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La magia del Toro

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Il Toro, dopo tante batoste, si sta forgiando anche caratterialmente per provare a raccogliere soddisfazioni in un futuro più o meno prossimo

Gianluca Sartori

Nel calcio e non solo, le motivazioni sono spesso decisive. Sicuramente è stato su questo piano che si è deciso l’ottavo di Coppa Italia tra un Milan snob e senz’anima, che vedeva questa partita quasi come un impiccio in vista del campionato e della Supercoppa, e un Torino sceso in campo concentrato come se da questa partita dipendesse tutta una stagione. E la differenza di motivazioni si è vista non nella fase iniziale del match, quella in parità numerica tra i titolari del Torino e le riserve del Milan, ma in quella finale, con dieci riserve dei granata contro undici big rossoneri.

Considerazioni che non devono andare a detrimento dei meriti del Torino, tornato dalla serata di San Siro con la scarica di adrenalina che tanto serviva a squadra e ambiente dopo i due pareggini di inizio 2023 contro Verona e Salernitana. Una vittoria come questa, speciale anche perché firmata da due giocatori fino a ieri ai margini della rosa come Bayeye e Adopo, può svoltare almeno una parte di stagione, o forse no. Ma è un segnale del fatto che questa squadra dopo tante batoste si sta forgiando anche caratterialmente per provare a raccogliere soddisfazioni in un futuro più o meno prossimo. Ed è un segnale che la magia del Toro è ancora lì, arde sotto la cenere e può riaccendersi di tanto in tanto quando meno te lo aspetti.

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