“Tutti al Grande Torino”. Questa è la maglietta che molti tifosi sfoggiano il 24 aprile 2016 quando vanno allo stadio a vedere un (per noi) inutile Torino-Sassuolo a quattro giornate dal termine dell’ultimo campionato con Ventura in panchina, molto simile alle ultime partite di questa stagione ma con la differenza che il nulla iniziò alla seconda di ritorno. La maglietta viene sfoggiata sopra la camicia anche dal presidente del Torino sopra come dimostra un’inquadratura che lo sorprende, come spesso capita, mentre mastica con aria distratta. Cos’è successo? In settimana l’ex stadio Comunale è stato finalmente dedicato agli Invincibili e ora si chiama Olimpico Grande Torino. Nella traversata del deserto che è diventato il campionato 2015/2016 anche solo un argomento di questo tipo dà quel pizzico di voglia di andare a vedere una partita che per noi non conta assolutamente nulla classifica alla mano. Dopo quarantasette secondi la girata di Belotti dal limite potrebbe valere già il primo gol con la nuova intitolazione, ma la sfera esce di un soffio. In compenso il Sassuolo ci buca al 3’ con un inserimento di testa di Sansone. Passano 4’ e il Toro rimette a posto le cose con un gran gol di Bruno Peres dopo una progressione centrale di Baselli in contropiede: avversario mandato a spasso e rasoterra vincente. Al 42’ lo scatenato Peres evita un avversario e mette in porta Martinez che centra la traversa con una cannonata senza criterio. Un’incornata di Peluso al 75’ su azione d’angolo e un contropiede di Trotta che si regala la prima rete in serie A in pieno recupero regalano al Sassuolo una vittoria fondamentale per andare in Europa League, mentre noi siamo riusciti a non onorare nemmeno la domenica in cui lo stadio in cui giochiamo indossa il nome più bello che ci sia. Anche la sfida successiva fra le mura amiche è un pianto. Il Napoli di Sarri, a caccia del secondo posto, dopo neanche 20’ avanti 2-0 col trentatreesimo gol stagionale di Higuain e un tocco facile facile di Callejon. Un pallonetto al volo di Bruno Peres (ancora lui!) che Reina non riesce a fermare rimette in discussione il punteggio a metà ripresa, ma solo sulla carta visto che i partenopei porteranno a casa senza patemi il risultato.


Culto
Toro-Bologna 5-1 – La prima vittoria al “Grande Torino”
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Il Toro ritrova il suo stadio in Coppa Italia contro la Pro Vercelli dell’ex Moreno Longo che due anni prima aveva vinto lo scudetto Primavera coi granata. Sulla panchina dei padroni di casa c’è Sinisa Mihajlovic e dopo l’ultimo anno in cui il gioco di Ventura si era involuto da efficace ad asfittico, come nel più classico dei finali di ciclo, una squadra più a briglia sciolta fa crescere l’entusiasmo. Ljajic apre le marcature con una punizione capolavoro dopo otto minuti e poi batte l’angolo che Martinez devia in rete di testa sul primo palo al 26’. Nel secondo tempo Bruno Peres, che da quando lo stadio ha cambiato nome sa solo segnare, triplica con un fantastico destro dal limite che spolvera l’incrocio dei pali che varrà il suo gesto di commiato dal mondo granata: di lì a pochissimi giorni sarà ceduto alla Roma. Una girata di La Mantia accorcia le distanze, ma nel finale una prodezza balistica di Boyè (palleggio, girata e sinistro a spiovere) fissa il risultato sul 4-1. Ora bisogna vincere anche per la prima volta in campionato e l’occasione arriverà di lì a quindici giorni, il 28 agosto. La prima giornata di campionato per il Torino è stata sfortunata con la sconfitta rocambolesca nella San Siro rossonera a causa della tripletta di Bacca e del rigore che Donnarumma ha parato a Belotti nel recupero negandogli il 3-3 e originando il difficile rapporto del Gallo coi tiri dal dischetto (fin lì mai un errore in granata). La voglia di rivalsa dei granata deve scontrarsi col Bologna di Donadoni che ha vinto all’esordio contro il Crotone grazie a una rete di Destro, ma senza entusiasmare. Esordiscono Leandro Castan, al centro della difesa, e Iago Falque.
