Per una volta, la società ha fatto una mossa da Toro: il rinnovo del contratto di Zapata, indipendentemente dal suo stato di salute e dal contributo che potrà dare nella prossima stagione, era la cosa giusta da fare. Duvan in pochissimo tempo ha dato dimostrazione di un grande attaccamento alla maglia e ai tifosi ed è diventato uno dei capitani più amati e rispettati dalla squadra e dai sostenitori. Il rinnovo è un segnale forte che questo legame e' destinato a protrarsi nel tempo, speriamo anche quando il capitano granata avrà smesso di calcare il campo. Inserire un elemento così carismatico e profondamente umano tra le fila della società non potrebbe che migliorarne l'assetto.


GRANATA DALL'EUROPA
La cosa giusta
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Speriamo che la scelta fatta con Zapata sia il segnale di un cambiamento di rotta, anche se i precedenti non fanno ben sperare. La progressiva degranatizzazione avviata da più di un decennio ha privato squadra, tecnici e la società stessa di una parte del DNA Toro che dovrebbe invece essere il motore primo di chiunque si avvicini alla nostra storia. Le scelte del passato hanno sempre mirato a tagliare i ponti con la tradizione e la leggenda granata. L'episodio più lampante lo ha raccontato Paolino Pulici, narrando di essere stato definito "di difficile collocazione" dal presidente del Torino FC. Quello che sicuramente la società non ha capito e non riesce a capire e' che se una leggenda della nostra storia non trova posto nell'attuale struttura preposta a gestire il Torino, il problema non sta nella leggenda, ma nella struttura. Per fortuna, a ricordare ancora una volta che il Toro non è fatto da bilanci e da ragionieri, ma da storia, valori e tifosi, ci penseranno le decine di migliaia di persone che il 4 maggio celebreranno ancora una volta il mito di Superga, incarnando tutto ciò che il Toro deve essere.
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La presenza o meno di Cairo è tutto sommato ininfluente. Se salirà a Superga sarà un atto dovuto da cui un presidente del Torino non dovrebbe esimersi. D'altro canto il 4 maggio è l'apoteosi di tutto quello che questa società ha finora trascurato e rifiutato: il mito di una squadra nata per vincere e per dominare, che ha regalato ai propri tifosi titoli, vittorie e tremendismo. Esattamente l'opposto della spenta e grigia mediocrità in cui da 20 anni questa società trascina il Torino FC. Questa profonda dicotomia tra il Toro del mito e il deludente Torino FC dalle poche qualità e ambizioni, potrebbe portare la società a lasciare ai soli tifosi e al capitano il compito di celebrare valori in cui evidentemente la proprietà attuale non sa e non vuole riconoscersi. Comunque andranno le cose, sarà il 4 maggio del popolo granata e niente e nessuno potrà interferire in questo processo di simbiosi che ogni anno rinnova l'alleanza e mostra come la fiamma sia sempre accesa, in attesa di poter illuminare di nuovo il percorso vittorioso e pieno di significato che il Toro si merita. In fondo per i tifosi è sempre facile fare la cosa giusta: basta lasciarsi guidare dall'amore per questi colori e seguire i passi dei propri eroi. Speriamo che anche la società per una volta lo capisca, e decida di piantare nel passato le radici per un futuro migliore.
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