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Quando il giocatore del Verona Milan Djuric, all'ultimo minuto del primo tempo del match contro il Toro, mercoledì scorso, ha portato in vantaggio i gialloblu ultimissimi in classifica, reduci da una sfilza di sconfitte consecutive che li aveva resi la vittima sacrificale ideale da affrontare, tutti noi tifosi granata abbiamo vissuto l'esperienza di Bill Murray e ci siamo detti che si stava ricominciando da capo. Ancora il goal subìto contro una squadra che sulla carta avremmo dovuto asfaltare, ancora una partita casalinga da ribaltare, l'ennesima occasione buttata via di riportarci in quartieri un po' meno popolari della classifica.
L'andamento dei nostri campionati ed il continuo ripetersi delle medesime situazioni, degli stessi stati d'animo, di quell'autolesionismo che è ormai talmente radicato da essere diventato congenito, sono degni di diventare il copione per un film hollywoodiano di successo.
Ci è voluto un capolavoro balistico di Miranchuk per impedire che all'Hellas riuscisse l'insperata impresa di violare l'Olimpico Grande Torino; del resto, anche il protagonista di Ricomincio da capo, nel corso delle sue giornate tutte uguali, di tanto in tanto viveva momenti di gloria apparente. Apparente, perché il giorno successivo si sarebbe comunque risvegliato nella solita mattina del 2 febbraio e le glorie del giorno prima semplicemente non sarebbero mai esistite.
Siamo prigionieri anche noi di un loop temporale che ci fa svegliare sempre nello stesso giorno potenzialmente di gloria, o almeno di mitigata mediocrità, per poi farci ripiombare nell'anonimato, contro ogni pronostico della vigilia e, sovente, contro ogni logica.
Cambiano gli avversari, ma la storia è la medesima, la partita è sempre la stessa.
Solo, a differenza del meteorologo del film, noi invecchiamo. E questo piccolo particolare rende tutto più drammatico: ogni giorno un frammento del nostro passato se ne va (a proposito, ciao Gianluca Vialli, campione di classe e nobile avversario).
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Almento Bill Murray, prigioniero del suo terrificante anello, si risvegliava ogni mattina congelato nel proprio corpo di quel momento. Magra consolazione, che però gli dava una chance concreta di farcela.
A noi del Toro basta guardarci allo specchio la mattina per realizzare che comincia a sembrare un'utopia che quella stessa chance possa capitarci.
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