mondo granata

Decameron granata, ecco la raccolta definitiva: un grazie ai nostri lettori

Marco De Rito

 REGGIO NELL'EMILIA, ITALY - JANUARY 08: Fans of Torino during the Serie A match between US Sassuolo and FC Torino at Mapei Stadium - Citta' del Tricolore on January 8, 2017 in Reggio nell'Emilia, Italy. (Photo by Maurizio Lagana/Getty Images)

Ne ho fatte soltanto due di trasferte, la prima era una partita di Coppa Italia a Milano contro il Milan, credo fosse il 1967, allenatore Cadè se ricordo bene.

A San Siro non c’era molta gente ed io nel secondo anello ero abbastanza libero da… Vicini scomodi. L’unico che rompeva un po’ le palle era un tizio che continuava ad urlarmi nelle orecchie “Pierino cosa fai, gol gol gol”. Beh, dato che ero a casa sua non potevo proprio dirgli niente e poi ero in inferiorità numerica…

Nel primo tempo circa a metà segna proprio Prati. Maledizione, il tizio di prima aumenta il volume anche se non ce n’era proprio bisogno! La partita, non entusiasmante in verità, si trascina abbastanza stancamente fino all’89′ quando Facchin(!!!) segna il pareggio. Ero solo, esultanza mia abbastanza contenuta come potete immaginare.

Roba da non credere, con i milanisti che imprecavano dicendo che una partita così bisognava vincerla almeno tre a zero. Per la cronaca il Toro quell’anno proprio in virtù di quel pareggio in extremis vinse la Coppa Italia. In pratica ho assistito al primo trionfo del dopo Superga. In fondo eravamo abbastanza forti anche se nessuno ci prendeva in gran considerazione.

Renato

Essere tifosi del Toro e abitare mille chilometri lontano da Torino non è facile. Veramente, non è facile tifare Toro a prescindere da tutto… Dicevo: non è facile tifare Granata e abitare in un paesino della provincia di Taranto, in Puglia, dove tutti tifano Inter, Milan e La Squadra Che Non si Può Nominare.

Nella mia famiglia si tifa, e si continua a tifare, Toro dal 1949 quando un cantastorie arrivò in quel paesino del Sud Italia, Monteiasi, e fece innamorare mio padre di loro, gli Invincibili.

Va da sé che non potevo esimermi dall’abbracciare i colori granata una volta che ho cominciato a seguire il calcio. Ma mi mancava una cosa: vedere il Torino dal vivo.

L’occasione si presenta l’1 settembre 1976, seconda giornata del girone eliminatorio di Coppa Italia: il Torino fa visita al Taranto. È una giornata torrida, si gioca alle 17,00. Alle 14,00 lo stadio è già stracolmo all’inverosimile. Il vecchio stadio della Salinella, fatto di tavole e tubi Innocenti, sembra vacillare sotto il peso di tante persone.

Prima della partenza per lo stadio, un mio amico mi dice: “Ma tu tifi più per il Taranto o per il Torino?” Non ho saputo rispondere. Tifavo per il Toro, ma anche per la squadra della mia città. Negli anni Settanta mi sono perso pochissime partite casalinghe del Taranto.

La risposta alla domanda del mio amico l’ha data il campo: al 7′ del secondo tempo Puliciclone mette le ali incorna e batte il portiere del Taranto, Trentini. Lo stadio ammutolisce e si sente solo l’urlo di gioia di un ragazzino undicenne. Il mio urlo… Dopo quattro minuti pareggia Gori. Lo stadio torna a essere una bolgia e io ammutolisco fino alle lacrime. Ecco la risposta alla domanda del mio amico: IO TIFO TORO, tutto il resto è contorno.

Giuseppe Monteleone

Era il 13 marzo 1977

Per la prima volta nella mia vita avrei visto il Toro a Milano con l’Inter

Era il Toro dello scudetto nella stagione successiva al trionfo, quella che noi granata chiamiamo il campionato dei 50 punti ahimè non sufficienti per portare a casa il tricolore vinto dai gobbi all’ ultima partita con 51 punti.

Per la cronca la terza classificata, la Fiorentina era a 15 punti di distacco.

San Siro per me adolescente rappresentava un entità suprema, non era solo la “Scala del calcio”. Era il calcio

E l’Inter rappresentava la forza italiana in Europa. Poi quel nome, Mazzola, era evocativo di fasti del passato vivi solo nei ricordi di mio padre e di mio nonno.

