Che l'informazione sia da sempre sinonimo di potere per chi la riesce a controllare in qualche modo non sono io a dirlo, ma la storia a testimoniarlo e i nostri tempi a ribadirlo come forse non mai prima. La situazione del Torino FC è emblematica in questo senso: qualunque tifoso di qualunque altra squadra che non sia il Toro e che legga quotidianamente il giornale sportivo italiano più diffuso si stupisce, o più probabilmente ignora, che il presidente Cairo sia ferocemente contestato dalla tifoseria granata. Questo perché la chiave con cui la "rosea", ad esempio, parla del Torino di Cairo, presidente granata, ma anche editore di quel giornale, è improntata al sottolineare ciò che meglio funziona in casa granata, evitando di calcare la mano su quanto invece non va (contestazione in primis) . Si chiama linea editoriale ed ogni giornale ne ha una: la sostanza dell'informazione che si dà è corretta ed oggettiva, ma il contorno è abbellito e apparecchiato affinché la percezione finale del lettore sia molto vicina alle posizioni di chi, appunto, definisce la linea editoriale di quella testara. Da tempo ormai immemore in casa granata è in corso un dibattito tra tifosi che vede contrapposti coloro che sono a favore di Cairo e coloro che ritengono che il suo tempo al Torino sia ormai finito. La variegata costellazione di informazione che gira intorno al Torino (dalle testate nazionali ai siti specializzati, dai forum sino ai vari blog o account sui social) ha sposato linee editoriali diverse: ci sono quelle pro Cairo, quelle neutrali (Toro News ad esempio è in questa fascia) e quelle contro Cairo per cui i tifosi possono "scegliere" sotto quale lente leggere e recepire le informazioni sul Toro. Un evento come la marcia dei 20.000 del 4 maggio scorso ha avuto, ad esempio, risonanza nazionale per cui tutte le testate, anche quelle non sportive, hanno riportato la notizia del serpentone di tifosi granata che dal Norman di piazza Solferino sino a Sassi, ai piedi di Superga, hanno sfilato per ribadire la propria fede in un giorno speciale come quello della commemorazione della Tragedia di Superga, ma anche per lanciare un messaggio chiaro ed inequivocabile alla proprietà: i tifosi sono stufi della gestione Cairo.


Il granata della porta accanto
La Marcia dei 20.000, Pulici e la realtà “modificata” del Toro
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Questo aspetto della Marcia era stato ampiamente pubblicizzato dagli organizzatori ed era quindi parte integrante delle motivazioni che hanno spinto 20.000 cuori granata a parteciparvi. Omettere questa parte dell'informazione è lecito e difatti ci sono stati alcuni organi di informazione che lo hanno più o meno velatamente fatto: non ci si stupisca poi se qualcuno arriva a parlare di mistificazione della realtà... A noi che viviamo a Torino o che comunque, essendone tifosi, ci informiamo più dettagliatamente sulle vicende granata, non è certo sfuggita la completezza delle ragioni ed il senso della Marcia del 4 maggio, ma per una qualunque persona che ha distrattamente letto su certi quotidiani la ricostruzione della giornata, quale messaggio sarà arrivato? Sicuramente quello che tantissimi tifosi del Torino hanno reso omaggio agli Invicibili per le strade della città, ma siamo sicuri che non ci sia stato il rischio che si siano persi la parte in cui si raccontava che questa marea di tifosi ha anche contestualmente gridato il proprio dissenso verso l'operato del presidente Cairo? Ecco quindi che è normale arrivare a farci la seguente domanda: ma se dopo tanti anni i tifosi del Torino sono ormai uniti nella protesta verso Cairo, siamo sicuri che il resto del mondo abbia capito che questo è un fatto e soprattutto sappia quale é lo stato dell'arte in casa granata? Il dubbio di essere in un enorme Truman Show al contrario dove noi che siamo dentro abbiamo chiara la situazione e chi sta fuori ne veda, invece, una versione completamente alterata e inconsapevole è fondato, oltre ad essere sfibrante. Sfibrante perché nonostante lo si urli ai quattro venti, si ha sempre la sensazione che il mondo non sappia davvero cosa succede al Toro e quanto grave sia la situazione. Mentre noi guardiamo l'emorragia di tifosi, l'oblio che ci attende fra qualche decennio se non sarà invertita la rotta e la cristallizzazione dello status di "provinciale" ormai acquisito nell'ultimo quarto di secolo, il mondo guarda "gli scudetti del bilancio", la presenza fissa in serie A nell'ultimo decennio e i decimi posti come se fossero medaglie di cui andare particolarmente fieri. C'è una realtà distorta e quasi artificialmente "modificata" intorno al Torino alimentata dall'informazione "usa e getta" e dai social che sempre più raramente approfondiscono i contenuti e che invece danno in pasto ai lettori solo i "titoli".
E il giorno dopo la Marcia lo stesso meccanismo si è nuovamente verificato con la visita di Pulici al Filadelfia: la copertina della notizia è stata la foto di Pupi con Vagnati, un'immagine che presa da sola e decontestualizzata dava l'impressione che Pulici avesse fatto "pace" con Cairo e fosse tornato sui suoi passi avallando la politica societaria. Ci è voluta una rivolta social di chi davvero conosce Puliciclone oltre ad un'intervista dell'indimenticato bomber granata per "rimettere le cose a posto" e ridare un'ottica più reale su come si erano svolti i fatti (semplicemente Pulici era ad un pranzo nei pressi del Filadelfia e dopo aver mangiato ha espresso il desiderio di visitare il Fila dove è stato entrare ed ha di conseguenza incontrato staff e giocatori granata oltre al direttore sportivo). L' episodio della visita di Pulici è stato controverso proprio perché, visto come è stato presentato da alcuni media, appariva in netto contrasto con le sue posizioni da sempre critiche nei confronti del presidente Cairo. Se uniamo i puntini il disegno che ne viene fuori è quello di un Torino a due facce, un Torino in cui non coincide l'immagine che ne hanno i tifosi con l'immagine che viene "rilasciata" al resto del mondo. Anche la questione del cambio di proprietà può essere influenzata in questo senso: se non viene percepito all'esterno questo desiderio profondo di cambiamento espresso da parte dei tifosi, come potrà essere raggiunto un "potenziale compratore" da tale notizia ed essere stimolata in questo sogretto l'idea di provare ad acquistare il Toro? Spesso si dice che non ci sia nessuno disposto a comprare il Toro, ma questo è falso per due motivi: il primo è che se il proprietario non mette in vendita il bene, difficilmente qualcuno si presenta con un'offerta, il secondo è che se non c'è modo di percepire che una situazione è critica difficilmente qualcuno si metterà in moto stimolato dalla possibilità di prendere la palla al balzo per "approfittarne". Per fortuna restano i fatti: la marea granata che ha invaso Torino il 4 maggio e un'icona come Pulici, tutti fermi sulle proprie posizioni e cioè che il tempo di Cairo sia finito. E a prescindere da come si possa "abbellire" tutto ciò da parte di certa stampa, la stragrande maggioranza di noi tifosi granata attende un'unica, grande, notizia: quella della cessione del Toro.
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Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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