GRAN TORINO

L’ultimo treno della notte

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Torna l’appuntamento con Gran Torino, la rubrica a cura di Danilo Baccarani
Danilo Baccarani
Danilo Baccarani Columnist 

Domenica ore 15, come una volta, Toro in casa contro il Frosinone.

Sembra incredibile ma questa è soltanto la seconda volta in tutto il campionato che il Toro gioca, in casa, di domenica alle 15 e nell'unico precedente stagionale, nella partita del 7 gennaio, ci siamo sbarazzati agevolmente del Napoli campione d’Italia.

Sarà una sensazione strana, assuefatti come siamo agli spezzatini e alle partite giocate a orari improponibili.

A proposito di questo momento revival, l’avete sentita la notizia?

Un presidente di Serie A ha proposto, in Lega agli altri colleghi, di disputare una giornata di campionato, tutta alle ore 15 di domenica, vestendo maglie storiche e calzando solo scarpini neri?

Sarebbe stata un’operazione mediatica vincente che avrebbe riportato il nostro calcio sotto i riflettori.

Era un cosiddetto win-win che i suoi colleghi hanno rifiutato in blocco o quasi.

Bella idea, eh. Grazie, ma anche no.

Il non farcela mai come stile di vita.

L'incapacità di gestire il business e il menefreghismo totale nell'ignorare il sentimento popolare, roba che nemmeno il PD e Tafazzi capolista alle Politiche.

Ma andiamo avanti.

Se le speranze europee del Toro sono ridotte al lumicino, questa è indubbiamente la partita da non fallire, l’ennesimo dentro o fuori per la truppa granata.

Il Frosinone quest’anno, l’abbiamo incontrato già due volte, grazie all’incrocio di Coppa Italia, 1-2 casalingo ed eliminazione figlia di decisioni arbitrali (e cattiva sorte) e nella quindicesima di campionato, 0-0 condizionato pesantemente da un arbitraggio insufficiente (mancata espulsione di Oyono dopo 10 minuti di gioco).

Diciamo che siamo stati un po’ “sfortunati” considerando gli eventi e che, soprattutto la partita di Coppa (23 tiri, 11 in porta), è quella su cui possiamo recriminare maggiormente.

Quella partita di novembre è l'emblema della stagione granata riassunto esaustivo della mancanza di concretezza.

Una coazione a ripetere.

Troppi errori sotto porta, pochi gol segnati, partite pareggiate, o peggio, perse per la mancanza di qualità nell’ultimo passaggio, nella finalizzazione.

Tiriamo poco (e male) e la conseguenza è che i gol continuano ad essere pochi.

Manca il killer istinct, vedi Lazaro nel derby, e le stesse situazioni si possono ritrovare in moltissime altre occasioni di questa stagione in cui ci siamo ritrovati a “fare la partita” e a venire puniti oltremodo.

Paghiamo l’annata storta di Sanabria, che bomber vero non è mai stato, la carenza di rifornimenti, la mancanza di gol da parte di centrocampisti ed esterni: di guizzi, invenzioni, prodezze, nemmeno l’ombra.

Questa è una squadra che sa difendere, ma che fatica a scardinare le retroguardie avversarie soprattutto quando sono chiuse a doppia o tripla mandata.

Questo è il peccato originale del Toro che ha fatto le sue migliori partite con quegli avversari che lasciano spazi, che lasciano giocare.

Il Frosinone di Di Francesco ha bisogno di punti salvezza e faccio fatica ad immaginare una squadra che si snaturerà: i ciociari giocheranno, come a Napoli, agevolati anche dagli errori dei campani, ma il dna della squadra frusinate è quello e difficilmente cambierà.

La partita di Coppa generò frustrazione e segnò uno spartiacque nella stagione del Toro.

Uscito dallo stadio, oltre alla pesante delusione, non mi resi conto della prestazione del Toro e la mia percezione (come quella di altri, a caldo) fu totalmente sballata.

