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LASCIARCI LE PENNE

Sipario!

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Torna "Lasciarci le penne", un nuovo appuntamento con la rubrica di Marco P.L. Bernardi

Curtain: Poirot's Last Case, Agatha Christie, 1975

Agatha Christie uccise il suo personaggio più noto l'anno prima di morire lei stessa. Hercule Poirot, ormai vecchio e costretto sulla sedia a rotelle, si spegne alla fine della sua ultima indagine. Tale fu lo sconcerto mondiale per la morte del noto detective, che il "New York Times" ne partecipò il lutto, pubblicando un vero necrologio il 6 agosto 1975. La diabolica scrittrice aveva scritto questo romanzo durante la seconda guerra mondiale e lo aveva conservato nel cassetto per darlo alle stampe al momento opportuno.

Sipario è un giallo che sconfina nel noir, nel quale i ruoli e i sentimenti si mescolano fino al più inatteso dei finali. La Signora degli enigmi spiazza definitivamente i lettori, sigillando al contempo la pietra tombale sul protagonista di decine di romanzi e racconti, molti dei quali autentici capolavori del genere. Non si deve mai raccontare la trama di un giallo per non rovinare il piacere della lettura e soprattutto svelare il finale, ma è bello sottolineare che il fil rouge della suprema avventura del celeberrimo investigatore belga è l'amicizia. Le ultime parole di Hercule e il suo ultimo pensiero sono rivolti all'inseparabile compagno di imprese, il capitano Hastings. Cher ami, sussurra, mentre sente la morte arrivare, ripensando forse ai mille casi impossibili risolti grazie alle proverbiali celluline grigie.

Il titolo del romanzo si presta a commentare l'ultima partita dei nostri eroi in maglia granata, quella contro la Salernitana, che, a meno di improbabili ed inopinabili colpi di scena, ha fatto precipitare definitivamente il sipario sulla nostra stagione. Fine dei giochi e ritorno nel consueto limbo. Anche su quest'annata 2022/2023 è stata posta la pietra tombale ed è più forte del solito la sensazione che l'occasione di rendere un po' più saporita la solita minestra ci fosse, eccome: chi abitualmente ci stava davanti correva un po' meno forte, perfino la Juve veniva punita (paradosso dei paradossi) e per un paio di giornate ci guardava le spalle (mercoledì, ovviamente, ci hanno spiegato che si era scherzato e che, per dirla col sommo Gino Bartali, "l'era tutto sbagliato, l'era tutto da rifare") e, soprattutto, si era presentata l'anomalia forse irripetibile di un campionato spezzato in due dalla pausa eterna dei mondiali nel momento clou, con la possibilità di rifiatare, pianificare, gestire la ripartenza; una sorta di safety car che poteva mandare a carte quarantotto gli equilibri. Invece a novembre, quando il baraccone si è fermato, l'impressione che i giochi fossero in gran parte fatti era già forte. La paura che il sipario stesse calando si percepiva con chiarezza.

Poi, la più clamorosa delle occasioni: una Coppa Italia che sembrava arriderci. Qualche big piazzata dalla nostra parte del tabellone fatta fuori a sorpresa, la nostra incredibile, bellissima vittoria contro il Milan, l'opportunità di qualificarci per una semifinale contro la Cremonese, ovvero un avversario alla nostra portata, eventualità inconcepibile a quel punto, considerata la formula ammazza piccole della competizione. Invece è arrivata la sconfitta contro la Fiorentina, in una gara giocata senza il mordente del turno precedente contro i rossoneri. Gettata al vento una possibile finale, dopo tanto di quel tempo che ormai solo pensare di poterla disputare, una finale, sembra pura utopia. Ora che la stagione volge al termine, senza entusiasmo, senza un motivo vero per immergersi nel solito calderone di emozioni, subentra il desiderio che finisca presto, che finisca dignitosamente, che qualche nuovo talento abbia l'occasione di mettersi in luce.

Poi aspetteremo. Aspetteremo, come sempre, l'anno prossimo, che, come vaticinava il venditore di almanacchi di leopardiana memoria, sarà molto più felice di questo. E, anche se lo sappiamo benissimo che non sarà così, ci illuderemo tutti: immagineremo derby vinti, traguardi impronosticabili, e magari crederemo di arrivarci a quella finale che quest'anno abbiamo intravisto nella nebbia, come mai ci era successo dal 1993 ad oggi.

Per ora, sipario!

Strano... Anche a tendere l'orecchio, non pare di sentire l'applauso.

Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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