Ricordo partimmo alla mattina con un mio compagno di scuola con cui condividevamo la fede e la squadra di calcio in cui cercavamo di emulare i nostri beniamini. La 128 mitica guidata dal padre e dallo zio del mio amico Paolo ci portò in poco più di un ora allo stadio.

Entrando tutto il fascino silenzioso di un San Siro ancora vuoto mi colpì. Le scalinate cosi ripide sembravano proiettarci sul terreno di gioco. La vicinanza del campo non ridotta dalla pista d’ atletica come al comunale di Torino (oggi Olimpico Grande Torino) faceva sì che i giocatori sembrassero accanto a noi.

La partita fu molto bloccata, ma il toro portò a casa una vittoria con autogol di Bini. Gli attacchi continui ma sterili dei padroni di casa nulla poterono contro quella squadra architettata e diretta dal grande Gigi Radice.

Il ritorno a casa portò con sè la gioia della vittoria e la soddisfazione di aver visto il più bello stadio d’Italia dove il rispetto dei milanesi per i nostri colori era veritiero e d’altri tempi…

Riccardo Bussone

Era il gennaio 1967.

Stavo facendo il servizio di prima nomina come sottotenente AUC presso la caserma Babini di Bellinzago novarese. Era poco più di un mese che eravamo tornati da Firenze, dove, con la mia Compagnia del Genio Pionieri comandata dal Capitano Giacomo Cellerino, avevamo dato il nostro contributo per liberare la Città del Giglio dal fango dell’alluvione del novembre del ’66.

Un sabato mattina, il tenente Lopreiato mi propose di andare, il giorno seguente, a Brescia, a vedere il Toro, dato che sapeva che ne ero grande tifoso.

Partimmo il mattino seguente con due Genieri di Brescia, per poter, dopo la partita, far salutare loro un attimo le famiglie.

Alle 14,30, in uno stadio Rigamonti gremito da venticinquemila spettatori, il via a Brescia-Torino.

In porta avevamo il grande Lido Vieri; terzini Poletti e Fossati; in mediana Bolchi Cereser e Puia; in attacco Meroni Ferrini Combin Moschino Simoni. Buona squadra, gente tosta. Mi sono limitato a dare del grande a Lido, ma lo meriterebbero tutti.

La partita era un susseguirsi di azioni del Brescia che comunque non creavano grossi problemi alla nostra difesa.

Nell’intervallo, sullo 0-0, parlai con due tifosi del Brescia davanti a me, raccontando loro e loro a me, delle vicissitudini delle nostre squadre che alternavano buone prestazioni ad altre meno buone. Il colloquio fu cordiale e questo fu importante per quello che successe dopo.

E sì, perché, nonostante i continui sforzi delle rondinelle, il Toro non mollava, ed anzi, all’86° Combin ricevette una palla al limite destro dell’area, fatti due passi, fece partire una sberla di sinistro che lasciò di stucco il loro portiere, infilando l’angolino basso!

Vi lascio immaginare la mia gioia. Ma al mio “Gol, Gol!!!”, in uno stadio ammutolito, un “signore” da alcune file sotto, facendosi largo a grandi sbracciate, col viso paonazzo, mi si avvicinava minaccioso, urlandomi tutti gli insulti che poteva. Per fortuna i due bresciani con cui avevo parlato nell’intervallo, lo bloccarono dicendogli che non avevo insultato nessuno, ma solo gridato “Gol”.

Allora (avevo vent’anni, ed il sangue mi stava ribollendo), visto che continuava ad insultarmi, cercai di rispondere, almeno verbalmente. In quel momento mi arrivò uno scalpellotto in testa. Mi voltai, e l’autore del gesto mi disse: “E stai zitto, se non di qui non esci!”.

Quella è stata l’unica volta nella mia vita in cui ho sperato, per qualche minuto, che il Toro prendesse un gol, per la mia incolumità.

Per fortuna non successe; A poco a poco, dopo il fischio finale, la gente defluì dalle gradinate ed io tirai un sospiro di sollievo! Il Toro, con mio gaudio, aveva vinto in un campo difficile.

Però dissi ai miei tre amici: “Vi ringrazio perché mi avete aiutato molto…”, ma in fondo ormai non mi importava più. L’importante che il Toro avesse vinto, grazie al grande Nestor, ma anche a tutti gli altri, da Ferrini a Poletti ed a Meroni.

