Nel giorno del 76° anniversario della tragedia di Superga, circa 200 tifosi si sono ritrovati ai piedi del Monumentale per rendere omaggio al Grande Torino. La cerimonia è stata organizzata dal Circolo Soci Torino FC 1906 del presidente Leonardo D’Alessandro. Tra i presenti, anche volti storici del club come Renato Zaccarelli, oltre a numerosi familiari delle vittime: Franco Ossola, Susanna Egri — figlia di Egri Erbstein — e Sergio Gabetto, figlio di Guglielmo Gabetto. Nel corso della manifestazione ha preso parola Don Riccardo Robella, che ha voluto essere presente idealmente con parole di profondo significato spirituale, invitando tutti a custodire la memoria del Grande Torino non solo come mito sportivo, ma come esempio umano e collettivo. "La memoria sembra andarsi a spegnere e invece ogni anno siamo sempre di più, segno che c'è qualcosa di straordinario. Siamo all'inizio di un pellegrinaggio, nella parte più silenziosa. La parte più rumorosa è il colle, dove lo schianto è stato terribile. I nostri cari riposano qui. Guardare a loro è una speranza per il futuro: per loro, come per noi, c'è l'eternità, il Paradiso, il quale va oltre la gloria, va oltre lo sport".


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Torino, la cerimonia al Cimitero Monumentale. Don Robella: “Ogni anno sempre di più”
Spazio anche alle dichiarazioni di Susanna Egri: “Questa giornata non riguarda eventuali dissapori che possono sorgere. Il Grande Torino non riguarda solo la tifoseria del Torino, ma riguarda tutti. Mi vengono in mente i discorsi che mio padre faceva tutte le domeniche prima della partita ai giocatori riuniti. Oltre a dare le direttive tecniche, era solito anche dare delle raccomandazioni generali basate su appunti raccolti in giornata. Ho ritrovato un suo fogliettino che diceva: 'ricordarsi a dire a Ballarin di sorridere'. E così ripeteva spesso anche agli altri di sorridere se gli avversari miravano alle gambe o se gli arbitri commettevano errori. Questo straordinario gruppo non era solo l’addizione di tanti campioni, ma una compagine. E anche se oggi a volte è difficile, io ripeto a tutti: proviamo a sorridere”. Assente invece il presidente Urbano Cairo, la cui mancata partecipazione è stata notata dai presenti. Il momento si è svolto in un’atmosfera di grande raccoglimento e rispetto, in cui sport, storia e affetto si sono fusi nel ricordo di una squadra che è diventata leggenda.
Ha preso parola anche l'assessore allo Sport Carretta: "É un trasporto emotivo particolare, che ci fa vivere con uno stato di sospensione, come se la città si fermasse. Un trasporto emotivo che rende tutto un bene comune, valore collettivo. Quando le emozioni diventano un valore collettivo è perché dietro ci sono tante singole sensazioni che danno un’identità a quella che è la giornata che stiamo vivendo. Se muori sopravvivi, è l’incipit di una poesia di Paolo Neruda, una poesia drammatica. Parla del momento in cui il distacco eterno si concretizza, ma è un atto d’amore. “Sopravvivimi a quello che sono stato, sopravvivimi nel ricordo”… Ed è quello che fa questa città, lo fa ogni anno, da settantasei anni. Di generazione in Generazione si tratta di un ricordo che diventa sempre più forte, un bene comune. Continua il poeta: “È una casa così grande l’assenza, che tu attraverserai i muri, appenderai i quadri a pareti inesistenti, trasparenti”. Ed è quello che noi dobbiamo continuare a fare nell’assenza: attraversare i muri, continuare ad appendere i quadri sui muri trasparenti, quadri di un ricordo e di una storia che ci appartiene e chi accompagnerà per sempre".
Non sono mancate le dichiarazioni di Maria Grazia Grippo: "Diventa difficile parlare dopo l'intensità del ricordo che ha voluto dedicare era l'assessore Carretta. Dirò solo qualche parole di ringraziamento. Intanto il presidente D'Alessandro e ai dirigenti che hanno accompagnato l'amministrazione in un percorso per di ricordo che più strettamente nel corso di questi anni si è legato al consiglio comunale, nel dedicare ad uno spazio al capitano Mazzola, nel dedicare una via allo straordinario talento di Giorgio Ferrini, nel regalarmi un momento con voi perché parte di questa storia è anche parte della storia della mia famiglia. Il momento che ricordiamo oggi uniscono la città, non solo nell'identificazione di talenti irripetibili, ma come diceva Carretta lo fa anche in un impianto memoriale supera ogni distinzione di appartenenza e che è stato riconosciuto a livello nazionale e internazionale, qualificando questa città".
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