columnist

Ah la felicità…

Prima che sia troppo Tardy / Torna la rubrica di Enrico Tardy: “Si possono cambiare allenatori e calciatori, ma senza ardimento, slancio, passione ed identità non si va nessuna parte, tanto meno in Europa"

Enrico Tardy

Perché il tifoso del Toro è insoddisfatto ed infelice di un decimo posto? Siamo gli ultimi della vera serie A ed i primi delle squadre da serie B che giocano in A, dobbiamo o possiamo aspirare a qualcosa di meglio?

Tanti tra noi, una decina di anni fa, avrebbero fatto carte false per un piazzamento come quello attuale, ora invece siamo tutti tristi e depressi. L'ultimo Toro di un certo livello, con annesse critiche assortite ai vari Vasquez e Scifo, arrivò un anno terzo, poi quinto, indi ottavo, prima di dissolversi in una serie di disavventure.

La memoria ha capacità straordinarie, plasma, rivitalizza, modifica, situazioni ed eventi storicamente vissuti in maniera spesso differente. Lungi da me difendere questa gestione del Torino, mi chiedo solo, risultati alla mano, cosa ci rende così critici, insofferenti, cupi. Io penso che una cosa il tifoso del Toro non sopporta: la sterile, improduttiva, ripetitività.

Ogni anno stessa spiaggia, stesso mare: i migliori ceduti, unica eccezione è stato Belotti forse per troppa ingordigia non per altro, una miscela poco organica di riciclati, anzianotti, speranze, azzardi, il tutto in un contesto asettico, poco passionale, senza ambizione, emotivamente anestetizzato.

La maniera di giocare i derby ne è l'emblema. Si possono cambiare allenatori e calciatori, ma senza ardimento, slancio, passione ed identità non si va nessuna parte, tanto meno in Europa.

La Dea docet.

Avvocato penalista, appassionato di calcio (ha partecipato al corso semestrale di perfezionamento in diritto e giustizia sportiva presso Università di Milano), geneticamente granata, abbonato al Toro da circa trent’anni.