiamo preso Julio Cesar a costo zero»

Ecco, a proposito di giovani. Al di là dei famosi Viviano o Sirigu, ci sono ragazzi promettenti che possono fare una grande carriera?

«In Italia ci sono sempre buoni portieri. Abbiamo dei ragazzi del '92 e '93 molto interessanti. Ma anche ragazzi del '90 pronti ad esplodere. Credo che se ne siano visti già in Under21 o nelle nazionali minori. Bisogna solo lanciarli»

Ma in Italia è difficile far giocare un giovane ed ancora di più è far giocare un portiere giovane.

«Il portiere è un ruolo particolare, dove serve principalmente esperienza. Bisogna essere fortunati e trovare una piazza che punti su di te. Io ho cominciato in B a 18 anni e poi sono passato al Torino. Bisogna avere anche un po' di fortuna»

Passiamo al Toro. Quest'anno si sono alternati Rubinho, Bassi e Morello. Chi le è piaciuto di più?

«Iniziamo col dire che io credo che il dualismo tra i portieri sia sbagliatissimo. A inizio stagione bisogna dire chiaramente i ruoli, perchè non giova al portiere sapere che al primo errore vieni messo da parte. Io credo che Rubinho sia affidabile e Bassi sia un buon portiere. Però nessuno dei due verrà riscattato»

Se potesse, chi consiglierebbe al Toro?

«Non mi permetterei di dare suggerimenti. Hanno una società in grado di compiere scelte. Leggo che Ventura vuole Gillet ed allora penso che abbiamo già deciso»

Lo ritiene un portiere all'altezza?

«Gillet è un portiere affidabile. È meglio lui che un ragazzino, anche se promettente. Il motivo è che il Torino quest'anno deve assolutamente salire. Se Ventura vuole quel portiere è perchè lo considera esperto e pronto ad affrontare Torino»