Primavera

Torino, una Primavera da lodare: tanti giovani formati nel percorso

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Cala il sipario sulla stagione, ma nessuno del Torino dev'essere deluso. L'annata che si è chiusa è il miglior punto di partenza per il futuro
Roberto Ugliono Caporedattore settore giovanile 

Leggi Primavera e il significa è: "Guardare al futuro". Questo il Torino l'ha fatto. In tutti i sensi. La sconfitta contro la Fiorentina ci può stare, ma soprattutto non cancella il percorso della squadra di Giuseppe Scurto. Un percorso fatto di valorizzazione umana e calcistica di un intero organico. Un percorso durante il quale sono stati portati giovani in prima squadra, 2005 (e quindi sotto leva) a giocare stabilmente in Primavera 1 per prepararsi al futuro. Forse proprio queste sono le parole chiave con cui si può riassumere il cammino dei granata: percorso e futuro.

Torino, una Primavera da lodare: tanti giovani formati nel percorso

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Le lodi vanno fatte a tutti. A partire dalla testa, cioè Ruggero Ludergnani. Le sue idee e le sue scelte si sono rivelate giuste. Al di là dei risultati sul campo (ottimi), ha saputo scegliere i giocatori giusti e ha azzeccato tante scommesse. Inoltre la sua visione ha dato i suoi frutti: dare spazio ai giovani, farli salire e farli giocare. La qualità va valorizzata e così è successo, anche grazie a Scurto. Anche lui vanno tanti applausi, perché ha saputo mettere in campo sempre un Toro grintoso e bello, una squadra in grado di essere completa sempre nonostante infortuni e assenze che nel percorso ci possono stare. Tutti sono stati decisivi, ogni suo ragazzo ha saputo prendersi la scena nel momento del bisogno. Grazie (anche) al suo lavoro Gvidas Gineitis ha conquistato la maglia della prima squadra, di cui ha fatto parte stabilmente da gennaio in poi. Poi ci sono i tanti ragazzi diventati professionisti, da Antolini a Savva. Ragazzi a cui la società ha deciso di fare il contratto perché si deve credere nel loro futuro e nella loro crescita.

E qui i meriti vanno condivisi. Non solo ci sono quelli di Scurto e del suo staff, ma anche dei ragazzi stessi, che si sono messi in gioco e hanno voluto imparare. Così c'è stata una crescita importante del gruppo. Ogni singolo della squadra ha fatto passi in avanti nella propria crescita personale. Da Dellavalle diventato leader e uno dei migliori giocatori della categoria dopo un lungo percorso che parte dagli anni precedenti a Dembelé, ultimo arrivato ma che contro la Fiorentina non ha mai mollato. Poi c'è chi ha capito a pieno cosa voglia dire essere professionista. Esempi come Dell'Aquila e Antolini, che hanno giocato praticamente una stagione da acciaccati, ma non si sono mai tirati indietro, o N'Guessan che contro la Fiorentina non avrebbe dovuto giocare ma ha rischiato per il bene della squadra. Ora cala il sipario sulla stagione, ma nessuno del Torino deve essere deluso. L'annata che si è chiusa è il miglior punto di partenza per il futuro e un esempio di come si deve lavorare. Così il Toro potrà avere il suo futuro nelle giovanili.