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Ei fu, 4 maggio

Sotto le granate / Torna l'appuntamento con la rubrica di Maria Grazia Nemour: "17.03: avevo la mia solita maglia del Toro addosso e ho letto la poesia"

Maria Grazia Nemour

Ei fu. Siccome immobile,

Dato il mortal sospiro,

Stette la spoglia immemore

Orba di tanto spiro,

Così percossa, attonita

La terra al nunzio sta,

Scrivo oggi che è il 5 maggio, anche se le parole saranno pubblicate domani 6 maggio. Ma in realtà è di ieri, 4 maggio, che vorrei parlare.

Sembra l’inquadratura di un film il modo in cui Manzoni rende palpabile il silenzio che si è creato sulla Terra alla notizia che Napoleone ha esalato l’ultimo respiro. La Terra è incredula di fronte all’immobilità di un uomo che è emblema di movimento e azione.

È universale la sapienza di Manzoni nell’esplorare l’animo umano, così come è universale l’esempio di grandezza di Napoleone al cospetto della Storia, sarà per questo che leggere “Il 5 maggio”  il giorno prima, il 4, per me è diventato quasi un rito di consapevolezza, un inchino alla morte.

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Viviamo i mesi del silenzio, e per chi è abituato al movimento continuo degli ingranaggi della vita come sottofondo dei suoi giorni, il rumore del silenzio può fare davvero un gran baccano. Rimbombano i pensieri. Sono mesi in cui non si parla delle probabili formazioni per la partita critica, niente commenti sulle azioni, sul Var al servizio del risultato o l’allenatore che a fine match filosofeggia sul risultato. Silenzio.

Non mi disorienta il silenzio, e a dire il vero neanche il caos, amo entrambi. Però lunedì alle 17 sapevo dove volevo essere: nel silenzio. Nel silenzio in cima a una collina alle spalle di casa mia, di lì, si vede Superga. Sono settimane che Superga si avvicina. L’aria è tersa e Superga si avvicina: metro dopo metro, giorno pulito dopo giorno pulito. Mai stata così vicina.

17.03: avevo la mia solita maglia del Toro addosso e ho letto la poesia.

Fu vera gloria? Ai posteri

L’ardua sentenza: nui

Chiniam la fronte al Massimo

Fattor, che volle in lui

Del creator suo spirito

Più vasta orma stampar.

Se possiamo considerarci “posteri”, potremmo anche pensare di emettere l’ardua sentenza: sì, fu vera gloria.

Quella di Napoleone, così come quella del Grande Torino. Se a più di settant’anni di distanza, il 4 maggio continuiamo a fermarci e dirigere lo sguardo verso Superga, sì, direi che fu vera gloria. Direi che ognuno è speciale a modo suo, ma alcuni sono francamente più speciali degli altri, in loro è evidente quanto ha affondato l’orma chi Crea.

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Viviamo mesi stranianti, nei quali abbiamo visto i campi da gioco accogliere le tende di ospedali improvvisati per l’emergenza e ora li vediamo percorrere da un solo uomo che si allena in solitaria. Nessuna abitudine o rassicurazione.

Il Dio che atterra e suscita,

Che affanna e che consola,

Sulla deserta coltrice

Accanto a lui posò.

Questi mesi ci hanno ricordato che calpestiamo una Terra che con un soffio ci atterra e ci rialza, che potrebbe tranquillamente fare a meno di noi.

Si nasce e si muore da soli, ma se Manzoni ha immaginato la mano di Dio, quel 5 maggio, a consolare Napoleone, allora credo di poter immaginare la stessa mano quel 4 maggio di pioggia del 1949, sopra Torino.

Non so se sia la mano di Dio, ma da casa mia non avevo mai visto un cielo tanto blu sopra Torino.

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.

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