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”Ventura ha portato quel che serviva: un gruppo”

di Valentino Della Casa - Quattro anni a Torino non si dimenticano. Paolo Zanetti, infatti, li conserva fortemente e non li lascia andare. In granata dal 2007 fino alla scorsa stagione (esclusa una sfortunatissima parentesi...

Redazione Toro News

di Valentino Della Casa - Quattro anni a Torino non si dimenticano. Paolo Zanetti, infatti, li conserva fortemente e non li lascia andare. In granata dal 2007 fino alla scorsa stagione (esclusa una sfortunatissima parentesi all'Atalanta, per sei mesi nel 2010, quando si infortunò gravemente), il mediano attualmente in forza al Sorrento vanta anche la prima parte di questa stagione tra le fila del Grosseto. Alcune incomprensioni con il vulcanico presidente Camilli, però, lo hanno portato alla cessione in Campania, nell'ambiziosa squadra che ora punta la promozione in B. Toro News ha contattato in esclusiva il doppio ex tra Grosseto e Torino, per un'intervista tutta a tinte granata.

Buon giorno, Paolo. Cominciamo subito con lo stabilire un paletto: per chi tiferai sabato prossimo? "E me lo chiedete anche? Il Torino è stata un'esperienza troppo importante per me, anche al di là degli anni di permanenza in granata. Continuo a seguire la mia ex squadra con grandissimo interesse, e ovviamente spero che possano portare a casa la vittoria. Questo senza però nulla togliere al Grosseto, che mi ha permesso di conoscere alcuni compagni veramente speciali. Ma Torino è proprio un'altra cosa..."Dall'essere protagonista i primi due anni, al ritrovarsi ai margini con Lerda. Hai vissuto a Torino entrambe le facce della medaglia: come si vivono questi due momenti in questa piazza? "Beh inutile dire che trovarsi protagonista non è semplicemente bello, ma è esaltante. Giochi, vieni apprezzato, vieni incitato. Però Torino ha secondo me questa particolarità: ti fa sentire giocatore. In qualsiasi caso. L'anno scorso (probabilmente il più brutto personalmente, perché sapevo che potevo dare il mio contributo), pur avendo meno spazio, mi sentivo parte di questa realtà. La piazza non ti è indifferente, per strada vieni riconosciuto, vieni spronato a fare meglio. L'indifferenza, quella sì che fa male. A Torino è impossibile soffrire di indifferenza: è questa la grande forza d'urto, positiva o negativa, di questa piazza".C'è chi dice che l'ambiente sia stato spesso causa dei fallimenti del Toro in campionato. Tu cosa ne pensi? "Non sono assolutamente d'accordo! Penso che il vero problema sia stato il continuo cambiamento che le varie squadre (dalla dirigenza, allo staff, ai giocatori) hanno subìto in questi anni. Poi certo, noi potevamo fare molto meglio, penso per esempio all'anno della retrocessione. Ma questo tourbillon di persone transitate per Torino ha impedito alla società e, di conseguenza, alla squadra di trovare i giusti equilibri. Cosa che invece sta avvenendo benissimo quest'anno, e infatti i risultati danno ragione a Ventura".Che hai conosciuto per un mese in ritiro. "Esattamente, e posso proprio dire che me lo sentivo. Fin da subito il mister ha capito cosa serviva: un gruppo. Mi è bastato lavorare con lui per trenta giorni per poter dire di aver imparato tantissimo. C'è un gruppo sano, c'è entusiasmo e c'è il gioco. E poi c'è stato anche un pizzico di fortuna, che non fa mai male. Tutto questo ha portato il Toro dove è ora, e lo potrà portare veramente in alto".Facciamo di nuovo qualche passo indietro: come hai accolto la chiamata del Torino, nel 2007? "Con gioia, e incredulità. Sono stato catapultato in una realtà per me diversissima da tutte le altre in cui ero stato. E posso dire che ne è valsa la pena. Il primo anno mi sembrava di vivere un sogno: giocavo con continuità, riuscendo a fare vedere le mie potenzialità. Poi, purtroppo, c'è stato un infortunio piuttosto pesante, dal quale ho fatto molta fatica a recuperare. E Torino non è una piazza disposta ad aspettarti: vuole gente pronta, e la vuole subito. Soltanto l'anno scorso mi sono sentito in forma come nel 2007, ma purtroppo le scelte sono state altre".Tra i tantissimi giocatori e allenatori che hai potuto conoscere in questi anni a Torino, ti piace ricordare qualcuno in particolare? "Degli allenatori dico subito Novellino. Decise di puntare su di me nonostante in rosa ci fossero giocatori del calibro di Grella, Corini e Barone. Ebbe molto coraggio, spero di avergli ripagato quell'immensa fiducia che mi diede. I giocatori che ho conosciuto, in effetti, sono veramente tanti. Ho avuto la fortuna di lavorare con campioni veri come Rosina e Recoba, gente che a volte è riuscita a dare meno di quello che poteva. Ma d'altra parte, lo ribadisco ancora, con tante ottime individualità non è detto che riesci a fare sempre bene, se manca la forza del gruppo".Dei tuoi ex compagni attualmente a Torino, è rimasto anche Gasbarroni. Come pensi che stia vivendo questa sua situazione da fuori rosa? "Io fortunatamente non ho mai dovuto viverla, ma penso che non sia semplice. Anche per il gruppo: dispiace vedere un proprio compagno, un proprio collega, messo ai margini. Ma io penso che Andrea si faccia comunque apprezzare per lo splendido carattere. Si è sempre comportato in maniera esemplare, senza mai una polemica".Infine, Paolo, cosa ne pensi di questo campionato? Più difficile degli altri anni? "Confesso che sono rimasto sorpreso da Sassuolo, Pescara e Verona. Pensavo che non sarebbero riusciti a mantenere il passo del Toro, invece l'hanno fatto e, soprattutto i neroverdi, si sono rafforzati molto per raggiungere l'obiettivo. Per i primi due posti sarà bagarre. Per il resto, credo che ormai le squadre che se la giocheranno per i play off siano quelle che vediamo ora, con le variabili Brescia e Samp. I blucerchiati? No, ovviamente non mi aspettavo un campionato a questi livelli, ma abbiamo vissuto una situazione simile a Torino. Sono partiti male, e piazze così esigenti non ti aspettano in eterno. Tu vuoi conquistare il risultato ad ogni costo, ma la palla scotta e quindi entri in un vortice da cui è difficile uscire, se non hai tantissima personalità. Ma hanno ancora i margini per poter raddrizzare questa stagione storta".Grazie mille, Paolo. "Grazie a voi, e un saluto a tutti i tifosi del Toro! Non potrò mai dimenticarli".

(foto M.Dreosti)