Il Toro, nel 1926-27, è una poderosa macchina da guerra e gioca nel suo stadio, il Filadelfia, appena inaugurato. Dopo aver perso il derby di andata, Il Toro riesce comunque ad allungare in vetta alla classifica grazie alle vittorie su Genoa, Inter e Milan. Inoltre, il 15 maggio al Filadelfia il Bologna esce sconfitto 1 a 0: i rossoblu reclamano per una mischia sulla linea della porta granata. L’arbitro Pinasco non rileva nulla di irregolare e al 90° i due punti in palio sono granata.


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5 giugno 1927: il derby del presunto caso Allemandi
Il 5 giugno è il grande giorno: il derby di ritorno, quella che passerà alla storia come una delle stracittadine più avvelenate. Il Toro partì di gran carica, ma gli attacchi s’infransero tutti sul muro bianconero alzato da Rosetta e Allemandi. Qualche secondo prima del quarantacinquesimo, un calcio di punizione battuto da Rosetta fa spiovere una palla nell’area granata: lì arriva scaltro Vojak che con una sassata nell’angolo destro batte Bosia e porta avanti la Juve. Ma al nono minuto del secondo tempo arriva il pareggio granata: Bigatto spinge un avversario e l’arbitro – Gama di Milano – fischia una punizione per il Toro. Va sul pallone Balacics che tira una sassata, bassa. Non si sa bene come ma la palla oltrepassa la barriera superando Combi: rete! Al 28' della ripresa Baloncieri arriva al limite dell’area juventina: lì indovina un gran passaggio per Libonatti che non ci pensa due volte e calcia in porta. Gol! 2 a 1 per il Toro e partita rovesciata. Al triplice fischio il Toro portò a casa i due punti, per una classifica recitava: Torino 12, Bologna 9 Juventus 7 .
Il derby vinto proietta i granata a un passo dallo scudetto sennonché, primo colpo di scena, arriva la notizia che l’arbitro Pinasco, dopo quasi un mese, ci ha ripensato: durante Torino Bologna (il 15 maggio) la palla superò la riga durante la mischia. Errore tecnico, punti rimessi in palio e gara da rigiocare il 3 luglio. Il Torino vincerà anche quella, laureandosi Campione d’Italia per la prima volta. Il secondo colpo di scena avviene in estate: Francesco Gaudioso, uno studente in buoni rapporti con alcuni giocatori della Juventus, rivela al giornalista Renato Ferminelli di aver fatto da intermediaro tra Guido Nani (dirigente del Torino) e Luigi Allemandi (terzino della Juventus) per la corruzione del giocatore durante il derby e il giornalista, fiutando lo scoop, svela l'illecito.
È il “caso Allemandi”, ancora oggi un “mistero italiano” in piena regola. La Federazione avvia un’indagine e il presidente della FIGC Leandro Arpinati si reca nella pensione Madonna degli Angeli dove alloggiavano sia Gaudioso che Allemandi. Arpinati trova frammenti di carta nel cestino: c'è una richiesta di 25 000 lire scritta da Allemandi a Nani. Il dirigente granata, interrogato, crolla e dichiara di aver agito solo, senza informare nessuno e a totale insaputa della dirigenza del Toro. A novembre Arpinati decide per la revoca dello scudetto, ed è il terzo colpo di scena. Molti si aspettavano che dallo scandalo il Bologna potesse cucirsi lo scudetto a tavolino ma il ras felsineo optò per una decisione che potesse consacrarlo come personaggio super partes. I contorni della vicenda restano comunque poco chiari anche a distanza di decenni: in quel derby Allemandi fu a memoria di molti il migliore in campo; da qui il sospetto, avvalorato anche da Gianni Brera (riprendendo alcune frasi sibilline di Baloncieri), che il difensore bianconero fosse solo un intermediario di “calciatori innominabili” o peggio, la vittima di un gioco di potere. Allemandi fu forse solo un capro espiatorio: riprese la carriera all’Inter nel 1928, dichiarandosi sempre innocente.
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