di Valentino Della Casa - Franco “Spadino” Selvaggi è un giocatore che Torino non può dimenticare mai. Già soltanto perché il primo gol nella massima serie lo segnò con la maglia della Ternana contro la Juventus (era il 29 aprile 1973, ma i bianconeri vinsero per 3-2). Ma non solo. Arrivato in granata nel 1982 (acquistato dal Cagliari dove giocò stagioni straordinarie a suon di gol), il rapido attaccante fresco campione del Mondo, nel biennio torinese segnò 15 reti in 56 gare, “nessuna su calcio di rigore”, ricorda orgogliosamente. Tra queste, ci sono anche le due segnate nel derby: la prima fu il 23 ottobre 1983, grazie alla quale fissò il risultato sul 2-1 per il Toro; la seconda il 26 febbraio 84, quando purtroppo non bastò per rimediare alla doppietta di Platini. Contattato in esclusiva da TN, Selvaggi ci racconta la gara tra Crotone (di cui è stato allenatore nel 2002) e Torino, da doppio ex.Buon giorno, signor Selvaggi. Soddisfatto di questo Torino?Molto, anche se può ancora dare di più. Io quest'anno ho visto due gare non particolarmente entusiasmanti: quella contro lo Juve Stabia, e poi quella contro il Gubbio. Ventura è un allenatore capace, e penso che il suo gioco ancora non si sia visto del tutto (lo dico da grande estimatore del mister), ma l'importante è essere ben saldi in testa alla classifica. Era tanto che questo non succedeva. È un Toro molto pragmatico, continuo, cattivo: è questo ciò che ci vuole per risalire, per non far sempre soffrire noi tifosi.“Noi” tifosi?Beh Torino non si può proprio dimenticare. Io lo so che dirlo in continuazione sembra retorico, ma una media di quarantamila persone al Comunale, quando giocavo io, non era proprio cosa da tutti. Se c'è una tifoseria che incarna il ruolo di dodicesimo uomo in campo, è proprio quella di Torino. Nei momenti di difficoltà ci spingevano sempre, riuscivamo a dare il massimo. E poi, quando passai all'Udinese e venni a giocare in casa del Toro, ci fu addirittura un'ovazione per me. Come posso dimenticarmi di persone così speciali?La cosa è reciproca. Soprattutto per quei derby.Di quelle quattro partite conservo ricordi indelebili, al di là dei miei gol segnati. Io ricordo che, pur “andando in bianco”, fui protagonista di quel magico 3-2 con i nostri gol segnati in tre minuti. Fu un tripudio di felicità, un momento magico. Ma credetemi, a Torino è stato tutto bellissimo.A Crotone, invece?A Crotone è stata un'esperienza breve ma intensa. Ricordo che da allenatore vincemmo a Genova con la Samp, e in casa contro il Genoa. Non feci malissimo, ma non venni riconfermato: non ho mai stretto rapporti con le cosiddette “persone giuste”. E dopo dieci anni di lavoro in FIGC, ho terminato giusto questo autunno il rapporto per dedicarmi all'altra mia attività, quella di imprenditore turistico, lavorando nei pressi di Matera. Tornando in tema, il Toro dovrà stare attento: giocare a Crotone non è mai facile.Che partita prevede?Io sento molto dire che il Torino ha giocato contro avversari particolarmente chiusi. Purtroppo, è una tendenza del calcio italiano, quella di affrontare poco a viso aperto l'avversario. Anche quando giocavo io, ed ero proprio nel Toro, affrontavamo spesso squadre con tutti gli uomini dietro la linea della palla. Non è facile, ma non deve essere un alibi. Il Crotone probabilmente sarà molto accorto, ma la qualità dei giocatori a disposizione di Ventura dovrà emergere assolutamente.Chi le piace, in particolare, tra i granata?Oltre a Ogbonna, dico Stevanovic. Un grandissimo talento, che Ventura è riuscito a far sbocciare: bravissimo con la palla tra i piedi, salta l'uomo con una facilità quasi disarmante. È un piccolo campione, deve mantenere alta la concentrazione, come tutto il Toro del resto. Mi permettete un'altra piccola digressione?Prego.Ricordo che nel '97 ero allenatore del Castel di Sangro in B. Il Toro era allenato da Reja, e perse in casa contro di noi proprio perché convinto di batterci. Non poteva fare errore peggiore: fu proprio a causa di quella sconfitta che dovette giocare quel famigerato spareggio contro il Perugia. Fortunatamente, però, quell'anno noi battemmo proprio anche gli umbri: se il Toro non è andato in A non è stata colpa mia Ride, ndr)! Ci vuole tanta concentrazione, e, soprattutto, bisogna sempre tenere duro. La B è insidiosa come forse neanche la A, ma il Toro quest'anno ha veramente tutte le carte in regola per farcela. E sabato, non me ne voglia la squadra di casa, tiferò perché i granata possano vincere.Grazie mille, Selvaggi.Grazie a voi. Forza Toro sempre!
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”Toro, tifo per te: sii umile e ce la farai”
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