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IL CONFRONTO

Torino-Como: Baroni meglio nei precedenti, Fabregas nei numeri

Matteo Curreri
Pressing e verticalità, costruzione e duelli: identità diverse che si incrociano domani alle 18:30

Le ore di avvicinamento a Torino-Como, in programma domani alle 18.30 allo Stadio Olimpico Grande Torino, sono state all’insegna del rispetto e di una reciproca ammirazione tra due visioni tecniche molto diverse. Il tecnico del Como, Cesc Fabregas, in conferenza stampa, ha speso parole positive per il Torino: "Gioca con il 5-3-2, con difensori esperti. Asllani è forte, Casadei lo conoscete, Ngonge fa la differenza. Squadra ben organizzata, Baroni è un grande mister". Oggi, dalla sala stampa del Grande Torino, è arrivata la risposta del diretto interessato:"Domani affrontiamo una squadra che gioca bene a calcio e ha un allenatore bravissimo - ha affermato Baroni - lo vedremo presto sulle migliori panchine d'Europa". 

Baroni e Fabregas, due percorsi agli opposti

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La sfida tra Fabregas e Baroni racconta percorsi profondamente differenti. Da una parte l’ex campione del mondo del 2010, che dopo aver appeso gli scarpini al chiodo ha subito trovato una panchina in un club deciso a scalare le gerarchie del calcio italiano, con la prospettiva di un futuro in un top club. Dall’altra un tecnico di 62 anni che tutto ciò che ha costruito lo ha raggiunto con la gavetta: fino al 2021 sembrava destinato a legare il proprio nome alle serie minori, mentre oggi è una figura sempre più centrale nel nostro massimo campionato. La dimostrazione che non è mai tardi. Ma al di là dei rispettivi background, quali sono i punti in cui, sul piano calcistico, si assomigliano e quelli in cui invece si differenziano?

Ci si attende una partita all’insegna del pressing e della lotta. Le due squadre condividono infatti una forte competitività nei duelli. Il Como - dati One versus one (1vs1) - ha numeri particolarmente alti nei duelli a terra vinti (376), ossia la capacità di una squadra di vincere i contrasti diretti sul pallone, mentre il Torino eccelle nelle seconde palle offensive controllate (452, secondo posto in Serie A): un dato che racconta la reattività e la capacità dei granata di trasformare subito un pallone sporco in un’azione utile.

La costruzione del Como e la verticalità del Torino

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La differenza più marcata tra il gioco di Fabregas e quello di Baroni riguarda invece la costruzione dell’azione. I lariani sono tra le migliori squadre del campionato nell’uscita bassa: sono secondi per passaggi riusciti nella propria area, secondi per efficienza nella costruzione del gioco e addirittura primi in Serie A per senso dello spazio, ossia l'indice che misura come una squadra si muove senza palla per creare linee di passaggio utili. Il Torino, al contrario, è sedicesimo per passaggi riusciti nella propria area e preferisce risalire il campo in modo più diretto, evitando rischi nella prima fase. A sintetizzare il tutto è il PPDA, ossia i passaggi concessi per ogni azione difensiva: il Como ha un valore di 7.8, il più basso dei top 5 campionati europei, segno di una pressione altissima e organizzata. Il Torino, invece, recupera più basso e trasforma immediatamente il recupero in verticalità e seconde palle. In sostanza, entrambe vogliono riconquistare palla, ma non nella stessa zona di campo e non con le stesse intenzioni: il Como per consolidare il dominio territoriale, il Torino per attaccare lo spazio.

I precedenti sorridono a Baroni: una vittoria e un pareggio

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Tra Fabregas e Baroni ci sono soltanto due precedenti in carriera, entrambi risalenti alla passata stagione. Il primo è del 31 ottobre 2024, quando la Lazio sbancò il Senigallia con un netto 1-5. Una serata che mise in evidenza i limiti del Como neopromosso: pur mantenendo un buon controllo del pallone, non riuscì a proteggersi dalle transizioni rapide dei biancocelesti. La Lazio chiuse con 3.20 di xG e 4 grandi occasioni create, recuperando palla per attaccare in profondità. Il Como faticò a contenere il ritmo più caotico imposto dalla squadra di Baroni e le corse in verticale. Il ritorno, datato 10 gennaio 2025, terminò invece 1-1. In quell’occasione il Como si mostrò più organizzato nelle uscite e accettò di non avere il pallone, adottando un approccio più prudente e meno rischioso rispetto all’andata. La Lazio ebbe così il 60% del possesso, ma non riuscì a trovare spazi in transizione, a conferma della maggiore maturità della squadra lariana.