Luciano Toso, classe 1945

Sempre Forza Toro

La data è storica per noi granata, il primo APRILE ’92 andata della semifinale Uefa, stadio Santiago Bernabeu di Madrid contro il mitico REAL!

È deciso si parte la sera prima, siamo in 5: Albi, il Gis, il Frink, B. e Luca con la prisma metallizzata di B.

L’euforia è alle stelle, tanto che sbagliamo strada e ci ritroviamo sui tornanti innevati del col di Tenda, mentre via Monginevro sarebbe stata più corta,, sono alla guida io e un po’ l’auto slitta sulla patina nevosa ma a noi pare di volare verso la storia, siamo giovani leggeri ed elettrizzati…

Il mattino dopo tappa alla JONQUERA, confine franco/ispanico per il desayuno, primo assaggio dal ‘SABOR del ESPANA’ ole’!

Dopo 1400 km e rotti di strada, verso le 17 arriviamo nei dintorni del monumentale impianto madrileno, si parcheggia e ci si avvia verso lo stadio; siamo una marea GRANATA, si vocifera di quasi 5000 anime, tutte con gli occhi sbarrati e il cuore gonfio!

Con noi anche i cori dei ‘colchoneros’ i tifosi del Atletico storici rivali cittadini ad accompagnarci nel tragitto.

Nei pressi dello stadio ci ritroviamo con Fede, che un destino beffardo ci ha portato via 2 anni e mezzo fa e la ragazza del Frink che sono arrivati via aerea e così la combriccola, salita a 7 unità inizia a salire sulle rampe che portano ala settore ospiti.

Mentre saliamo scoppiano alcuni tafferugli con gli addetti al servizio d’ordine perché invece che al secondo anello, come da biglietto, che in realtà è un largo corridoio di passaggio, trattamento vergognoso!

Tant’è, l’elettricità nell’aria è al massimo partono i cori per incitare i nostri beniamini ‘Luca Luca Luca’ è il primo per il nostro portierone che si piazza sotto di noi, ma intanto la partita è iniziata e nella bolgia generale il primo tempo scivola via…

Poi al 59′ un lampo accende la notte madrilena, ‘RAMBO’ Policano, quasi dalla bandierina, fa partire una rasoiata delle sue all’altezza del primo palo, Buyo respinge corto e sul pallone si avventa come un falco Valterone Casagrande detto ‘CASAO’ e la butta dentro proprio sotto il nostro settore!

È l’apoteosi il TORO è in vantaggio a Madrid contro il Real neanche nei sogni da bambino potevi immaginarlo!

Il Frink si arrampica sulla grata alta 3 metri che ci divide dal secondo anello e ci vorrà un po’ per tirarlo giù!

Altri cori contro Hagi che con un entrataccia rischia di rompere una gamba a capitan CRAVERO!

Poi il Real rimontera’ e vincerà la partita, ma poco importa, veniamo via dallo stadio ugualmente euforici e fiduciosi nel ritorno, che infatti avremmo poi vinto raggiungendo la nostra prima storica finale europea!

Anche se ci sono altri 1400 km e rotti da rifare (sigh!) un po’ più stanchi e abbacchiati dell’andata, ma ugualmente orgogliosi di essere del TORO!

Alberto Pereno ‘Granata70’

Liverpool due anni fa.  Anche se si trattava solo di un amichevole è stato fantastico vivere Anfield. Ricordo quanto è stato bello bere birra con i tifosi inglesi e ricevere i loro applausi per il nostro tifo durante tutto l’incontro.

Maurizio Ferrarotti

Gennaio 1984 avevo 13 anni, ho convinto mio padre tifoso romanista a portarmi a Firenze a vedere Fiorentina-Toro, in quel momento eravamo noi secondi e loro terzi. Per me un’emozione grandissima anche perché essendo entrati due ore prima della partita eravamo in curva proprio in mezzo agli ultras. Per la cronaca partita finita 4 a 1 per loro sotto un diluvio pazzesco!

Davide Pedretti

Indimenticabile Bilbao… Emozioni a non finire. Una delle cose più belle che non dimenticherò mai, oltre alla vittoria, i tifosi avversari che ci aspettavano fuori dallo stadio per andare tutti insieme a festeggiare nei vari locali ….grandiosi!

Mariangela Becchio Verroia

Mi chiamo Davide, classe 1975.

Premetto che io sono un tifoso della Cremonese, quindi il racconto adesso arriva dalla tifoseria avversaria, mentre il prossimo sarà dalla tribuna numerata.

