Il Torino football club targato Urbano Cairo sabato sera ha emesso l'ultimo rantolo sportivo. Questa società non ha più niente da proporre oltre il rigore contabile. Giocatori moralmente pessimi, un risultato così è inammissibile, un tecnico, atteso alla sistematica verifica del modesto funzionamento della squadra e dunque delle sue capacità di convincere i suoi uomini su cosa e come fare. Infine il presidente, alias la società, che quest'estate si è paragonato a Ferruccio Novo.
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L’ultima stazione
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Peccato la conferma dei calciatori della scorsa stagione fosse dovuta esclusivamente all'assenza di un direttore sportivo in grado di organizzare acquisti e cessioni, mica per altro. Ora questa società che vive di sostanziale improvvisazione, di assenza di visione prospettica, di aridità emotiva è giunta ad un punto morto. Non ha più nulla da dare e da proporre, anche con tutti i limiti attuali. Ci dica oggi il Presidente che idee ha per futuro di questa squadra, siamo in attesa!
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Vuole ricostruire il Fila? No, quello lo hanno già ricostruito i tifosi, vuole costruire uno stadio? No, quello no, si è già impegnato a far intitolare l'olimpico al grande Torino può bastare, vuole vincere lo scudetto? No quello forse lo recuperiamo dal 27', vuole entrare nella storia? Sì! Sabato ci è riuscito: 0 a 7 in casa, mai accaduto! Insomma dica qualcosa! Non si può vivere sempre nella penombra per non dover giustificare eventuali insuccessi, il rischio è che poi venga notte fonda.
Avvocato penalista, appassionato di calcio (ha partecipato al corso semestrale di perfezionamento in diritto e giustizia sportiva presso Università di Milano), geneticamente granata, abbonato al Toro da circa trent’anni.
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