Toro News
I migliori video scelti dal nostro canale

esclusiva

Castellini ricorda Sattolo: “Devo l’80% della mia carriera a lui”

Castellini ricorda Sattolo: “Devo l’80% della mia carriera a lui” - immagine 1
In esclusiva su Toro News il “Giaguaro” parla dell’ex compagno di squadra, definendolo come un fratello maggiore
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

“Per me è stato il fratello maggiore, il mio motivatore, il mio psicologo. In altri termini: è stato il mio tutto”: apre così il ricordo di Franco Sattolo il “Giaguaro” Luciano Castellini. Jerry Sattolo è scomparso ieri, martedì 18 aprile, all’età di 86 anni. Ha vestito la maglia del Torino dal 1966 al 1974, quando si ritirò. Comunque, rimase in seno all’ambiente granata, allenando per svariati anni il settore giovanile. Nei primi quattro anni granata Castellini ebbe proprio come punto di riferimento Sattolo. Il “Giaguaro”, infatti, fece il proprio arrivo sotto la Mole nella stagione 1970/1971 quando fu prelevato dal Monza e ci rimase, vincendo uno storico Scudetto, fino al campionato 1977/1978.

Quanto deve a Jerry signor Luciano? “Devo l’80% della mia carriera a lui”.

Perché eravate così legati? “Perché eravamo molto simili di carattere, eravamo poveri tutti e due. Provenivamo da famiglie modeste e quando parti da così in basso, se cogli un po’ di successo, riesci a tirare fuori tutto quello che hai dentro”.

Tanti anni assieme fino al 1974 quando Jerry si ritirò senza vivere lo Scudetto da giocatore. “Sì, comunque era dentro all’ambiente Torino nelle vesti di allenatore e anche per lui quello Scudetto fu una grande gioia. Ho continuato a sentirlo anche dopo quando sono andato al Napoli. Il nostro legame è rimasto saldo e forte. Al termine della mia carriera da calciatore, ho fatto sempre affidamento su di lui. Non ci siamo mai persi di vista”.

Qual è il più grande pregio di Jerry? “La semplicità senza tanti giri di parole. Non di sangue, ma eravamo davvero fratelli”.

Parlando dell’oggi, ha visto un Toro scarico contro la Salernitana? “Non riesco mai a parlare male delle squadre che ho frequentato. Se ci sono delle critiche da muovere non lo faccio volentieri. Il calcio e i giocatori sono cambiati tanto rispetto al passato. Evito di dare giudizi perché in tanti tendono ad offendersi facilmente”.

Posso già conoscere la risposta, ma le chiedo se è contento del prolungamento di Vanja Milinkovic-Savic? “Se lo fanno, vuol dire che come società sono soddisfatti. Non spetta a me dare un giudizio. Se il presidente mi chiedesse un giudizio, glielo darei soltanto a lui. È una buona risposta, no?” (ride).