Era il 15 settembre 1991, all’epoca noi tifosi della Cremonese eravamo abituati ad un costante ascensore (promozione in A e prontamente a fine stagione si tornava in serie B). Ogni domenica sugli spalti dello stadio Giovanni Zini di Cremona c’era sempre entusiasmo, a prescindere dell’avversario ospite. La domenica precedente avevamo assistito ad uno zero a zero fermando il Napoli di Maradona che arrivava a casa nostra con lo scudetto cucito sul petto. Ora toccava al Torino solcare il campo di Cremona in un bellissimo pomeriggio sole. Ad allenarlo era Emiliano Mondonico, miglior marcatore grigiorosso di tutti i tempi ed allenatore artefice della nostra storica promozione del 1984. Il nostro allenatore era Gustavo Giagnoni, che due decenni prima aveva guidato i granata. Sugli spalti si percepiva rivalità ma anche rispetto misto ad amicizia: la ragione era che la Cremonese è sempre stata acerrima nemica del Piacenza; il Piacenza era gemellata con la Juventus ed ecco che il cerchio si chiude. Ognuno incitava la propria squadra senza minimamente inveire gli avversari. Le squadre si danno battaglia ma a vincere è decisamente il fair Play, sia in campo come anche sugli spalti. Il Torino vince sulla resistenza, sono nel quarto d’ora conclusivo le due reti che regalano la Vittoria al Torino. Finisce con lunghi applausi, per i nostri che han tenuto testa ma pure per gli avversari, EMILIANO SOTTO LA CURVA reclamiamo noi dalla curva Sud, e puntualmente ecco il saluto del tecnico di Rivolta d’Adda, e Gustavo Giagnoni saluta gli ospiti da metà campo dopo aver dato la mano a Ceccarini che ha diretto egregiamente l’incontro. Ora noi grigiorossi ed i granata siamo ancora accomunati. Da cosa? Dalla nostalgia. Viviamo di ricordi. Noi non siamo in serie A da quasi un quarto di secolo, mentre i granata videro l’ultimo trionfo in coppa Italia nel 1993, allenati dal “nostro” Emiliano Mondonico. Spero per ambedue le tifoserie che presto non vivano ricordando, ma festeggiando.

Davide di Cremona.

Mi ricordo tante trasferte, molte indimenticabili. Ma voglio parlare dell’ultima a Roma. Nella Capitale abbiamo vinto noi 2-0 con un Gallo Belotti strepitoso. Nel settore ospiti eravamo meno di 200.

Davide Pedretti

La mia trasferta indimenticabile è quella di Madrid! Andai con mio papa in camper…. ero in estasi!

Ricordo molto bene anche la trasferta di Reggio Emilia del 1998, ero di fianco a Gaucci. Il Perugia centrò la promozione a discapito nostro, un ricordo drammatico. Nonostante le diverse delusioni come la mancata promozione del 1998, resta sempre la consapevolezza che io amerò sempre il Toro contro tutto e tutti.

Jvan Gastaldi

Helsinki – Torino, praticamente il primo appuntamento con una ragazza conosciuta in discoteca a Barcellona. Ora abbiamo una bambina di un anno e mezzo. Un altro bel ricordo è stata la trasferta di Liverpool con lei che aveva il pancione. Ah dimenticavo, a lei il calcio non interessa. 

Rossi Stefano

La mia trasferta recente più entusiasmante è stata Samp-Toro 1-4 dei primi di Novembre dello scorso campionato quando il Toro di Mazzarri ha giocato la miglior partita in assoluto della gestione del livornese, non solo considerando le partite in trasferta.

Grazie a mio cugino genovese avevo un biglietto nei distinti del Luigi Ferraris ed ero abbastanza in mezzo ai tifosi”ciclisti”, che erano sicuri di farci il mazzo.

Vederli poi increduli ai gol di Belotti(2) Yago e Izzo e al Toro che aveva stradominato la partita sia sulle fasce con Lollo e Aina imprendibili sia a centrocampo con numeri da circo di Meitè, è stato impagabile, cosi come è stato impagabile sentirli imprecare in dialetto genovese stretto, con frasi condite dall’immancabile “belin !”.

Può essere che il gioco di Mazzarri si adatti molto bene al rombo di Gianpaolo, ma quello fu veramente un match in trasferta entusiasmante, il migliore degli ultimi dieci anni almeno, perchè vincemmo dominando.