All’interno di una prova con luci e ombre, con Cerofolini (portiere di riserva del Frosinone) migliore in campo, una traversa clamorosa di Karamoh e occasioni in serie, di cui una con Vlasic, dieci secondi prima della fine dei regolamentari, il Toro apparve forte e fragile, allo stesso momento.

Una prova sfortunata che pagammo a caro prezzo con due gol dei carneadi Ibrahimovic (primo gol in Italia, viziato da un fallo) e Reinier (secondo in Italia) ma soprattutto con una decisione arbitrale davvero inspiegabile di Fourneau e di Abbatista al Var.

Il fallo, in area, su Seck viene sanzionato con la massima punizione.

Dal Var, però, nutrono dubbi.

Review a bordo campo, e tutto quello che era sembrato chiaro già in diretta, viene cancellato.

Seck non è caduto, è stato solo sbilanciato, niente rigore.

Ironia della sorte, proprio Seck, protagonista in negativo di una stagione anonima si è trasferito in prestito a gennaio al Frosinone.

Zero gol, zero assist, mai decisivo né qui né altrove e con un pesante fardello giudiziario che lo vede coinvolto: pagine di una storia che vorrei che il calciatore continuasse a scrivere lontano da Torino e dal Toro.

Torniamo a noi.

Dopo la sconfitta in Coppa, ingiusta e irregolare, nella successiva partita di campionato contro il Sassuolo, il Toro ripeterà una prestazione praticamente identica: venti e passa tiri, dominio assoluto e, almeno stavolta, vittoria.

Quella sera, al fischio d'inizio, il cuore della Maratona venne lasciato vuoto in segno di protesta per la sconfitta subita contro il Frosinone e durante la gara la squadra venne incitata solo dopo il gol del 2-1 di Vlasic rifiutando l’abbraccio della Maratona che a fine partita chiamò i giocatori sotto la curva.

Frosinone come uno strascico, come un peso di cui liberarsi, per togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

L’andata dello Stirpe, di cui si può dire che il pari sia sostanzialmente giusto solo ignorando la topica del sig. Massimi, diventa un'altra occasione per rimuginare.

Anche in questo caso un palo, Ilic, una serie di occasioni gettate al vento, Karamoh e Zapata, e un sostanziale equilibrio che Vanja assicura con due parate pregevoli e due indecisioni che potevano costarci care.

Il Toro finisce in forcing ma non riesce a dare la zampata vincente, quella da tre punti.

Ha ragione Juric, servono le vittorie sporche, tipo quella con il Monza, certo.

Ma la sensazione è che questa squadra per vincere debba dominare la partita e che non sia in grado di speculare su vantaggi risicati, ma sopratutto che non sia capace di approfittare di episodi sporadici.

La fragilità emotiva di un gruppo incapace di vincere partite in rimonta (mai successo), la mancanza di concretezza di un attacco che, in casa, è il secondo peggiore di tutta la categoria con quindici gol (solo l’Empoli ha fatto peggio, 13, tre contro di noi, sic!) e la solidità difensiva, non sono un cocktail vincente.

Facciamo fatica a costruire, servono davvero troppi tiri per fare un gol e per restare agganciati all'ultimo vagone del treno europeo servono reti e cinismo.

Il Frosinone arriva da cuscinetto tra un derby senza squilli e la trasferta di San Siro contro l'Inter dove, potenzialmente, potremmo essere parte della festa Scudetto.

Portiamo una buta e le bignole ché, a mani vuote, non si va mai da nessuna parte.

Ad un anno campione d’Italia, cresciuto a pane e racconti di Invincibili e Tremendisti. Laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Ho vissuto Bilbao e Licata e così, su due piedi, rivivrei volentieri solo la prima. Se rinascessi vorrei la voleé di McEnroe, il cappotto di Bogart e la fantasia di Ljajic. Ché non si sa mai.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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