Toro News
I migliori video scelti dal nostro canale

CULTO

Toro 1972 – Pasqua a Catanzaro

Toro 1972 – Pasqua a Catanzaro - immagine 1
Le partite di Pasqua non sono una novità di oggi, fino al 1978 erano consuetudine. Culto ha già raccontato alcune belle Pasque granata e continua la tradizione parlando di una delle vittorie più belle del Toro di Giagnoni con un divertente...
Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 

"Vi sembra giusto che il giorno di Pasqua io devo viaggiare in treno per andare a giocare vicino Verona, contro il Legnago? O chi ha giocato a Natale, viaggiando in pullman o treno? Dove è il rispetto verso la nostra religione? Siamo cattolici. Ieri era venerdì santo, la Paolini non ha giocato perché erano vietati eventi sportivi. Perché in Italia non si può fare? Io il giorno di Pasqua voglio stare con la mia famiglia ed a Natale voglio fare la stessa cosa. Dove esiste la famiglia se tu non santifichi nemmeno le feste? Dove è? Poi è normale che la società va alla deriva”. Queste le parole di Silvio Baldini alla vigilia della gara del Pescara contro il Legnago di qualche settimana fa (gara che non si giocherà nemmeno per la morte di Papa Francesco, ma questa è un’altra storia) che come al solito ha scatenato numerose reazioni di segno opposto. Questo richiamo ai valori di un tempo ha colpito al cuore legioni di boomer nell’anima che vedono sempre il passato come qualcosa di mitico, che fanno post su quando le ferie si chiamavano villeggiatura e duravano tre mesi (ma quando mai?!) e quanto era bello tutto prima, chi se ne frega se rischiavi di morire solo perché passavi nel posto sbagliato vestito nel modo sbagliato come negli anni ’70 o facendoti le pere negli ’80.

Per chi scrive ogni epoca ha il suo bello e il suo brutto e da quando ho memoria certi discorsi moraleggianti li ho sempre sentiti e percepiti con un certo disgusto, ma questo si pone su una base falsa perché questa società alla deriva avrebbe già dovuto esserci da tempo visto che fino al 1978 a Pasqua si è giocato. Poi la vera o presunta deriva della società probabilmente ha cause più profonde del giocare in una festa comandata in uno stato molto teoricamente laico. In questa rubrica ho già raccontato di Pasque epiche come quella del derby vinto 3-2 nel 1975o lo storico 4-3 con la tripletta di Pulici e la stretta di mano di Mazzone l’anno dello scudetto. Questa volta andiamo un pochino più indietro nel tempo e ci rechiamo a Catanzaro il due aprile del 1972. Siamo nel pieno della stagione in cui ci rubarono lo scudetto e nessuno pensa minimamente alla morale messa in pericolo da un pallone che rotola a Pasqua, ma tutti, o almeno tutti i tifosi granata, hanno in testa soltanto l’assalto al primo posto. Se il gol non visto di Agroppi a Genova sembrava aver allontanato il Toro tremendista di Giagnoni dai sogni di gloria, la doppietta di Gianni Bui alla Fiorentina e il successo in rimonta nel derby con la punizione a foglia morta di Claudio Sala e il gol di Agroppi hanno portato i granata a un punto dalla Juventus. Il tecnico col colbacco fa pretattica e afferma che in Calabria potrebbe bastare il pareggio, ma il rumore di zoccoli del Toro che comincia a caricare si sentono a distanza. La partita viene anticipata da un gustoso antefatto vissuto in prima persona dall’allora bambino Marcello Bonetto e raccontato nel libro scritto col papà Beppe, direttore generale e artefice delle fortune del Toro di quegli anni, “Cose di calcio, cose da Toro”. Premesso che raccontata da Marcello fa molto più ridere, cercherò di riassumere la situazione nella miglior maniera possibile. Siamo abituati a vedere Orfeo Pianelli come una figura austera e dall’espressione bonaria, ma era un discreto autore di scherzi, anche pesantucci come quando al matrimonio di Rosato buttò una caraffa d’acqua sul cappello di Giussy Traversa, moglie di Nanni, sostenendo che fosse necessario annaffiare i fiori che lo adornavano per non farli appassire. Quando Pianelli incrociava il piccolo Marcello era uso dargli un doloroso pizzicotto alla guancia che precorreva quello di Calboni a Fantozzi. Il consigliere Gallotti era l’unico a spingere la vittima a reagire (“La prossima volta dagli un calcio”) e la prossima volta diventa la vigilia del match, primo aprile 1972, Sabato Santo.

A ora di cena, in un salone gremito, Pianelli si avvicina sorridente a Bonetto Junior dicendo “Ciao, Marcellino!” prima di partire con la classica torsione. Una volta terminata, in un momento di puro istinto, Marcello prende la rincorsa e asseconda il consiglio di Gallotti con un potentissimo sinistro degno di Rivelino sulla caviglia. Gelo totale, l’autore del calcio scappa in lacrime prima delle scuse in separata sede e il perdono del Presidente che, però, da quella sera non solo si terrà alla larga dal nostro, ma gli darà addirittura del lei: “Buongiorno, Marcellino. Come sta?”. La Pasqua granata si mette subito bene perché il Toro sblocca il risultato dopo dieci minuti. Claudio Sala è in una forma stellare e, servito da Pulici, manda a vuoto un avversario con una finta  e poi supera Pozzani con un destro a effetto scoccato da un passo dentro l’area che forse trova una lieve, ma non decisiva, deviazione di Pavoni. Al 25’ arriva il raddoppio sfruttando sempre l’asse Pulici-Sala: Pupi viene atterrato da Silipo e Claudio batte la punizione da destra con un sinistro malefico che spaventa Banelli a tal punto da infilare la propria porta. Il secondo tempo sembra cominciare male per i granata con Gori che insacca da distanza ravvicinatissima dopo un colpo di testa di Mammì che Sattolo ha deviato sul palo, ma la squadra di Giagnoni sta studiando da grande e nel giro di una decina di minuti ristabilisce le distanze. Solita punizione di Claudio Sala, stavolta da sinistra col destro, e Gianni Bui svetta con eleganza per infilare il pallone alle spalle di Pozzani.

Finisce 3-1 e un Pianelli prontamente ristabilitosi dal calcione di Marcello Bonetto è pronto ad accogliere Giagnoni e i suoi ragazzi sulla porta degli spogliatoi. L’uomo col colbacco abbraccia il presidente dicendogli qualcosa di impensabile solo poco tempo prima: siamo vicini al Grande Torino. La squadra sta giocando un calcio fantastico, Sala è clamoroso, ma tutto l’ingranaggio funziona perfettamente soprattutto dalla cintola in su. Il ritorno a Caselle è da raccontare: oltre duemila tifosi attendono la squadra, sollevano di peso Giagnoni per portarlo in trionfo senza fargli nemmeno finire di scendere dalla scaletta, abbracciano i calciatori con un amore incontenibile mentre il patron sembra sul punto di commuoversi. Ora i granata, rimasta attaccati ai cosiddetti cugini a un punto di distanza, sono attesi da un doppio turno interno, contro il Napoli e l’Atalanta. Un Toro così può sognare il sorpasso: sì, è stata proprio una buona Pasqua.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.