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Anjorin, è arrivato il momento? Il Torino cerca nuove idee dopo il crollo

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Il Torino dopo Como e Lecce cerca una reazione: Anjorin, finora rimasto ai margini, può essere una delle chiavi della svolta
Enrico Penzo
Enrico Penzo Redattore 

C’è un volto nuovo che il Torino, di fatto, non ha ancora davvero conosciuto: quello di Tino Anjorin. Arrivato in estate come profilo tecnico e internazionale per alzare il livello del centrocampo, l’inglese è rimasto fin qui un'incognita misteriosa. La causa principale è stata una fastidiosa fascite plantare che ne ha frenato l’inserimento, ma i numeri oggi iniziano a pesare: appena 5 presenze e 70 minuti complessivi, sempre da subentrato. Nessuna titolarità, nessuna vera occasione per incidere, nessuna possibilità di continuità. Troppo poco per un giocatore che, per caratteristiche, dovrebbe portare qualità e personalità in mezzo al campo.

Casadei arranca, è arrivata il momento di Anjorin?

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Nel frattempo, però, il centrocampo granata (come tutta la squadra) non attraversa il suo momento migliore. Il rendimento di Casadei è in evidente calo, soprattutto nelle ultime uscite, dove sono emerse difficoltà sia nella gestione del pallone sia nell’intensità senza palla. Eppure, anche ora che Anjorin è tornato pienamente disponibile, lo spazio continua a essere ridotto al minimo. Baroni lo ha utilizzato solo a gara in corso, senza mai dargli una vera investitura. Una scelta che fa discutere, soprattutto perché le caratteristiche dell’inglese come pulizia tecnica, capacità di giocare tra le linee e qualità nel primo controllo. Tutte queste caratteristiche sembrano potenzialmente in grado di dare al Torino qualcosa che oggi manca come il pane: imprevedibilità.


Anjorin, contro il Milan una chance?

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Ed è proprio ora, in uno dei momenti più complicati della gestione Baroni, che la storia di Anjorin potrebbe cambiare. Perché questo Torino, dopo la sosta, si è letteralmente spento: il 5-1 incassato con il Como e il tonfo al Via Del Mare contro il Lecce hanno mostrato una squadra irriconoscibile, fragile, svuotata di idee. Un crollo verticale che impone riflessioni profonde e, soprattutto, richiede scelte nuove. In un contesto così negativo, cambiare non è più un’opzione, ma quasi un obbligo. E forse proprio da un volto ancora inesplorato come quello di Anjorin può arrivare uno scossone, un elemento di discontinuità capace di rompere l’inerzia. Il Milan arriva in un momento più che positivo: chissà che, per una volta, un rischio calcolato non possa diventare la scintilla per rialzarsi.