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Esclusiva

Sidio Corradi, ex tecnico di Pellegri a TN: “Juric è l’unico che può rilanciarlo”

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In esclusiva le parole di Sidio Corradi, uno dei primi allenatori di Pietro Pellegri ai tempi del Genoa, nonché storica bandiera del Grifone

Andrea Calderoni

Sidio Corradi è un allenatore del settore giovanile del Genoa (in questa stagione gestisce il gruppo dei nati nel 2008), dopo essere stato bandiera rossoblù e anche allenatore della Primavera al fianco di Ivan Juric nel 2010/2011. L’esperto tecnico, classe 1944, conosce come pochi Pietro Pellegri, molto vicino all’approdo in granata (QUI LA SUA SCHEDA). Corradi ha visto crescere proprio nel Grifone la stella dell’attaccante classe 2001 e in esclusiva su Toro News ci racconta il “suo” Pellegri.

Buongiorno signor Sidio, come può descrivere il suo “figlioccio” calcistico Pietro Pellegri?

“Pietro ha grandi doti fisiche ed è diventato molto più tecnico nel corso degli anni. È un ragazzo esuberante. Gli incidenti l’hanno ostacolato e non ha potuto giocare con grande costanza. Personalmente ho avuto sempre fiducia in lui. Forse è arrivato alla ribalta della Serie A troppo presto. Inoltre, gli infortuni hanno minato la sua carriera. Al Milan ha giocato pochissimo. Credo proprio che Pietro abbia bisogno di un allenatore come Ivan Juric e di una squadra come il Torino. Juric sa coltivare molto bene i giovani. Ho avuto il piacere di allenare insieme a Juric la Primavera del Genoa. È secondo me l’unico profilo in grado di rilanciare un talento come Pellegri”.

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Pellegri ha bisogno di essere al centro del gioco all’interno di una squadra?

“Sì, Pietro ama essere coinvolto. Si è smarrito perché ha giocato da giovanissimo ai massimi livelli e pensava di avere il mondo del calcio tra le mani. Purtroppo non basta esordire e non si è mai arrivati nello sport. Ai miei bambini e ragazzi del settore giovanile del Genoa racconto sempre una cosa. Noi ci alleniamo di fronte a un grattacielo a Multedo e dico sempre ai miei giocatori che la Serie A si trova in cima; per arrivare in vetta servono le ventose alle mani e ai piedi. Sono tanti piani da scalare, ci vogliono sacrificio e tempo. Non basta, però, arrivare in cima e sedersi sul cornicione a osservare gli altri nella scalata. È un attimo cadere dal cornicione e ritornare ai piedi del grattacielo. La morale è la seguente: non basta raggiungere la vetta, bisogna fare uno step in più perché salire è complicato, scendere è facilissimo. Bisogna sempre mantenere la fame e la dedizione. Pellegri ha forse smarrito qualche sensazione che aveva dentro”.

A Torino Pietro ritrova suo padre Marco, dal luglio scorso team manager granata. Un bene?

“Io sono amico di Marco e della sua famiglia. Marco è stato un mio dirigente nella Primavera del Genoa. Pietro, ritrovando il padre, avrà al fianco una figura di riferimento di primo piano. Credo che Marco trasmetterà tanta fiducia e forza al figlio. Un consiglio a Marco, però: dovrà essere severo e dovrà spronare suo figlio. Pietro, alcune volte, si appaga delle piccole cose. Invece, Pietro a 21 anni deve avere un solo pensiero, ovvero diventare un grande centravanti. Ha tutte le potenzialità per esserlo. Stimo Pietro e ho grande fiducia in lui. Mi ha regalato recentemente una maglietta del Monaco ed è stato uno dei riconoscimenti più importanti della mia carriera”.

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Perché Juric potrebbe far svoltare Pietro Pellegri?

“Lavorando con Juric, ho potuto apprezzarlo per le sue qualità. In Primavera l’ho dovuto fermare in alcune circostanze perché era molto duro. Questo suo carattere, però, non può che fare bene a un giocatore in cerca di riscatto come Pietro. Non c’è allenatore migliore di colui che ti dà il bastone e la carota perché ti aiuta ad abbassare la cresta, se si è alzata un po’ troppo nel corso del tempo. L'epoca è diversa rispetto a quando giocavo io: a Bologna, ad esempio, a Bulgarelli negli spogliatoi davo del lei, sebbene avessi già vinto uno scudetto a Firenze. Oggi i ragazzi sono più sgamati, ma rischiano di perdere l’umiltà. Questo è l’appunto che faccio a Pietro: pensava di essere arrivato dopo l’ingaggio del Monaco”.

Può adattarsi al meglio al 3-4-2-1 di Juric?

“Ho seguito Pietro e mi è spiaciuto non aver visto il suo definitivo salto di qualità. Il modulo di Juric lo può esaltare. Pellegri, lo ripeto, è il classico centravanti: forte di fisico e cresciuto tecnicamente. Una volta avrebbe giocato esclusivamente in mezzo all’area di rigore. Un giocatore alla Pruzzo, che non si spostava mai sulle corsie laterali ma era sempre presente nel cuore dell’area. Pietro deve avere fiducia in sé e Juric potrà trasmettergliela. Non si fa sport soltanto con gli arti, ma soprattutto con la testa. Juric dovrà far capire che il Torino rappresenta per Juric un trampolino di lancio. Pietro ha bisogno di giocare con regolarità”.

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