Giorgio Sales da Volvera

Tutte le trasferte sono belle e tutte le volte uniche! Per me dovendo arrivare da Firenze ogni domenica è trasferta! Momenti con amici, momenti di vita insieme, in macchina, in treno, in pullman, in aereo, tante volte in condizioni assurde, ma un mondo tutto nostro che solo noi possiamo capire. Trovarne una è difficile e quelle elencate sono tutte favolose, ma non riesco a trovarne una in particolare, solo voglia di continuare nonostante non sia più come prima per colpa di un momento storico del mondo del tifo molto buio.

Alessandro Bartolini

La mia trasferta indimenticabile è quella a Lisbona. Si trattava della gara tra Benfica e Torino, partita dell’Eusebio Cup in cui ho provato emozioni uniche. Voglio precisare che secondo me tutte le trasferte a parer mio sono uniche. 

Sabrina Leone

Era il 15 maggio 1997.  A Castel di Sangro ci fu un’invasione granata. Si trattava della 34^ giornata di Serie B, il Toro si giocava la promozione in Serie A poi “Spadino” ci infilzò è il sogno di tornare in Serie A sfumò. Il match si concluse con una vittoria dei padroni di casa grazie all’autorete di Moreno Longo e il gol di Guido Di Fabio, per noi segnò solo Alessio Scarchilli. 

Spartaco Bosioli

17 settembre 1986, prima trasferta all’estero a Nantes.

Partenza a mezzanotte da via Filadelfia con il Torino Club Superga, il viaggio passa tra “lotterie granata”, film a circuito chiuso e previsioni sulla partita per lo più pessimistiche. Era il Toro di Junior, Dossena, Cravero e del nuovo arrivato Kieft. Arrivati a Nantes prima lezione: quando si va all’estero non bisogna mangiare all’italiana, uno di noi ha insistito per avere la pasta con il ragù (nel nostro francese maccheronico carne avec la vianda) e ci hanno servito della pasta scotta in bianco con sopra una fetta di carne. Poi allo stadio La Beaujoire (da noi ribatezzato l’abat jour) dove ai cori francesi “Allez les verts” rispondiamo con “Allez les rouges”. La partita è un’apoteosi, a fine primo tempo il Nantes rimane in 10 e nel secondo Comi, Beruatto e due volte Kieft ci portano sul 4-0. E’ forse l’unica volta che con il Toro in vantaggio mi è spiaciuto che l’arbitro abbia fischiato la fine. Poi ci saranno le trasferte di Gyoer con il grave infortunio a Kieft, di Beveren con il gol di Dossena sbucato dalla nebbia ed infine di Innsbruck con le nefandezze dell’arbitro Fredriksson.

Giancarlo Manassero

Voglio raccontare quello che sarebbe la mia prima trasferta che poi la mia prima “trasferta” non era . Mi spiego , era gennaio 1976 , avevo 7 anni , feste di natale , vivendo alla epoca in Liguria come tutti gli anni si va in Valle d Aosta per le feste a trovare i nonni .La domenica mattina mi sveglia mio papà e mi dice andiamo a vedere il TORO ho preso i biglietti , immaginatevi cosa era questa notizia per un bambino cresciuto con i racconti dei nonni e degli zii ( rigorosamente granata ) cosa voleva dire!!! Arriviamo a Torino ci fermiamo ad una bancarella e mio padre mi compra una sciarpa del TORO , del TORO lo capite , la partita era Torino -Lazio , entro al comunale stringendo le manone di mio papà , entrato rimango folgorato dal verde del campo (a casa avevamo la TV in bianconero) ed i canti e rumori della maratona con quegli striscioni di un bellissimo colore granata , rimango nel mio sogno per tutta la partita , goal di testa di Graziani poi prima della fine del primo tempo gol di Pulici , quando giocavo nel cortile a calcio dicevo che ero loro , a turno , la partita finirà 2-1 per noi , ma quella ” trasferta ” mi ha fatto capire che il TORO aveva deciso che potevo tifare per lui . Da lì sono seguiti quasi trenta anni di abbonamenti, con molte trasferte, voglio ancora ringraziare papà per il più bel regalo di natale che ci sia.

Moro Massimiliano

Nantes- Torino 0 a 4. 20 ore ad andare nella città francese, più di 22 per tornare a casa, ma quella goduria per me è e rimarrà per sempre indimenticabile.

Ci ha scritto Bruno Gallino su Facebook, raccontandoci la sua trasferta più bella, quella alla quale è più legato.

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