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Granata dall'Europa

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Torna Granata dall'Europa, la rubrica di Michele Cercone: "Se il finale da cardiopalma in casa con il Genoa aveva certificato l'immaturità della squadra di Baroni..."
Michele Cercone Columnist 

Se il finale da cardiopalma in casa con il Genoa aveva certificato l'immaturità della squadra di Baroni, la gara odierna con il Pisa mette in evidenza l'incompletezza della rosa e l'incompiutezza di un gruppo che non riesce a trovare la sua identità. Ancora una volta per buona parte del primo tempo il Toro si è rivelato incapace di creare gioco contro un avversario di caratura nettamente inferiore, anche se ben arroccato in difesa e capace di pungere con cinismo in avanti. La solita difesa di belle statuine ha gentilmente regalato il primo gol, e, con il contributo di un centrocampo incapace di fare filtro, ha preparato la frittata della seconda rete pisana che Casadei ha cucinato, marcando così ancor più in negativo una prestazione che solleva forti dubbi sulla sua costante titolarità. Così la partita che doveva dare indicazioni sulle possibili ambizioni del Torino FC si è trasformata in una corsa in salita che ha costretto allenatore e giocatori a aumentare i giri del motore. I dieci minuti di pressione costante che alla fine del primo tempo hanno portato a tre nitide occasioni da rete e ai due gol del pareggio, dimostrano la permeabilità della difesa pisana e fanno rimpiangere ancor più l'avvio di gara sbagliato. A deludere le attese dei tifosi che si aspettavano un secondo tempo arrembante, sulla scia dell'entusiasmo ritrovato, ci hanno pensato prima gli undici in campo, che hanno ripreso a trotterellare e a disegnare un'inutile, lunghissima trama di passaggi orizzontali, e poi Baroni, che ha ridisegnato la formazione privandola dei riferimenti in avanti e perseguendo l'obiettivo di portare a casa un punto.

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L'assedio di fine primo tempo si è così trasformato in una noiosa seconda metà di gara in cui il Pisa ha avuto buon gioco a controllare le poche sortite in avanti dei granata ed ha creato la miglior occasione per portarla a casa, sventata dal solito intervento efficace di Paleari. La gara che poteva segnare una svolta nel cammino del Torino si è quindi chiusa con tantissimi dubbi e poche certezze. Tra i dubbi più evidenti c'è la tenuta della difesa, che continua a mostrare gli stessi segnali inquietanti dí instabilità emersi con Genoa e Napoli (ma nascosti dal fuorigioco millimetrico di Lang e dai miracoli di Paleari). Uno dei motivi che ormai appaiono evidenti è l'incompiutezza della rosa che un mercato estivo miope, tardivo e al ribasso ha privato della necessaria qualità e quantità, soprattutto in difesa e a centrocampo. Quello che appariva cristallino agli occhi dei tifosi è rimasto incredibilmente nebuloso agli sguardi della società: servivano un titolare di difesa sulla fascia destra, uno sulla sinistra e un centrale mancino di esperienza in mezzo. Con tutta la buona volontà, Pedersen, Lazaro e Biraghi non possono essere i titolari di una squadra anche solo un poco ambiziosa. La scommessa Nkounkou può dare frutti, ma non è certo il profilo che serviva. Stesso discorso vale per il centrocampo, in cui l'arrivo in extremis di Asslani ha messo una toppa, ma che in assenza dell'albanese mostra tutte le difficoltà di schierare una linea a tre con giocatori come Ilic, Casadei, Anjorin o Gineitis, che sono in realtà più mezzali offensive che veri centrocampisti.

Il risultato è stato chiaramente visibile nella gara odierna, con un centrocampo incapace di fare filtro, lavorare come cerniera tra difesa e attacco e recuperare le seconde palle. L'unico reparto completo è evidentemente l'attacco, che ha fatto la differenza con due giocate di Simeone e Adams che hanno trasformato due palle sporche in gol di pregevole fattura. Nel complesso, sembra sempre più evidente che il valore di questa squadra sia quello che la classifica attuale racconta: un centro ranking che difficilmente potrà alimentare ambizioni superiori ad una salvezza tranquilla. Una nota negativa a parte meritano stavolta le scelte di Baroni, che ha gradualmente svuotato di qualità l'undici in campo, concludendo con il fumoso Ngonge e il rientrante Zapata una gara in casa contro una delle ultime in classifica che meritava un finale ben più arrembante. Per il derby in arrivo serviranno ben altra carica e ben altro atteggiamento, se questa squadra e questo allenatore vogliono - come continuano a dichiarare - fare il primo passo per riconquistare i tifosi che - loro si - hanno dato cuore e spettacolo dal primo all'ultimo minuto.