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Il Toro parte forte e al 28’ sblocca la situazione. Il Bologna sbaglia a ripartire sugli sviluppi di un angolo per i granata e la palla finisce sui piedi di Vives che pesca a destra De Silvestri con un lancio perfetto. “Lollo” crossa al volo dal fondo e Belotti con un perfetto colpo di testa inizia a festeggiare la sua prima convocazione in nazionale con un gol da grande attaccante, senza saltare, dando forza col solo movimento del collo. La gioia dura una manciata di minuti perché Taider sradica un pallone dai piedi di Baselli e parte in progressione, chiudendola con un destro rasoterra dal limite su cui Padelli non arriva. I granata, che al 26’ hanno perso Ljajic per infortunio dopo un movimento innaturale per prendere un pallone fuori dal campo (“Ecco, questa è una cazzata” dirà Mihajlovic a fine gara rivedendo le immagini), non si scompongono troppo. Al 38’ intuizione di De Silvestri che lancia in area Belotti con una lunghissima rimessa laterale. Il “Gallo” ha il fuoco dentro, resiste con forza alla marcatura di Oikonomou e riesce a calciare in rete col destro. Un gol da centravanti d’altri tempi che profetizza quanto sarà magica l’annata dell’ex Palermo. Il Bologna sembra non essere rientrato in campo nel secondo tempo e i granata iniziano subito a dilagare. Al 53’ Iago Falque affonda sulla destra e centra rasoterra, il tocco di Benassi coglie la difesa felsinea marmorizzata e per Martinez è un gioco da ragazzi insaccare a porta vuota l’ultimo dei suoi non molti gol granata prima di intraprendere con successo la strada dell’MLS, senza particolari rimpianti da parte nostra, salvo qualche giapponese nella giungla.
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Nel finale il Toro ha ancora fame. Boyè ruba palla a Pulgar e offre a Baselli un pallone d’oro che l’ex atalantino insacca d’esterno destro. Poco dopo Belotti conquista un rigore (ancora una volta Pulgar protagonista in negativo) che si fa parare da Mirante proseguendo la maledizione avviata sette giorni prima, ma a 2’ dal novantesimo il Gallo è pronto a riscattarsi chiudendo una pregevole combinazione lancio di Vives-cross al volo di Molinaro e si porta a casa il pallone dopo il 5-1. Usciamo dallo stadio camminando a due metri da terra. Questa squadra ci farà sognare fin quasi alla fine del girone d’andata poi, come nel 90% dei casi dell’era Cairo, si spegnerà. Sorrisi e sogni sono per gli altri. A quasi dieci anni di distanza da quella sera, De Silvestri è da loro e Masina è da noi, ma non è questo l’importante. L’importante è che si sia rovesciato tutto in nostro sfavore. Il Bologna si è scosso dalla mediocrità un paio d’anni fa, ha spiccato il volo, ha fatto e sta facendo sognare una città intera. Noi siamo rimasti fermi, stagnanti, brutti, costretti a leggere stupidaggini su cose che vanno bene ma in realtà non vanno bene per niente, prigionieri di una società che agisce sempre nel modo più grigio possibile quando di fronte ha una tifoseria che vorrebbe vedere il mondo a colori. E lo meriterebbe. Quando questo articolo verrà pubblicato il Bologna starà giocando la finale di Coppa Italia contro il Milan. Non importa come finirà (spero bene per loro), importa che quello che il compianto Mihajlovic disse alla vigilia (qualcosa del tipo “Dobbiamo vincere perché il Toro è superiore al Bologna”) ora non è più vero. Anzi, è anni luce distante dalla realtà. Che tristezza.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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