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Granata dall'Europa

Il riassemblaggio del puzzle

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Torna "Granata dall'Europa" di Michele Cercone: "Baroni è stato abile a smontare il puzzle dalle tante tessere mancanti e dai troppi doppioni, riassemblandolo in maniera efficace"
Michele Cercone Columnist 

Il percorso fatto finora dal Toro lascia aperte varie ipotesi quanto al proseguimento della stagione. Ad una partenza da tregenda, che lasciava immaginare il peggio, ha fatto seguito un andamento più rassicurante, che permette di guardare al futuro con qualche certezza in più. Il primo dato è che questa squadra, pur con tutti i suoi evidenti limiti, ha già messo in cascina parecchio fieno in ottica salvezza. I quattordici punti in undici partite – con una media vicina a 1,3 – danno una proiezione finale di 49 punti, largamente sufficiente per non correre rischi. Sarebbe utile arrivare al giro di boa attestandosi intorno ai 25 punti, e l'obiettivo sembra realistico, soprattutto alla luce delle avversarie ancora da affrontare. Nelle otto giornate che mancano alla fine del girone d'andata il Toro sarà confrontato ad una sola squadra di caratura nettamente superiore – il Milan – mentre le altre sette partite lo vedranno affrontare in casa Como, Cremonese, Cagliari e Udinese, e fuori casa Lecce, Sassuolo e Verona. Non è quindi impossibile immaginare che da queste gare i granata tirino fuori i dieci-undici punti necessari a vivere il girone di ritorno senza grossi problemi di classifica.

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Per quanto l'obiettivo della non-relegazione sia deludente nel suo complesso, non sembra che a Baroni e a questa rosa si possa chiedere molto di più. Alla luce degli errori marchiani commessi dalla società nel mercato estivo, raggiungere una salvezza tranquilla e un piazzamento tra il decimo e il dodicesimo posto non è un obiettivo scontato, e al mister va dato atto di aver saputo raddrizzare in piena navigazione la rotta di una barca costruita tardi e male. A molti l'avvio in Coppa Italia e le prime giornate di campionato hanno fatto rivivere l'epoca Giampaolo, quando la combinazione micidiale tra un allenatore manicheo e una rosa inadatta al suo stile di gioco hanno fatto saltare il banco e trasformato la stagione in un incubo-retrocessione evitato solo grazie alla lucidità di Nicola e al suicidio del Benevento. Baroni è stato invece abile a smontare il puzzle dalle tante tessere mancanti e dai troppi doppioni, riassemblandolo in maniera efficace e dando forma, con le poche tessere a disposizione, a diversi sistemi di gioco che riescono a trarre il meglio dalle caratteristiche della rosa. Ne è testimonianza il fatto che finora non è esistita una formazione-tipo, ma che, grazie all'alternarsi di moduli e schieramenti, quasi tutti i giocatori hanno contribuito all'ottenimento di buoni risultati.

Dei 30 elementi in rosa, 25 sono già scesi in campo, con 19 giocatori partiti almeno una volta titolari e 15 che hanno superato i 200 minuti giocati. Tenendo conto di guai fisici e indisponibilità, Baroni ha effettivamente applicato il suo principio del ''tutti titolari'', dimostrando di saper leggere con efficacia le situazioni e adattandosi con flessibilità alle necessità. Se alcuni esperimenti sono andati clamorosamente falliti – la costruzione dal basso e la difesa a quattro con l'Inter, il centrocampo a due con l'Atalanta e il castello integrale sugli angoli con il Parma – altri hanno permesso di utilizzare al meglio le risorse disponibili portando ai successi (insperati) con Roma e Napoli. Il recente derby, combattuto e giocato sostanzialmente alla pari, ha certificato che il modulo 5-3-2 offre ampie garanzie di tenuta contro squadre che tendono ad imporre il proprio gioco. Proprio dalla stracittadina sono arrivati gli ultimi segnali che possono aiutare a definire un 5-3-2 consolidato. La differenza di copertura del campo e di aggressività tra primo e secondo tempo è stata dettata prima di tutto dall'ingresso di Asllani - giocatore irrinunciabile -  e in seconda battuta dalla presenza in avanti di Adams, di cui ha beneficiato soprattutto Simeone. Corollario dell'andamento delle ultime quattro gare è anche la necessaria conferma tra i pali di Paleari, che si è guadagnato la titolarità a suon di prestazioni eccellenti.

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Resta invece da trovare la quadra – indispensabile per le prossime partite – che permetta di giocare con maggiore aggressività e con il baricentro più alto contro squadre che si arroccano in difesa. Le partite con Parma, Genoa e Pisa hanno offerto più spunti critici (soprattutto sull'atteggiamento nei primi tempi) che elementi positivi. Vista la cultura del lavoro dimostrata da Baroni, si puo' immaginare che la pausa per le nazionali aiuterà a sviluppare meglio anche sistemi di gioco più offensivi e a migliorare l'aggressività nelle situazioni in cui si deve fare la partita. La pausa servirà anche a favorire il rientro di giocatori che finora si sono visti poco come Anjorin e Aboukhlal. Sarebbero utilissimi anche progressi più marcati di Zapata, la cui condizione non appare ancora quella sperata a tredici mesi dall'infortunio. Si tratta di una questione cruciale, perché il rientro del Duvàn che abbiamo conosciuto negli scorsi anni è l'unica vera variabile che potrebbe trasformare il lento – ma noioso e deludente - cammino verso la salvezza in una corsa più avvincente.

Il Toro, il giornalismo e l’Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore. Mi esprimo a titolo esclusivamente personale e totalmente gratuito.

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