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Torino e il mare

Torino e il mare - immagine 1
Torna con un nuovo appuntamento "Lasciarci le penne", la rubrica a cura di Marco Bernardi

Qui non c'è il mare - Statuto. Dall'album Zighidà (1992) EMI

Questo periodo di ponti mi ha condotto davanti al mare. Non mi capitava da tempo e, come ogni volta, mi sono chiesto perché diavolo la vita mi abbia portato ostinatamente a non abbandonare Torino. Me lo chiedo periodicamente, con il rimorso di un traditore e il rimpianto di chi non sa tradire. Risposte ne ho trovate a bizzeffe: necessità e obblighi della vita, lavoro, famiglia, una sorta di accettazione passiva del proprio destino. Del resto, se sul mare non ci sei nato, sarai sempre un forestiero in quei luoghi, per quanto ti ostini a considerartene figlio adottivo. La solite domande e le solite risposte. Sempre così.

Mi basta il primo raggio di sole che vedo riflettersi sulla superficie color indaco e senza onde d'inizio primavera per ripiombare nel vortice dei dilemmi dal quale è impossibile riemergere. Mi viene in mente una vecchia canzone degli Statuto, dei primi anni Novanta. Parlava di Torino, descritta con crudele o bonaria rassegnazione, e intercalava alle descrizioni della nostra città, coi suoi abissi e i suoi stereotipi da cartolina, la constatazione che qui non c'è il mare. Condivido quello stupore e mi domando: "ma se non c'è il mare, allora io che ci faccio qui?", ed è lo stesso pensiero che tutti decliniamo in funzione delle nostre passioni.

LEGGIANCHE: Sipario!

Se ami la montagna, ti chiedi perché hai scelto questa pianura chiusa dalle Alpi ad un passo e irraggiungibili, in cui i fumi ristagnano e la nebbia sembra l'effetto di scena di qualche gruppo rock un po' tamarro. Se ti senti un bohémien, sogni Parigi e fingi di credere che la Mole sia la Tour Eiffel. Ma che sia Londra o New York la tua metropoli d'elezione, alla fine ti resta solo Torino. E finisci per dimenticartele, le tue domande, e scopri che il fatalismo è sinonimo di affetto per quel luogo scorbutico che ti è toccato in sorte.

In fondo, il tuo sangue ha quel colore lì, grigio Torino lo chiamano, e lo usano per ridipingere portoni e tapparelle, e si tinge di granata ogni volta che rialzi la testa e provi a guardare oltre. Fortuna di noi del Toro, perché se al granata provi a sostituire le strisce di altre maglie in voga, il grigio continui a vederlo, ma al di là delle sbarre di una prigione.

Qui non c'è il mare, cantano gli Statuto, che del Toro sono una delle anime più vere, mentalità ed eleganza Mod, a cominciare da quel Ragazzo Ultrà che parlava di tifo al di là delle frasi edificanti, con un realismo che non cercava il plauso dei benpensanti. Infine, sempre a proposito degli Statuto, un ricordo per Rudy Ruzza, valente bassista del gruppo, che se n'è andato da poco. Era stato un allievo di mia madre, tanti anni fa, e per quel motivo seguivo gli Statuto con particolare affetto, pur non avendolo mai conosciuto. Era un amico di famiglia, a sua insaputa. Gli mando il mio ciao, ovunque si trovi. La sua vita ha suonato una bella musica.

Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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