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Mihajlovic: “Voglio un Toro degno di Mazzola. Maksimovic la pagherà”

L'intervista / Il tecnico alla Gazzetta: "Berlusconi voleva allenare, Peres sempre un gran professionista"

Redazione Toro News

Il tecnico del Torino, Sinisa Mihajlovic, si è raccontato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport in edicola stamattina. Ecco alcuni tra i passaggi più interessanti.

Mihajlovic ha ben presente a chi si deve ispirare il suo Torino: "So bene chi era Valentino Mazzola. Un simbolo della storia drammatica di questo club: quando lui si rimboccava le maniche, la squadra partiva e non ce n'era per nessuno. Prometto ai tifosi che il mio Torino sarà come Mazzola: ci rimboccheremo le maniche e daremo tutto". 

Il Bilancio di questi primi mesi al Toro è positivo: "Mi sento a casa. Ho scelto il Torino perché avevo bisogno di tornare a lavorare in un club che mi somigliasse davvero. Questo è un club epico che ha conosciuto trionfi e tragedie, fatto di anima, cuore, orgoglio, lacrime e sangue. Come piace a me. Anche per questo non vedo l'ora di allenarmi al Filadelfia. Non potremo essere come forti come il Grande Torino o quello del 1976, ma cercheremo di non tradirne i valori. Il calcio di oggi è fatto spesso solo di soldi, immagine, business. Dobbiamo tornare a scoprire il club dove siamo, rispettandone la storia"

La Prima di campionato vedrà il ritorno di Sinisa Mihajlovic a San Siro: "Motivazione doppia per fare bella figura e andare a prendere i primi punti del nostro campionato".  L'esonero dal Milan non è andato giù al tecnico: "Non è mai stata rabbia, semmai delusione ed amarezza. Ma non porto rancore. Ho la coscienza a posto e il tempo è sempre galantuomo. Ho lasciato il Milan in Europa e in finale di Coppa Italia. Come è andata la stagione lo sapete..." Sul rapporto con Berlusconi: "Voleva fare un po' anche l'allenatore, ma la formazione l'ho sempre fatta io. Mi è dispiaciuto leggere alcune sue dichiarazioni dopo l'esonero, esagerate tanto da non essere credibili. Ho conosciuto l'ultimo Berlusconi, mi sarebbe piaciuto conoscere il primo".

A che punto è la costruzione del suo Torino? "Dobbiamo risolvere un caso grave e ci manca ancora qualche innesto per avere una rosa completa e competitiva per l'Europa League. È il nostro obiettivo, ma non serve sbandierarlo. Serve raggiungerlo"

Il caso che tiene banco in questi giorni è quello di Nikola Maksimovic, tornato in Serbia da due giorni: "Non so se Maksimovic stia sbagliando da solo o sia mal consigliato e non me ne frega niente. Pagherà le conseguenze di questi comportamenti: ci sono danni che la società valuterà. Mi sento un umo tradito. Io l'ho lanciato in nazionale e con lui avevo parlato chiaro poche settimane fa, da serbo a serbo.  Gli ho detto che se mi avesse seguito il prossimo anno sarebbe stato richiesto dai maggiori club europei. Mi aveva assicurato che era felice di restare. Io c'ho messo la faccia e lui sparisce così e pretende di essere ceduto? Manca di rispetto a me. Alla società e ai tifosi, che non se lo meritano". Anche Peres sta per partire: "Ma lui non ha mai ricattato la società, anzi si è sempre comportato da gran professionista. Se dovesse partire sono sicuro che arriveranno tutti i soldi che vale".

Per finire, alcune riflessioni sui singoli: "Belotti è un vero Toro e Ljajic un campione, questa può essere la sua stagione. Non dimentico Martinez, Boye e Maxi Lopez, tutti giocatori che apprezzo e che con me giocheranno. Tachtsidis? Zeman me ne parlò benissimo: mi faccia vedere le sue doti".